Che sia d’estate o in primavera, in autunno o persino in inverno, il momento di partire per le vacanze è sempre tra i più attesi. Rilassarsi dai molti impegni lavorativi o famigliari è un diritto di tutti, ma non dobbiamo mai abbassare la guardia di fronte al rischio di perdere la nostra “ecocentricità”.
Il riferimento non è soltanto alla scelta della destinazione da raggiungere o dell’alloggio, che consiglio sempre di scegliere ecosostenibile e rispettoso del territorio. Quando si va in vacanza è sempre presente la tentazione di cedere al souvenir prezioso o raro, con il rischio però di rendersi complici di quelli che vengono definiti “crimini di natura”.
Crimini di natura, un fenomeno in crescita
Quando parliamo di crimini di natura i risvolti e le specie a rischio sono sempre troppi. A cominciare dai dati contenuti nello UNODC World WISE Database, secondo i quali nel periodo 2014-2018 le specie più trafficate sono state il palissandro, l’elefante e il pangolino, rispettivamente con il 31,7%, il 30,6 e 13,9.
Il palissandro è una pianta da cui viene ricavato un legno storicamente utilizzato nella fabbricazione delle chitarre. Da alcuni anni è stato dichiarato specie protetta e la sua commercializzazione è divenuta illegale. Questo sembra non avere fermato i trafficanti, come accaduto purtroppo anche per il pangolino. La confisca delle scaglie di quest’ultimo è aumentata di 10 volte nel periodo 2014-2018.
Secondo i dati uno tra i crimini più diffusi è la corruzione, che da sola rappresenta circa il 10% del costo finale alla vendita dell’avorio. Non da meno il riciclaggio di denaro. A questo si aggiunge il fatto che non sono soltanto gli animali a perdere la vita per i crimini di natura. Ogni anno un ranger ogni sette viene ferito gravemente durante lo svolgimento del servizio, mentre sono oltre mille quelli uccisi.
Quali sono le specie più a rischio?
Secondo i rapporti forniti dal WWF una delle specie più a rischio per quanto riguarda i crimini di natura è lo storione, di cui vengono vendute sia le carni che le uova. È stato venduto illegalmente circa il 19% di quanto prodotto nei quattro maggiori paesi esportatori (Bulgaria, Romania, Serbia e Ucraina).
Tra le specie a maggiore rischio crimini di natura figura anche l’anguilla, vittima della pesca di frodo. Il numero degli esemplari si è ridotto drasticamente negli ultimi 30 anni: il bilancio è di -90%, secondo il WWF soprattutto a causa delle richieste provenienti dal mercato asiatico. Domanda che ha causato l’inserimento dell’anguilla nella Lista Rossa della IUCN come “specie a rischio critico di estinzione”.
A causa del traffico illegale di avorio risultano tra le specie più a rischio anche gli elefanti. Circa 20mila esemplari ogni anno vengono uccisi per alimentare questo ignobile mercato illegale. Stessa sorte tocca anche ai rinoceronti, il cui corno è venduto a caro prezzo al mercato nero (circa 95mila dollari al kg).
Nonostante in natura siano rimaste poco più di 3mila tigri, i crimini di natura le vedono tristemente protagoniste. Medicine tradizionali, pellicce e persino trofei sono i “prodotti” messi in circolo illegalmente. Secondo il WWF l’Italia e la Francia da sole rappresentano il 50% del mercato europeo.
Infine il pangolino, sempre più a rischio per via del traffico illegale delle sue carni. In Africa e Asia viene utilizzato all’interno delle medicine tradizionali, mentre Cina e Vietnam (il maggiore importatore mondiale) acquistano soprattutto le sue scaglie. Soltanto tra il 2000 e il 2019 sono stati uccisi per questi scopi poco mano di 900mila pangolini.
Crimini di natura in vacanza, cosa fare e cosa evitare
Come comportarci quando partiamo per le vacanze? Cosa fare e cosa evitare per non renderci complici dei crimini di natura? Può sembrare scontato, ma sempre meglio ripetere: non acquistare animali esotici o prodotti derivati come statuette o corni d’avorio, pelli e altri oggetti simili. Oltre a contribuire alla caccia di frodo di specie protette si rischieranno procedimenti penali sia nei paesi in cui si trascorrono le vacanze che al rientro in Italia. Attenzione anche a piante e prodotti d’origine vegetale, in quanto esiste una rigida regolamentazione anche in quel settore.
Non solo, guardarsi bene anche da chi promette foto “avventurose” con animali protetti o selvatici in stato di semi-cattività. È pratica illegale oltre che crudele, che comporta in diversi casi l’allontanamento del cucciolo dalla madre o addirittura l’uccisione di quest’ultima.
La tentazione del souvenir “gratis” è sempre dietro l’angolo, ma è molto più eco-friendly lasciare ogni cosa al suo posto. Parlo in questo caso di sabbia, corallo, conchiglie, piante e fiori, che non dovrebbero mai essere rimossi dall’ecosistema in cui si trovano.
Se proprio si deve portare a casa un souvenir del viaggio accertarsi che sia presente uno dei certificati che ne attestano la sostenibilità. Due esempi sono i marchi FSC (Forest Stewardship Council) e MAC (Marine Aquarium Council).
Chiudiamo con qualche consiglio sull’alimentazione. In alcuni paesi sono comunemente serviti come piatti tradizionali degli animali in via d’estinzione. Informarsi prima di partire sulle tradizioni a tavola della destinazione scelta.
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