Punto di vista

Torna l’ora legale: tutti i vantaggi per l’ambiente e per l’Italia


Tessa Gelisio, ora legale

Torna l’ora legale: nella notte tra il 25 e il 26 marzo sposteremo le lancette dell’orologio avanti di 60 minuti, recuperando così un’ora di illuminazione alla sera. Un gesto tanto semplice che ci permette però di ottenere grandi vantaggi in termini ambientali, con una riduzione sensibile dei consumi energetici. E, non a caso, negli ultimi anni la discussione sul cambio dell’ora è molto accesa: con l’Europa che adesso permette ai singoli Stati membri se approfittare o meno dell’ora legale, il dibattito è esploso anche in Italia. Ma in un’ottica di tutela ambientale e ottimizzazione proprio dei consumi, quale soluzione è migliore tra l’ora solare e l’ora legale? Quali sono i vantaggi?

Avevo già parlato lo scorso ottobre, sempre qui su Ecocentrica, delle questioni ancora aperte sul cambio dell’ora. Questo perché, come rivelato da una recente petizione della SIMA (Società Italiana di Medicina Ambientale) e di Consumerismo No Profit, la scelta ottimale per l’ambiente sarebbe quella di mantenere l’ora legale per tutto l’anno. Ma a che punto siamo, come si sta muovendo la politica su questo fronte?

Ora legale e ora solare: una confusione che non aiuta

Ora legale e ora solare

Prima di addentrarci nell’analizzare i vantaggi dell’ora legale, e le questioni politiche ancora irrisolte, è necessario fare un passo indietro. Sì, perché quando si apre il dibattito su possibili modifiche al cambio dell’ora la confusione regna sovrana. E non solo nell’opinione pubblica, ma anche e soprattutto tra politici e opinionisti che, magari ospiti di qualche salotto televisivo, riferiscono inesattezze, se non vere e proprie bufale.

Si sarà ad esempio notato come, quando si discute della possibilità di tornare a un orario unico per tutto l’anno, vi siano molti politici che richiedono a gran voce l’ora solare come definitiva, perché “quella naturale”. E, a forza di ripetere senza soluzione di continuità questa fake news, anche l’opinione pubblica si è convinta che quella solare sia “l’ora della natura.
Così come avevo già specificato lo scorso ottobre, vale la pena sottolineare nuovamente come la misura del tempo sia una convenzione umana, tale da non avere nessuna conseguenza sui ritmi naturali. Non a caso, quella che viene definita “solare” non è altro che la cosiddetta “ora civile convenzionale”, ovvero quella assegnata al fuso di riferimento delle singole nazioni.

In altre parole, l’alba e il tramonto continueranno ad avvenire secondo la rotazione terrestre e la sua rivoluzione attorno al Sole, indipendentemente dall’orario con cui abbiamo deciso di identificare questi momenti. È quindi del tutto indifferente, per le attività della flora e della fauna, la scelta dell’uomo di assegnare in modo arbitrario un nome a uno specifico momento della giornata. Di conseguenza, continuare ad affermare che l’ora solare possa in qualche modo agevolare la natura non ha alcun fondamento. Genera solo confusione nell’opinione pubblica, la stessa che – si spera prima che poi – potrebbe essere chiamata a esprimersi sulla questione, ad esempio con un quesito referendario.

I vantaggi dell’ora legale per l’ambiente

Ora legale, consumi elettricità

Grazie all’ora legale, nel corso del 2022 si sono consumati 420 milioni di kWh di energia in meno, pari al consumo annuale di 150.000 famiglie di medie dimensioni. Di primo acchito può sembrare poco, su una popolazione totale di 60 milioni di persone. Eppure, questo risparmio si traduce non solo in una spesa energetica ridotta di 190 milioni di euro, ma anche e soprattutto in minori emissioni: si è evitata la produzione di circa 200.000 tonnellate di CO2. A riferirlo è Terna, nel sottolineare anche come l’adozione dell’ora legale dal 2004 al 2002 ha permesso di risparmiare ben 10.9 miliardi di kWh, pari a più di 2 miliardi di euro.

Da questo breve resoconto, appaiono già evidenti i vantaggi dell’ora legale in termini ambientali:

  • Consumare meno energia significa inquinare meno, soprattutto in un Paese come l’Italia dove il mix energetico è ancora largamente ad appannaggio dei combustibili fossili – il gas in particolare – e quindi ad alte emissioni;
  • Consumare meno significa anche risparmiare denaro. E non solo per le famiglie, un fatto da non sottovalutare in un periodo di crisi energetica, ma anche per Stato e le realtà imprenditoriali: il risparmio si potrebbe tradurre in azioni positive per l’ambiente, come ad esempio una capacità più elevata di investimento per lo sviluppo delle fonti rinnovabili e molto altro ancora.

Perché per l’Italia oggi è vantaggiosa l’ora legale sempre?

Contatore energia

L’orientamento della Commissione Europea, che prevede di garantire a ogni Stato membro europeo la possibilità di scegliere in autonomia se mantenere o abolire il cambio dell’ora, è tutto fuorché casuale. Per alcuni Paesi, come l’Italia e le altre nazioni del centro Europa, mantenere la suddivisione oppure optare per l’ora legale perenne può avere degli innegabili vantaggi. Nel Nord Europa, come ad esempio per i Paesi scandinavi, il risparmio sarebbe invece abbastanza irrisorio, considerando come le ore di illuminazione giornaliere siano comunque esigue durante tutto il corso dell’anno. 

Lo Stivale, come già accennato, potrebbe trarre grandi vantaggi dalla scelta di rendere perpetua l’ora legale. Quando venne standardizzato il cambio dell’ora negli anni ‘60, la necessità era quella di garantire una massima illuminazione di primo mattino, per aiutare a ridurre i consumi della produzione industriale. 50 anni dopo le condizioni sono però cambiate, poiché da oltre un decennio i massimi consumi di energia in Italia si registrano di sera, indipendentemente dal periodo dell’anno, a fronte di una produzione industriale invece estesa sulle 24 ore. Poter approfittare di un’ora di illuminazione naturale in più alla sera, anche nei mesi in cui attualmente vige l’ora solare, potrebbe portare a un forte incremento nel risparmio di kWh ed emissioni di CO2 rispetto all’alternanza semestrale.

Abolizione del cambio dell’ora, a che punto siamo?

Cambio dell'ora

Ormai se ne discute da oltre un triennio, ma sulla possibile abolizione del cambio dell’ora non sembrano essere stati fatti grandi passi in avanti. Innanzitutto, vi sono delle questioni che devono essere definite a livello europeo:

  • la Commissione Europea suggerisce di garantire agli Stati membri la possibilità di scegliere autonomamente se proseguire o meno con il cambio dell’ora, scegliendo sempre in autonomia se optare per l’ora solare o quella legale come unico orario annuale;
  • il Parlamento Europeo vorrebbe invece una certa unità fra i vari Paesi europei, sia per questioni squisitamente logistiche che economiche. Si vorrebbe infatti mantenere lo stesso orario almeno per le nazioni che si trovano sul medesimo meridiano, per evitare confusioni sul fuso orario. Di conseguenza, il desiderio è che le nazioni appartenenti allo stesso fuso – ad esempio Italia, Francia, Germania, Spagna e via dicendo – si accordino per tenere una linea unitaria.

In un primo momento, l’abolizione a livello europeo del cambio dell’ora era prevista per il 2021, quando le singole nazioni avrebbero dovuto scegliere in autonomia. A causa della pandemia da coronavirus, tuttavia, nessun Paese ha intrapreso questa strada: tutti gli Stati membri stanno infatti ancora adottando il cambio dell’ora.

Nel frattempo, in Italia non si sono fatti grandi passi in avanti. La questione sembra essere uscita dalle agende politiche dei principali partiti, se non per tornare come semplici proclami pochi giorni prima del cambio di marzo e di ottobre. A lungo si è parlato di una possibile proposta referendaria che, tuttavia, non si è mai concretizzata. La speranza è che, quando il momento della scelta diverrà inevitabile, si opti per l’ora legale perenne: quella che davve

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