Punto di vista

Auto a idrogeno: ci sarà davvero un futuro?


Tessa Gelisio, auto a idrogeno

Quante volte abbiamo sentito parlare dell’auto a idrogeno, come miracolosa soluzione per un futuro dei trasporti a bassissimo impatto ambientale? Eppure, per quanto qualche modello di vettura a idrogeno sia apparsa sul mercato, questa tecnologia stenta a prendere piede. Per quale ragione? E, soprattutto, l’idrogeno rappresenta davvero la soluzione per il futuro?

Purtroppo, per quanto in teoria l’idrogeno sia una validissima alternativi ai combustibili fossili, la sua implementazione non è semplice. E, in molti casi, nemmeno ecologica: cerchiamo, insieme, di capire perché.

Perché si parla tanto di auto a idrogeno

Auto a idrogeno, simbolo

Innanzitutto, perché si parla così diffusamente di auto a idrogeno, tanto che nell’immaginario comune sono considerate più auspicabili rispetto alle ben più comuni auto elettriche? La risposta è abbastanza semplice: sulla carta, questa tecnologia assicura enormi vantaggi.

Chiamate più propriamente FECV (Fuel Cell Electric Vehicles), le auto a idrogeno condividono molte caratteristiche proprio con le auto elettriche. In buona sostanza, anziché necessitare di un collegamento alla rete elettrica per caricare le batterie, sfruttano un serbatoio di idrogeno liquido che, tramite una particolare reazione chimica, rilascia energia. Quest’ultima può essere impiegata sia per le stesse batterie che per alimentare direttamente il motore.

In altre parole, tramite un complesso processo, l’idrogeno viene fatto reagire con l’ossigeno:

  • rilasciando energia;
  • producendo acqua pura come unico scarto.

I vantaggi di una simile configurazione sono di certo notevoli:

  • i tempi di rifornimento sono del tutto simili a quelli di un pieno di benzina o diesel, ovvero pochi minuti, contro le ore di attesa per la completa ricarica di un’auto elettrica, fatta eccezione per le colonnine di ricarica super-rapida, con le quali in circa 15-20 minuti si raggiunge l’80% di carica;
  • durante l’utilizzo, il veicolo è a bassissimo impatto ambientale, anche perché dal suo scarico vengono prodotte unicamente goccioline d’acqua.

Eppure, per quanto in teoria si tratti di una tecnologia vincente, nella pratica bisogna fare i conti con intoppi non da poco.

I problemi dell’implementazione dell’idrogeno

Purtroppo, quella dell’idrogeno rimane tutt’oggi una scommessa incerta. Vi sono infatti diversi problemi da superare, tanto che l’adozione massiccia di questa tecnologia non solo procede a rilento ma, forse, non sarà nemmeno possibile in tempi brevi.

Gli intoppi nella produzione dell’idrogeno

Auto a idrogeno, veicoli

Innanzitutto, spesso ci si dimentica che l’idrogeno è un semplice vettore energetico. Questo significa che, a differenza dei più comuni combustibili, non produce direttamente energia, bensì la può immagazzinare e rilasciare. Inoltre, è un elemento che non si può semplicemente raccogliere in natura, ma deve essere ricavato. Ciò comporta l’impiego di grandi quantitativi di energia:

  • per produrre idrogeno;
  • per sfruttarlo come vettore energetico.

La gran parte dell’idrogeno oggi prodotto viene ricavato dal gas naturale ma, come è facile intuire, si tratta di una fonte tutt’altro che sostenibile: le emissioni di CO2 e altri inquinanti dovute al gas sono elevatissime. Vi è poi l’idrogeno cosiddetto verde, che viene prodotto tramite elettrolisi dall’acqua, tuttavia:

  • il processo di produzione richiede enormi quantità di energia e, per questa ragione, è sostenibile solo avvalendosi di fonti energetiche al 100% rinnovabili;
  • si andrebbero a sprecare grandi quantitativi di acqua dolce, risorsa già oggi più che scarsa;
  • è impensabile produrre idrogeno desalinizzando l’acqua del mare perché, come già visto in un precedente articolo di Ecocentrica, questa tecnologia non è sostenibile. La desalinizzazione produce una salamoia dall’enorme impatto sugli ecosistemi e, fatto non meno importante, richiede dai 3 ai 6 kWh di energia per ogni metro cubo di acqua prodotta.

Gli intoppi nella distribuzione dell’idrogeno

Distribuzione dell'idrogeno

Se i problemi di produzione non fossero già sufficienti a evidenziare i limiti dell’idrogeno, si aggiungono anche quelli di distribuzione. Lo stoccaggio dell’idrogeno liquido o pressurizzato non è semplice, servono infatti attrezzature specifiche affinché possa avvenire in sicurezza. Ciò può comportare:

  • problemi di trasporto;
  • grandi costi per la predisposizione di impianti di rifornimento;
  • l’impossibilità di avviare sistemi self-service per il rifornimento, poiché deve essere presente personale qualificato.

Non è un caso che, al momento, sono davvero pochissime le stazioni di rifornimento a idrogeno a livello Europeo, all’incirca qualche decina.

Quale futuro per l’auto a idrogeno?

Futuro delle auto a idrogeno

Se è pur vero che l’universo tecnologico corre veloce, e quindi possibili miglioramenti nella produzione e nella distribuzione dell’idrogeno sicuramente in futuro arriveranno, le tempistiche potrebbero essere decisamente lunghe. Secondo uno studio IDTechEx riportato da Al Volante, la quota di auto a idrogeno circolanti nel 2044 sarà di meno del 4% sul parco auto totale, con un aumento del 20% unicamente per i camion e altre tipologie di trasporto pesante.

Ipotizzando che il fabbisogno mondiale di idrogeno venga soddisfatto unicamente con fonti rinnovabili tramite elettrolisi – scenario abbastanza utopico, considerando che la produzione tramite gas sia più semplice ed economica – ci troveremmo:

  • con un consumo di energia enormemente più alto rispetto alle auto elettriche. Se si considera tutta l’energia necessaria per produrre e ricaricare auto elettriche, si ha un rendimento del 75% rispetto all’energia di partenza. Con le auto a idrogeno, questa quota scende al 25%: in altre parole, è necessaria molta più energia per ottenere gli stessi risultati;
  • con costi più elevati di rifornimento rispetto a quelli di ricarica: un miglio in elettrico oggi costa negli Stati Uniti circa 0,04 dollari, contro i circa 0,30 dollari per l’idrogeno.

Senza innovazioni tecnologiche, non solo per le case automobilistiche ha più senso investire sull’elettrico, ma anche per gli automobilisti si tratta di una soluzione maggiormente vantaggiosa dal punto di vista economico.

Ma è davvero possibile che una tecnologia, tanto verde nelle premesse, nei fatti sia addirittura più inquinante della produzione sempre più massiccia di energia, per alimentare energia elettrica? Purtroppo, sì, per i limiti che vi ho già elencato: l’idrogeno rimane un vettore energetico e produrlo è molto oneroso, sia in termini energetici che ambientali, per non parlare di quelli economici. L’unica speranza è che, fra non troppi anni, si trovino dei metodi innovativi per ricavare questo prezioso alleato verde che, forse, avrà un futuro più probabile per camion, navi e aerei.

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