Si parla ormai da decenni di innalzamento dei livelli dei mari, come una delle conseguenze più tangibili dei cambiamenti climatici e del surriscaldamento globale. Eppure, per quanto il tema sia dibattuto a livello scientifico, per la popolazione generale è ben più difficile comprendere quali siano le conseguenze di questo fenomeno. Ad esempio, se i livelli delle acque aumentano, alcune città rischiano di essere sommerse?
La risposta, purtroppo, è affermativa: se non si metteranno in atto delle misure di contenimento ai cambiamenti climatici, entro il 2100 decine di città mondiali potrebbero essere allagate, se non addirittura scomparire. E questo processo non risparmierà di certo l’Italia.
Come crescono i livelli del mare
Innanzitutto, è necessario comprendere come si stiano modificando i livelli dei mari e degli oceani a livello planetario. Per via delle sempre più elevate temperature – nel 2024, ad esempio, si sono superati i +1,5 gradi rispetto all’era preindustriale, un triste traguardo che si pensava non potesse essere possibile prima del 2050 – si registrano tre principali fenomeni:
- la dilatazione termica dell’acqua, che rappresenta la principale causa dell’innalzamento dei mari. A causa dell’aumento delle temperature, le molecole di acqua si espandono, aumentando il loro volume complessivo, con un peso sui livelli dei mari dal 30 al 70% rispetto ad altre cause;
- il rapido scioglimento dei ghiacci artici e antartici durante le stagioni estive, a cui non corrisponde una sufficiente compensazione nella formazione di ghiaccio in quelle invernali;
- la progressiva scomparsa di numerosi ghiacciai a livello mondiale.
Lo scioglimento dei ghiacci comporta il rilascio di enormi quantità di acqua, che comportano così un rapido aumento dei livelli di mari e oceani. A livello mondiale, negli ultimi 20 anni le grandi distese d’acqua sono aumentate mediamente di ben 4,77 millimetri l’anno, più del doppio del tasso di crescita registrato tra il 1993 e il 2002. Secondo alcune analisi, globalmente le acque potrebbero essere già cresciute di oltre 15 centimetri dal 1880, data a cui si può risalire per trovare i primi dati su rilievi affidabili.
Trattandosi ovviamente di medie, vi sono luoghi più colpiti di altri. In Italia, ad esempio, l’ISPRA registra una crescita annua media di 2.39 millimetri l’anno, con dei picchi di 3 millimetri sulle coste dell’Adriatico. Lungo il delta di Guangzhou, in Cina, la crescita ha raggiunto già diversi centimetri l’anno.
Le città più colpite dall’innalzamento dei mari
Sul piano pratico, quali saranno le città più colpite dall’innalzamento dei livelli del mare? Da diversi anni vengono condotti degli studi predittivi, con orizzonte al 2100, quando gli effetti dei cambiamenti climatici in atto potrebbero essere più palesi. Nella peggiore delle ipotesi, ovvero con l’aumento delle temperature globali maggiori ai 2-3 gradi, moltissime località mondiali potrebbero essere coinvolte.
Le città internazionali più a rischio
Secondo uno studio pubblicato su Nature Communication, e condotto da Climate Central, sono 10 le grandi città mondiali che rischiano di essere sommerse – almeno parzialmente – entro il 2100, considerando uno scenario di crescita delle temperature senza alcun intervento di mitigazione dei cambiamenti climatici. Fra queste, si elencano:
- Bangkok, in Thailandia;
- Shanghai, in Cina;
- Ho Chi Minh, in Vietnam;
- Mumbai, in India;
- New Orleans, negli Stati Uniti;
- Lagos, in Nigeria;
- Dhaka, in Bangladesh;
- Jakarta, in Indonesia;
- Manila, nelle Filippine;
- Calcutta, in particolare nelle periferie, in India.
A rischio vi sono però innumerevoli altre enormi città, come ad esempio New York, così come migliaia di centri urbani di dimensioni inferiori. Per non parlare di isole e atolli che potrebbero essere completamente sommersi, come le Maldive, le isole Salomone, parte della Polinesia, Tuvalu e molte altre località dell’Oceania.
Le città italiane a rischio sommersione
Non va di certo meglio per molte città italiane che, per quanto il Mediterraneo sia più protetto per configurazione geografica rispetto agli oceani, rischiano di essere invase dall’acqua entro fine secolo.
Climate Central mette a disposizione una mappa interattiva del rischio di allagamento, con la possibilità di vederne gli effetti in relazione ai gradi di aumento della temperatura. Ipotizzando un aumento tra i 2 e i 3 gradi entro la fine del secolo, le aree più a rischio saranno quelle che si affacciano a Nord dell’Adriatico, dato anche il ridotto effetto di protezione garantito dalla Pianura Padana. E a esserne colpite potrebbero essere anche località senza accesso diretto al mare, praticamente gran parte di quelle che sorgono lungo il delta del Po. Tra i centri urbani a maggiore rischio di elencano:
- Venezia;
- Ravenna;
- Ferrara;
- Padova;
- Chioggia;
- Pisa;
- Livorno;
- Grosseto;
- Napoli;
- Ostia.
Rischi più contenuti, ma comunque rilevanti, anche per Taranto, Gallipoli, Cagliari, Oristano, Latina, Sabaudia, Piombino, Viareggio, La Spezia, Rimini, Pesaro, Jesolo, Lignano Sabbiadoro e molte altre ancora.
In definitiva, non vi è più tempo da attendere: sono necessarie azioni di concerto per contrastare e calmierare i cambiamenti climatici. Più si riuscirà a contenere l’aumento delle temperature mondiali, maggiori saranno le probabilità non solo di preservare le grandi distese di ghiaccio, ma anche la sopravvivenza di numerose città, italiane e internazionali.
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