Una chiacchierata con il chimico industriale fondatore del famoso portale Biodizionario
Il Biodizionario è “la Bibbia” di tutte le appassionate di cosmesi ecobio, e anche per me spesso è un punto di riferimento nella scelta dei prodotti, compresi quelli che vi consiglio qui su Ecocentrica.
Poco si sa però del suo fondatore, Fabrizio Zago: chimico industriale, consulente di Ecolabel (il marchio europeo che certifica la qualità ecologica di prodotti e servizi) e naturalmente moderatore del portale; interviene spesso anche nel forum Promiseland.it, offrendo consigli e spiegazioni sulle etichette dei cosmetici e su quelle sostanze che sarebbe meglio evitare.
Ho sempre desiderato conoscerlo meglio e chiedergli qualche chiarimento su questi temi che conosce così bene; d’altra parte, non si finisce mai di imparare: ricordate quando vi ho parlato di ammorbidenti? Era stato proprio Fabrizio Zago a spiegarmi la loro importanza!
Negli ultimi tempi stanno uscendo tantissimi studi sugli effetti di certe sostanze, come le microplastiche o il triclosan, antibatterico usato ad esempio nei saponi. Come sempre però si dice tutto e il contrario di tutto, le ricerche si contraddicono tra loro e non si sa più da che parte stia la verità.
Partiamo dal principio: qual è stato il percorso professionale che ti ha portato qui?
«Dopo aver completato gli studi di chimica, ho iniziato a lavorare nella produzione e progettazione di cosmetici e detersivi: erano tutti concentrati sull’alimentazione, quasi nessuno era interessato a questo settore. Sono passato poi nel commercio delle materie prime, cosa che mi ha permesso di conoscerle a fondo, con i loro relativi problemi; il 2000 è stato l’anno in cui mi hanno nominato Responsabile tecnico di UEAPME, un’organizzazione che raccoglie artigiani e piccole-medie imprese, tutte all’insegna di prodotti ecologici, etici, ecocompatibili ed ecosostenibili.»
Come è nato il Biodizionario?
«Siamo sempre intorno al 2000: mi è stato chiesto di moderare un forum che parlasse degli ingredienti di cosmetici e detersivi e ho accettato immediatamente. Le domande e le discussioni hanno iniziato ad aumentare notevolmente, tanto che non era più possibile per me seguirle tutte: ho deciso perciò di creare lo strumento che vedete oggi sul portale, attraverso il quale le persone possono cercare molecole e sostanze in modo autonomo. Oggi il bacino di utenti è molto grande, perché sono molte di più le persone attente a questi problemi rispetto a quando ho cominciato.»
Sei anche consulente per Ecolabel…
«Ecolabel riunisce diverse figure che lavorano nel mercato dei prodotti ecologici (Ministeri, organizzazioni private, produttori), che insieme propongono regole e parametri per ottenere la certificazione; queste verranno poi illustrate al Parlamento europeo, l’unico che può approvarle o meno.»
Una curiosità: è meglio la certificazione di Ecolabel o quella dell’italiana ICEA?
«Sono diverse, e non potrebbe essere altrimenti visto che i criteri per la certificazione cambiano sempre. Ecolabel ha diversi vantaggi, come il fatto di essere un marchio valido in tutta Europa o gli studi scientifici su cui si basa: è stato il primo ente certificatore a fare certi test, di sicurezza ma anche di efficacia.
ICEA è più restrittivo sull’origine delle materie prime, di derivazione biologica e vegetale.»
A proposito di parametri che cambiano: anche tu a volte cambi opinione su certe molecole, riclassificandole in meglio o in peggio…
«Certo, e non c’è nulla di male! Semplicemente a volte escono nuovi studi e si scopre che una certa sostanza è meglio, o peggio, di quanto immaginassimo.
Anche ora sto lavorando a un aggiornamento del portale: verranno aggiunte molte più sostanze (ora sono 6.000, le farò diventare 16.000), ma soprattutto segnalerò tutte quelle sotto osservazione per possibili effetti dannosi sulla salute, come quelle da non utilizzare in gravidanza o le 700 e passa sostanze considerate interferenti endocrini. Insomma, cercherò gli studi più recenti e attendibili e li userò per fare una nuova classificazione.»
E tu come fai a regolarti davanti a studi che negano la fondatezza di altri?
«Ho i miei metri di misura, a cominciare dalle fonti: per esempio, considero più affidabili studi realizzati da comitati scientifici e pubblicati da riviste di alto livello e credibilità.
Poi cerco di farmi una mia opinione; certo, determinare l’impatto sulla salute è più difficile che stabilire quello sull’ambiente, perché quest’ultimo è misurabile. Vengono considerati diversi elementi, come la biodegradabilità o la tossicità per gli organismi acquatici, ma alla fine fai un calcolo, è oggettivo.»
Foto: www.lifegate.it
Quando si parla di salute, in effetti, spuntano sempre diverse problematiche: non si parla mai di effetti nel lungo periodo, o dell’accumulo di certe sostanze nell’organismo…
«No, perché secondo la comunità scientifica sono difficili da calcolare. Viene stabilita una soglia di sicurezza per una certa sostanza, al di sotto della quale dicono sia innocua. Ma prendiamo l’esempio del triclosan: se tu nell’arco della giornata usi un sapone, poi un dentifricio, poi un collutorio, poi un gel antibatterico per le mani che lo contengono, questa soglia l’hai più che superata: ecco il problema dell’accumulo. Studi di almeno 20 anni fa dimostravano che alcune donne presentavano tracce di triclosan anche nel latte materno! Anche le plastiche contengono degli additivi, come gli ftalati, considerati interferenti endocrini, cancerogeni e in generale tossici.
Ci sono ancora tantissime sostanze potenzialmente pericolose, di cui non conosciamo gli effetti: non sono mai stati fatti studi sulla loro tossicità a lungo termine, anche perché alcune sono troppo recenti (vengono create diverse migliaia di molecole di sintesi ogni anno). Fino a qualche anno fa inoltre si potevano tranquillamente immettere sul mercato senza fare studi o esperimenti… o meglio, bastava che il produttore dichiarasse di averli fatti lui stesso.
Tra poco le cose cambieranno: nel 2018 sono previsti i primi test europei di sicurezza, che saranno uguali per tutti; potrebbero venire riclassificate anche sostanze attualmente in commercio.
Ma c’è una grossa fregatura: i test sulle molecole riguarderanno solo l’impiego nei detergenti, quindi una sostanza che non supererà i test di sicurezza non potrà più essere utilizzata nei prodotti per la casa, ma potrà tranquillamente finire in creme e saponi che usiamo sulla nostra pelle ogni giorno!
Il mondo della cosmesi non ha nemmeno normative di tipo ambientale, ma mi sto battendo per cambiare le regole: vorrei tanto che fossimo la prima nazione a certificare l’impatto ambientale dei cosmetici.»
E noi ci auguriamo che vinca questa battaglia!
Grazie a Fabrizio Zago per questa chiacchierata e per tutte le cose nuove che mi ha insegnato.
Foto copertina: www.dailygreen.it
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