A tavola

Alghe per l’alimentazione: benefici e sostenibilità


Tessa Gelisio, alghe per l'alimentazione

Avete mai portato in tavola delle gustose alghe? Per quanto possa sembrare strano per noi abituati alla dieta mediterranea, nelle cucine asiatiche – si pensi, ad esempio, a quella giapponese – le alghe sono presenti da millenni. E non solo possono offrire un’esperienza gustativa eccellente, ma anche garantire ottimi benefici per la salute: alcune delle alghe alimentari sono infatti dei superfood, ricchi di principi nutritivi antiossidanti, vitamine e sali minerali. Inoltre, se coltivate seguendo precisi standard, sono anche cibi dalla buona sostenibilità.

Ma quali sono le principali alghe alimentari, quali sono i loro principali vantaggi e, soprattutto, qual è l’impatto della loro produzione sull’ambiente?

Cosa sapere sulle alghe alimentari

L’uso delle alghe a scopo alimentare – e, in alcuni casi, anche medicinale – è noto da millenni. Ad esempio, si pensa che le antiche popolazioni di Cina e Giappone ne facessero già ampio ricorso prima del 300 a.C, inoltre diversi reperti archeologici ne testimoniano un uso antico anche in Corea, alle Hawaii e, più in generale, nel Sudest asiatico. Oggi questi cibi stanno prendendo piede anche in tutto l’Occidente, data la loro abbondanza, nonché ai vantaggi che garantiscono per la salute. Ma quali sono le più conosciute?

Le principali varietà di alghe alimentari

Alga nori

Sono diverse le alghe che vengono oggi impiegate per uso alimentare. Tra le varietà più diffuse, si elencano:

  • nori (Porphyra): originaria di Giappone e Corea, è probabilmente l’alga più conosciuta in Occidente, perché quella impiegata per avvolgere il sushi o, ancora, come condimento dei piatti di riso. Nei Paesi di origine viene anche consumata come snack, poiché molto croccante;
  • wakame (Undaria pinnatifida): proveniente sia dall’Oceano Pacifico che dall’Atlantico, è un’alga comunemente utilizzata nelle zuppe – come quella di miso – oppure consumata come insalata, condita con sesamo e aceto;
  • kombu (Saccharina japonica): diffusa in Giappone, Cina e Corea, viene impiegata soprattutto per le zuppe, come il classico brodo dashi giapponese. Inoltre, è spesso associata ai legumi perché ne facilita la loro digestione;
  • spirulina (Arthrospira): ricavata da alcuni laghi africani e messicani, è un vero e proprio superfood, poiché ricchissima di vitamine e sali minerali. Viene normalmente consumata in polvere, come integratore alimentare, o per la creazione di estratti e succhi benefici;
  • chlorella (Chlorella vulgaris): alga d’acqua dolce, diffusa nel continente americano e in Asia, viene impiegata in polvere perlopiù come integratore alimentare;
  • schizochytrium: diffusa sia nell’Atlantico che nel Pacifico, non è propriamente un’alga classica, ma una sorta di microalga composta da eucarioti monocellulari. Viene impiegata soprattutto sotto forma di integratori alimentari, per la sua elevatissima concentrazione di Omega 3.

Non bisogna dimenticare che anche l’Italia – e, in particolare, la Sicilia – possiede una storia di consumo alimentare delle alghe. L’Ulva lactuca – ovvero la lattuga di mare – la Chondracanthus tedeii – il Mauru – sono comunemente consumate sulle coste dello Stivale, spesso in insalata, condite con limone e sale.

I benefici delle alghe alimentari

Alga Wakame

Le alghe a uso alimentare sono note per i loro benefici per la salute, validati anche da numerosi studi scientifici, grazie al loro elevato contenuto di sali minerali, vitamine e polifenoli. Ma quali sono i vantaggi che assicurano? Riprendendo le varietà già elencate:

  • l’alga nori è ricca di vitamine A, B12, C ed E, ha una forte funzione antiossidante sull’organismo, migliora la funzione tiroidea e può avere effetti preventivi su alcune tipologie di tumore;
  • la wakame è un’ottima fonte di sali minerali – calcio, magnesio, ferro e iodio – ed è utile per sostenere la funzione tiroidea e, fatto non meno importante, per stimolare l’eliminazione dell’adipe in eccesso;
  • la kombu è molto ricca di iodio, così come di calcio, magnesio, potassio e fibre. Aiuta quindi la tiroide, stimola il benessere intestinale e sostiene l’attività muscolare;
  • la spirulina, in qualità di vero e proprio superfood, assicura un elevato apporto proteico e di antiossidanti. È utile per il benessere del cuore, del sistema immunitario e della funzione riproduttiva;
  • la chlorella è nota per le sue proprietà disintossicanti, è quindi utile per la salute del fegato, ma supporta anche l’attività cardiaca, il sistema immunitario e la corretta funzionalità intestinale;
  • lo schizochytrium è una delle fonti alimentari maggiormente ricche di Omega 3 – in particolare di EPA e DHA, non sempre facili da trovare negli alimenti vegetali – tanto da superare l’olio di pesce. Inoltre, a differenza di quest’ultimo, non causa effetti indesiderati come alito cattivo, reflusso e pesantezza digestiva.

È però importante sapere che l’uso delle alghe alimentari in Europa è fortemente normato, tanto che l’introduzione di nuove varietà deve essere approvata di volta in volta con specifici regolamenti UE. Questo perché è essenziale non solo che si permetta l’uso di alghe prive di effetti collaterali, ma anche che la loro produzione sia di elevata qualità, con coltivazioni certificate. Molte varietà di alghe, data la loro capacità di assorbire le sostanze disciolte in acqua, potrebbero infatti essere esposte a contaminazioni pericolose se non adeguatamente controllate.

La sostenibilità delle alghe in cucina

Alghe alimentari

In linea generale, le alghe sono considerate delle fonti alimentari maggiormente sostenibili – seppur non a impatto zero – rispetto ai comuni vegetali o, ancora, ai cibi di origini animali. Le ragioni sono diverse:

  • alta resa, in spazi ridotti: quasi tutte le alghe alimentari proliferano velocemente, tanto che per produrne grandi quantità non serve sfruttare ampi spazi oceanici. Basti considerare che meno del 2% delle aree oceaniche è sufficiente per soddisfare il fabbisogno di alghe mondiale;
  • cattura della CO2: la gran parte delle alghe a scopo alimentare cattura, durante la sua crescita, enormi quantità di CO2. Su questo fronte, le alghe già con la loro crescita compensano le emissioni necessarie per le attività di coltivazione. Per contro, però, le emissioni aumentano con il trasporto e la distribuzione, poiché in genere il consumo avviene in luoghi molto lontani da quelli di produzione;
  • risparmio delle risorse terrestri: con lo sfruttamento dei terreni a scopo alimentare ormai allo stremo – oltre il 40% della superficie terrestre è destinata ad agricoltura o allevamento – l’acquacoltura delle alghe può rappresentare una valida alternativa.

La coltivazione delle alghe, inoltre, non è solo utile a scopo alimentare, ma anche per favorire la biodiversità marina. Diverse varietà possono infatti assorbire inquinanti e regolare i livelli di azoto nelle acque, favorendo lo sviluppo di altre specie. Naturalmente, le varietà impiegate per ripulire il mare non possono essere scelte per l’uso alimentare.
In definitiva, aumentare il consumo di alghe può migliorare sia il nostro benessere che quello del Pianeta, purché provenienti da coltivazioni certificate e prive di contaminazioni.

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