A tavola

Alimenti surgelati: come leggere le etichette


Come leggere le etichette dei surgelati - Tessa Gelisio

Portare a tavola alimenti freschi e di stagione è certamente la scelta più ecocentrica che possiamo fare, soprattutto per ridurre il packaging di plastica dei prodotti confezionati che contribuisce in modo determinante alla produzione di rifiuti.

Non possiamo negare, tuttavia, che i surgelati siano caratterizzati da alcuni vantaggi molto apprezzati, praticità e comodità al primo posto (diciamolo chiaramente: tenere in freezer un paio di pizze surgelate da mettere in forno per organizzare una cena veloce fa comodo a tutti!).

Consumare alimenti surgelati è un’abitudine molto diffusa, proprio perché si tratta di prodotti sempre a disposizione e rapidi da preparare. Quando li acquistiamo, però, è importante essere consapevoli di ciò che mangiamo facendo riferimento a quanto riportato sull’etichetta dei prodotti. Si tratta di un identikit completo dell’alimento utile anche per conservarlo in modo ottimale, evitando sprechi e allontanando possibili conseguenze negative per la salute

Cosa deve riportare l’etichetta di un surgelato?

In materia di prodotti alimentari e di surgelati esiste una normativa europea di riferimento entrata in vigore nel 2014. È il regolamento UE 1169/2011 che ha aggiornato le regole precedenti sull’etichettatura degli alimenti, rendendole più semplici da leggere e ricche di informazioni necessarie per tutelare la nostra salute assicurando la massima trasparenza.

Ogni etichetta deve comunicare al consumatore una serie di informazioni obbligatorie:

  • denominazione del prodotto, ad esempio “surgelato”;
  • elenco degli ingredienti usati per la preparazione dell’alimento;
  • dichiarazione nutrizionale, relativa al valore energetico, ai grassi, ai carboidrati, proteine, zuccheri e sale;
  • indicazione nutrizionale, che indica se l’alimento vanta proprietà nutrizionali benefiche, oppure se è fonte di fibre, povero di grassi o a basso contenuto di zuccheri;
  • presenza di allergeni;
  • paese di origine e luogo di provenienza;
  • quantità espressa al netto, anche in presenza di eventuali glassature;
  • durabilità del prodotto;
  • condizioni di conservazione ed uso;
  • avvertenza di non ricongelare il prodotto una volta scongelato.

Le etichette del pesce surgelato, come avviene per quello fresco, devono anche specificare la specie ittica di appartenenza oltre al metodo di approvvigionamento e produzione, indicando se si tratta di pesce pescato o allevato in acque dolci o salate.

Come leggere le informazioni sulla durabilità dei surgelati

Basta prendere in mano una qualsiasi confezione di surgelati per notare come la durabilità del prodotto venga solitamente indicata con il termine minimo di conservazione. La data di scadenza, infatti, indica il limite temporale oltre il quale non si deve consumare il prodotto e riguarda gli alimenti molto deperibili dal punto di vista microbiologico.

Il termine minimo di conservazione (TMC), invece, è indicato dalla frase “da consumare preferibilmente entro” e da una data che, se superata, può non garantire più le qualità organolettiche iniziali senza tuttavia generare rischi per la salute. Data di scadenza e TMC non devono essere confusi, soprattutto per evitare il più possibile gli sprechi alimentari (qui su Ecocentrica trovi il decalogo per una spesa a prova di sprechi!).

Secondo le indicazioni fornite dall’IIAS (Istituto Italiano Alimenti Surgelati), ad esempio, la durabilità ottimale varia a seconda della categoria di alimenti surgelati e conservati a una temperatura pari a -18° C o inferiore:

  • prodotti ortofrutticoli: 30 mesi se sono al naturale, 24 mesi se sono grigliati e 18 mesi per funghi ed erbe aromatiche;
  • patate: 24 mesi per quelle fritte e per le crocchette, 18 mesi per gli gnocchi;
  • pasta per pizza: 9 mesi;
  • pizza surgelata: 15 mesi per la semplice margherita e le pizze farcite con vegetali, 12 mesi per tutte le altre;
  • pesci al naturale: 18-21 mesi per nasello e merluzzo intero, 15.18 mesi per i tranci o filetti, 18 mesi per platessa, pesce spada, salmone e trota;
  • pesci panati: 18 mesi (generalmente sconsiglio il consumo di prodotti come bastoncini di pesce e gamberetti impanati, in cima alla lista dei cibi più contaminati da microplastiche);
  • carne: si passa dai 21 mesi per i prodotti avicoli fino ai 9 mesi per la carne tritata.

L’etichetta dei surgelati, inoltre, deve anche riportare la data del primo congelamento dei prodotti ittici e delle preparazioni a base di carne.

Cosa indicano le condizioni di conservazione o uso

Le informazioni relative alle condizioni di conservazione domestica favoriscono un utilizzo e un consumo adeguato dei singoli prodotti. Nel caso dei surgelati, nello specifico, servono anche per informarci sulla durabilità dell’alimento che varia in base alla temperatura di conservazione: se mettiamo un surgelato in frigo, ad esempio, dovrà essere consumato nell’arco di 24 ore, mentre nello scomparto del ghiaccio potrà stare fino a 3 giorni.

Le stelle riportate sulle confezioni, che variano da una a quattro, indicano che il prodotto durerà fino a una settimana nel congelatore a -6°e fino a un mese a -12°, mentre alla temperatura di -18° sarà possibile rispettare la TMC indicata sulla confezione.

Qualsiasi etichetta di surgelato, come ho anticipato sopra, deve ricordarci che è sconsigliato ricongelare un alimento già scongelato. Questa pratica, infatti, può aumentare il rischio di contaminazione batterica di un cibo crudo.

Surgelati: impatto ambientale e sostenibilità

Non mi stancherò mai di sottolineare i danni ambientali causati dalle materie plastiche, troppo spesso utilizzate anche per le confezioni di prodotti surgelati. Negli ultimi anni, tuttavia, non mancano gli esempi virtuosi di aziende che hanno creato un packaging più sostenibile e riciclabile con la carta.

Per conservare al meglio i surgelati rispettandogli standard igienici e le regole relative alla sicurezza alimentare, tuttavia, viene messa in atto la cosiddetta catena del freddo che richiede necessariamente un elevato dispendio di energia: ciascuna fase di questo ciclo, dalla produzione alla vendita passando per la lavorazione, lo stoccaggio e il trasporto, deve essere eseguita mantenendo una temperatura costante e non superiore ai -18°C. Questo, ovviamente, implica enormi consumi energetici.

I surgelati, in ogni caso, possono essere utili come alimenti anti-spreco in ambito domestico perché si caratterizzano per una lunga conservazione, offrendo la possibilità di monitorare meglio le quantità e le porzioni. Io preferisco congelare i cibi avanzati o gli ingredienti se non sono sicura di consumarli: decisamente più buoni ed ecocentrici!

In ogni caso, un’attenta lettura delle etichette dei surgelati – così come di tutti i prodotti alimentari – rappresenta sempre una buona abitudine per fare la spesa in modo consapevole.

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