Sul fronte dei cambiamenti climatici, il 2022 verrà probabilmente ricordato come l’anno in cui il Pianeta ha iniziato a presentare in maniera evidente a tutti il conto delle nostre pessime azioni. Siccità, incendi, inquinamento alle stelle e nuove zoonosi: mancano ancora quattro mesi alla fine dell’anno, ma lo scenario che ci si presenta quotidianamente davanti agli occhi non sembra lasciare presagire nulla di buono.
Eppure, nonostante le campagne di sensibilizzazione e un’informazione sempre più puntuale, l’uomo sembra scordarsi con fin troppa facilità di ciò che sta accadendo. Molti semplicemente se ne disinteressano, altri inventano le più strampalate teorie per negare che i cambiamenti climatici esistano, altri ancora si appellano alle più fantasiose teorie del complotto. Ma rinfreschiamoci la memoria: cosa è accaduto davvero negli ultimi mesi?
Siccità
Se c’è un fenomeno che ha reso ben evidenti le conseguenze dei cambiamenti climatici sulla nostra quotidianità, è quello della grave siccità che sta colpendo il sud Europa. Già dall’inizio di maggio si è assistito alla crescita della colonnina di mercurio ben oltre i 30 gradi e questo fatto, unito a una grande carenza di piogge, ha portato a una situazione davvero preoccupante per i nostri corsi d’acqua. E così non solo abbiamo dovuto guardare sgomenti le immagini di fiumi letteralmente prosciugati e foci trasformate in deserto, ma siamo stati chiamati a cambiare le nostre abitudini: risparmiare quanta più acqua possibile.
Purtroppo, l’Italia è fra i Paesi più colpiti da questa gravissima siccità, perché al grande caldo e all’assenza di piogge si sono sommati decenni di disinteresse da parte delle istituzioni. Basti pensare che la nostra rete idrica perde ogni giorno circa il 40% dell’acqua presente nelle tubature, quantità che arriva anche al 70% in alcune zone del Sud e delle Isole. Non solo non abbiamo acqua per questioni climatiche e meteorologiche, ma anche perché ne sprechiamo la gran parte.
Così, i cittadini più coscienziosi si sono armati di grande forza di volontà e hanno ridotto i loro consumi: chi recuperando l’acqua di cottura per le pulizie domestiche oppure per irrigare l’orto, chi costruendo in giardino sistemi rudimentali per la raccolta d’acqua piovana, chi ancora recuperando l’acqua dei condizionatori per lavare automobili, fare il bucato e molto altro ancora. Ma finché non vi saranno degli interventi a livello strutturale – la costruzione di bacini di raccolta, la revisione della rete idrica a livello nazionale, la rinaturalizzazione dei fiumi e la desalinizzazione dell’acqua marina – poco faremo per contrastare i cambiamenti climatici.
Cambiamenti climatici? A tutta fake news
Come succede da qualche anno a questa parte, più i cambiamenti climatici si rendono palesi, più si diffondono bufale e fake news. Questa prima parte del 2022 è stata letteralmente caratterizzata da aggressivi attacchi agli scienziati esperti in climatologia, da parte di gruppi più o meno organizzati di utenti che hanno scelto i social come campo di battaglia.
Abbiamo chi sostiene che i cambiamenti climatici non esistono perché “il clima è da millenni che cambia”, chi attribuisce la situazione attuale “alla CO2 emessa dai vulcani”, chi nega che i fiumi siano in secca, mostrando però sui social foto vecchie di qualche anno. Anche alcuni politici hanno deciso di cavalcare questa ondata di negazionismo, a partire dall’ex Presidente degli Stati Uniti Donald Trump, perché evidentemente c’è un riscontro a livello elettorale. E anche diversi mezzi d’informazione ne hanno approfittato, così come svelato da uno studio pubblicato su Nature: i negazionisti hanno il 49% di spazio in più sui mezzi d’informazione rispetto ai climatologi. E mentre si moltiplicano queste teorie strampalate, il Pianeta continua a soffrire.
Le rinnovabili? Anche l’energia pulita diventa terreno di scontro
Quando si parla di cambiamenti climatici, non si può non parlare di energia e transizione energetica. Questi primi mesi del 2022 hanno visto protagonista il dibattito sulle fonti rinnovabili, seppur con esiti ancora molto timidi rispetto a quello che si potrebbe effettivamente raggiungere con le nuove tecnologie. E la questione è diventata prominente in Europa, con una serie di misure pensate per contenere le emissioni climalteranti entro il 2050 e scongiurare gli effetti più duri proprio del cambiamento climatico.
L’anno si è aperto con una fitta discussione sulla Tassonomia Verde, ovvero uno dei documenti più importanti per comprendere quale sarà il futuro energetico del Vecchio Continente. Da un lato si è parlato di maggiori incentivi per il ricorso a fonti rinnovabili quali il fotovoltaico, dall’altro vi è stato un tira e molla sull’inserimento o meno del nucleare e del gas all’interno di questa Tassonomia. Nonostante gli accesi scontri e i pareri degli ambientalisti, la Commissione Europea ha deciso di includere entrambi per il mix energetico del futuro, poiché a bassissime emissioni di CO2. Sottovalutando però altri fattori, come il ciclico problema delle scorie e della sicurezza. Su questo, l’ONU è però stato molto chiaro: a fine maggio, con la pubblicazione dello “Stato del Clima Globale 2021” da parte del WMO, ha dichiarato che “le energie verdi sono indispensabili per evitare la catastrofe climatica”.
Nel frattempo, in Italia l’uscente governo Draghi ha cercato di velocizzare l’installazione di pannelli solari e sistemi eolici, anche superando un intoppo di lungo corso relativo ai dinieghi delle sovrintendenze. Eppure, ancora molto c’è da fare. A partire dal settore auto, dove la transizione energetica è divenuta vero e proprio motivo di scontro.
Sebbene il mercato dell’automotive si stia orientando sempre più verso l’elettrico, poiché l’analisi LCA (Life Cycle Assestment) è maggiormente favorevole per questi motori rispetto alle classiche vetture a combustione, gruppi di pressione si stanno opponendo allo stop alle vendite di auto termiche nel 2035. Cosa accadrà è ancora presto per dirlo.
Cambiamenti climatici e CO2, che fare?
Non è di certo un segreto, i cambiamenti climatici sono fortemente legati alle emissioni di CO2. Purtroppo la produzione di anidride carbonica, uno dei più impattanti gas serra, è in continua crescita. Tuttavia, il 2022 ha anche portato alla ribalta pubblica il dibattito sui sistemi sia per ridurne la produzione che per catturarne quella in eccesso, grazie ai sistemi di stoccaggio.
Innanzitutto, per poter ridurre l’accumulo di CO2 in atmosfera che abbiamo causato e che porta al cambiamento climatico, è necessario agire su due fronti: la riforestazione e la tutela degli oceani. Le grandi distese oceaniche sono infatti n grado di catturare e convertire ben il 25% di tutta l’anidride carbonica presente in atmosfera, mentre un singolo albero può compensare fino 167 kg di CO2 ogni anno.
Poiché questo non basta per gestire gli eccessi di anidride carbonica dovuti all’uomo, si stanno sviluppando e studiando dei nuovi sistemi di stoccaggio. Come Orca, un grande progetto di Climeworks che, tramite il ricorso ad appositi aspiratori, cattura la CO2 presente nell’aria. E come la gestisce? Mescolandola all’acqua e poi accumulandola nel sottosuolo, tra strati rocciosi, dove nel tempo si solidifica per diventare nuova roccia.
Ma anche noi, nel nostro piccolo, possiamo fare molto su questo fronte perché la priorità è ridurre al massimo le emissioni, far stoccare quelle che non riusciamo a evitare di emettere e assorbire quelle già presenti in atmosfera in eccesso. Insomma il singolo, può piantare alberi ma soprattutto può evitare di emettere nuova CO2. Usare l’auto solo quando necessario, ridurre i consumi energetici ad esempio utilizzando ferro da stiro e altri elettrodomestici solo quando necessario, installare pannelli fotovoltaici da balcone e scegliere uno stile di vita a chilometro zero. Per invertire la rotta dei cambiamenti climatici, ognuno deve fare la propria parte: speriamo, allora, che il vicino autunno sia per tutti all’insegna di una nuova consapevolezza ambientale!
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