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Contenitori per alimenti: quali sono i più sicuri?


Pro e contro di tutti i materiale per imballaggi e i consigli per l’uso

L’American Academy of Pediatrics ha da poco lanciato una raccomandazione ai genitori: meglio evitare di dare ai bambini cibi contenuti in confezioni (o stoviglie) di plastica. Questo perché i materiali plastici contengono diverse sostanze che costituiscono un rischio per la salute, come gli ftalati, considerati interferenti endocrini e quindi in grado di alterare il funzionamento del sistema ormonale, pericolosi per gli adulti ma ancora di più per un organismo in via di sviluppo.

Nel frattempo, il Bft (l’Istituto federale tedesco per la valutazione dei rischi) ha condotto uno studio sulla migrazione dell’alluminio negli alimenti: hanno riempito delle vaschette con diversi cibi, le hanno riscaldate per 2 ore e, in quelli acidi come il pomodoro, che favoriscono la migrazione del metallo, ne hanno trovato una concentrazione superiore a 5 mg/ kg (5 mg di alluminio per chilo dell’alimento, una follia, se pensiamo che la soglia di sicurezza stabilito dall’EFSA è di 1 mg per chilo di peso corporeo del consumatore!).

E così è tornato alla ribalta un argomento di cui in verità si parla poco: quello dei contenitori per alimenti e la loro sicurezza. Se ai tempi dei miei genitori si acquistava tutto sfuso, magari dal produttore vicino casa, negli ultimi decenni le cose sono decisamente cambiate e oggi il 95% dei cibi è confezionato in un packaging, di cui si sa poco e niente. Salumi e formaggi pronti in vaschette, prodotti da forno suddivisi addirittura in monoporzioni, verdure fresche acquistate in cartoni avvolti da pellicola nonostante siano molto più care di quelle sfuse… basta fare un giro al supermercato per vedere materiali di ogni tipo. La plastica e la carta ovviamente la fanno da padrone, seguiti da acciaio, alluminio e vetro. Ma quali di questi  materiali sono davvero sicuri?

Passiamoli in rassegna uno a uno, analizzando possibili rischi e i consigli per utilizzarli al meglio: ve li propongo in ordine di “pericolosità”, ovviamente tutto dipende dall’utilizzo, ma iniziamo da quello a cui porre più attenzione per finire con quello più innocuo.

PLASTICA

Foto: leggo.it

Da quando è stata inventata negli anni ’50, è stata davvero impiegata ovunque: se vi guardate intorno, vi renderete conto che siamo letteralmente circondati. E gli alimenti non fanno eccezione, perché l’80% della plastica prodotta nel mondo è utilizzata proprio come packaging. Non è semplice fare chiarezza sulla loro sicurezza perché di plastiche ne esistono tanti tipi diversi, ma una prima distinzione si può fare leggendo il simbolo (un numero da 1 a 7) sui contenitori: ad esempio l’1 è il PET, usato per le bottiglie d’acqua; quello delle bottiglie di plastica è un tema dibattuto, di certo diventano rischiose se esposte a temperature superiori a 70° perché in questo caso potrebbero liberare antimonio, acetaldeide e formaldeide, tutte sostanze cancerogene.
Il 3 è il PVC, materiale con cui sono fatte ad esempio le vaschette degli affettati o la pellicola trasparente. Il problema principale è che, come tutte le plastiche flessibili, tra i suoi additivi sono presenti gli ftalati, pericolose sostanze chimiche, molto volatili e persistenti a lungo nell’ambiente; sono un rischio per la salute perché interagiscono con il nostro sistema ormonale e con tutto ciò che è collegato: cervello, tiroide, ghiandole mammarie, organi riproduttivi.
Attenzione anche con il polistirolo (6): se riscaldato rischia di rilasciare lo stirene, un composto che ha sempre caratteristiche di interferente endocrino.
Il simbolo 7 indica genericamente “altro”. Con cosa abbiamo a che fare, non è dato saperlo.

Istruzioni per l’uso

Per quanto riguarda il PET, io preferisco acquistare l’acqua in bottiglie di vetro e fuori casa utilizzo una borraccia di vetro (rivestita esternamente per evitare che si rompa); l’importante comunque è evitare il calore, quindi mai lasciare la bottigliette in macchina in estate o riutilizzarla per conservare alimenti caldi come il brodo o the fatto in casa.
Il polistirolo non va riscaldato: se acquistate cibo d’asporto, mettetelo in un piatto prima di infilarlo nel microonde.
Evitare gli ftalati invece non è semplice perché si trovano ovunque nell’ambiente; possiamo però provare a limitarli, ad esempio acquistando salumi e formaggi sfusi (gli ftalati sono lipofili, cioè migrano facilmente nei cibi grassi) e preferendo le pellicole che riportano la dicitura “senza PVC”.
In generale, più si limita l’utilizzo di plastica e meglio è per salute e ambiente.

 

ACCIAIO E ALLUMINIO

Foto: viverepiusani.it

Ogni anno nel mondo vengono prodotte 200 miliardi di scatolette per cibo, in acciaio inox e alluminio. Delle problematiche legate a questi due materiali abbiamo parlato nel post sulle migliori pentole per cucinare, ma nelle scatole per alimenti il problema è dato soprattutto dalle pellicole che rivestono i metalli, proprio per evitare il contatto con i cibi. Questi filmanti sono plastici e spesso contengono una sostanza chiamata bisfenolo A (o BPA), un altro pericoloso interferente endocrino che in più ha dimostrato altri effetti collaterali come disturbi cardiovascolari, diabete, obesità, iperattività e deficit dell’attenzione nei bambini, tanto che Canada, USA e Svezia ne hanno vietato da quasi 10 anni l’impiego nei contenitori per alimenti.

Istruzioni per l’uso

Preferite i barattoli certificati, con la scritta “BPA free”. In ogni caso, sciacquate bene i cibi primi di consumarli e non utilizzate mai forchette o coltelli sulle scatolette, che potrebbero grattare la superficie e liberare le sostanze plastiche contenenti BPA.

 

CARTA

Foto: www.tuttogreen.it

La carta, quando di pura cellulosa vergine, non ha particolari problematiche. Il dubbio sorge se di riciclo, perché potrebbe portare con sé alcune sostanze contenute ad esempio in plastificanti, inchiostri, colle. Per questo la normativa italiana fissa delle regole: le scatole di carta per contenere cibi secchi devono essere costituiti almeno per il 60% da cellulosa, vergine o di riciclo, e avere un massimo di 15% di additivi. Quelle per cibi umidi o grassi, che favoriscono più facilmente la migrazione di sostanze, oltre che non superare il 15% devono essere fatte almeno al 75% in cellulosa vergine.
Il Tetra Pak® è stato il primo contenitore per alimenti alternativo al vetro, e oggi viene utilizzato per il latte, bibite come i succhi di frutta, legumi, cibi che vanno refrigerati e quelli che si conservano a temperatura ambiente. È un discorso a parte, perché si tratta di un materiale misto (sono chiamati “poliaccoppiati”), ovvero carta più polietilene; i rischi sono gli stessi del PET, confermati da una ricerca dell’Università di Copenhagen che ha riscontrato livelli di antimonio superiori alla soglia di sicurezza in diversi marchi di succhi di frutta.

Istruzioni per l’uso

Molto interessante il test proposto dal programma “Report” nel servizio Non bruciamoci la pizza: quando prendete della pizza d’asporto nel cartone, potete verificare voi se è davvero cellulosa vergine o di riciclo, semplicemente strappando il primo strato. Di che colore è la carta all’interno? Sappiate che deve essere bianca, non marrone o grigia perché sarebbe di riciclo e fuori norma per la pizza.
Per quanto riguarda il Tetra Pak®, prima di tutto bisogna fare attenzione a conservarlo correttamente, lontano da fonti di calore. Se si acquistano cibi come i legumi in scatola, meglio sciacquarli prima dell’utilizzo.

 

VETRO

Foto: www.repubblica.it

È il materiale più sicuro per la salute, non ha controindicazioni né per i tipi di alimenti con cui viene a contatto, né per condizioni particolari come la temperatura. Dalle origini antichissime, è stato quello più utilizzato finché non è stato soppiantato dalla plastica, perché il peso e la fragilità non giocavano a suo favore.
In compenso però è  anche amico dell’ambiente, perché è un materiale riciclabile e il cui riciclo funziona bene: ogni anno in Italia vengono recuperate circa 1.800.000 tonnellate di vetro (dati Co.Re.Ve, Consorzio Recupero Vetro), pari al 65% del suo utilizzo, superando quindi lo standard minimo del 60%.

Istruzioni per l’uso

Via libera ad acqua in bottiglie di vetro o contenitori in vetro per conservare gli alimenti, così come per riscaldarli. Cibi come pesce (ad esempio se si acquista lo sgombro confezionato) o legumi, sono sicuramente da preferire in barattoli di vetro.

 

Infine, si stanno affacciando sul mercato anche i bio-polimeri, dei contenitori simili alla plastica ma ottenuti da fonti naturali, ad esempio dal mais, che presenterebbero zero rischi di contaminazione.
Sarebbero una bella alternativa: nel frattempo, meglio fare attenzione!

 

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