Punto di vista

COP24: l’accordo sul clima è sufficiente?


Gli obiettivi, i risultati raggiunti e le lacune da colmare

“Non è il nostro pianeta ad essere a rischio della nostra cattiva gestione, ma l’uomo stesso.”
Ho sentito questa frase qualche anno fa, guardando uno dei famosi documentari sulla natura di BBC, e da allora mi è sempre rimasta impressa, perché non c’è niente di più vero. Tutto quello che scienziati, ambientalisti, comunicatori e altri professionisti, a vario titolo, fanno per salvare la Terra, lo fanno in realtà per salvare l’umanità intera.

Inquinamento, riscaldamento globale e cambiamenti climatici sono una minaccia per la nostra di sopravvivenza, e proprio su questa minaccia si è cercato di fare il punto durante la COP24 che si è tenuta lo scorso dicembre in Polonia; proprio negli stessi giorni, a Roma si è svolto il primo Simposio Internazionale Health and Climate Change, sul tema di cambiamento climatico ed effetti sulla salute. In particolare, il Dott. Walter Ricciardi (allora presidente di ISS, Istituto Superiore di Sanità), l’ha definito un «olocausto a fuoco lento», tra inquinamento dell’aria, ondate di calore (quella dell’estate 2003 ha causato circa 70.000 vittime), eventi metereologici estremi e pericolose malattie, come Dengue o malaria, trasmesse da insetti che potrebbero benissimo sopravvivere anche qui se il clima diventerà sempre più simile a quello tropicale.

Insomma, bisogna fare molto di più. Ed è con l’obiettivo di fare di più che è iniziata la COP24; ma prima di parlare di quello che è successo durante quest’ultimo summit, ricapitoliamo velocemente la storia delle COP, come sono nate e il loro significato.

COS’È LA “CONFERENZA DELLE PARTI”, OVVERO COP

Foto: www.nationalgeographic.it

COP è un acronimo che, in italiano, sta per “Conferenza delle Parti”, in cui le parti sono quelle che fanno parte di una storica convenzione internazionale, la Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, il primo trattato ambientale nato per fronteggiare il problema del riscaldamento globale. Conosciuto anche come Accordi di Rio, perché si è tenuto in questa città brasiliana all’interno del Summit della Terra del 1992, è importante perché segna il momento in cui il mondo ha iniziato a preoccuparsi del cambiamento climatico.
Nel 1995 ha avuto luogo la prima COP, quando le parti coinvolte nel trattato si sono riunite per discutere e prendere decisioni concrete per raggiungere l’obiettivo di ridurre il più possibile l’impatto dell’uomo su ambiente e clima.
Per convenzione, le COP si tengono ogni anno nel mese di dicembre.

COP FAMOSE PER I RISULTATI RAGGIUNTI

Foto: www.iusinitinere.it

Nonostante siano spesso criticate dagli ambientalisti perché ritenute poco incisive (ad esempio non ci sono sanzioni se non vengono rispettati gli accordi presi, oppure un Paese è sempre libero di ritirarsi e non applicare più i principi adottati), alcune COP sono entrate nella storia.
Famosa ad esempio la COP3, che ha segnato una svolta in fatto di lotta ai cambiamenti climatici: qui oltre 180 Paesi hanno realizzato e firmato il protocollo di Kyoto, il primo trattato internazionale a prevedere un obbligo di riduzione delle emissioni di inquinanti.
Molto discussa anche la COP21, in cui sono stati negoziati gli accordi di Parigi, definiti un patto climatico globale perché approvati all’unanimità dai 196 Stati presenti: l’impegno preso è quello di fare il possibile affinché la temperatura media globale non superi di oltre 2° quella dei livelli pre-industriali, per evitare conseguenze disastrose.
Certo, si poteva decisamente fare di meglio, visto che gli accordi non sono vincolanti, il meccanismo di revisioni per verificare gli impegni dei vari Paesi non è ancora entrato in funzione e non un cenno è stato fatto sulle fonti fossili. Nessuna ripercussione se si abbandonano gli accordi, così come ha annunciato di voler fare Trump con gli Stati Uniti e non proseguire la strada presa dal suo predecessore Obama; un caso analogo è già successo, quando il neo eletto Presidente Bush si ritirò dal protocollo di Kyoto, firmato dall’allora Presidente in carica Clinton. Un bel problema, considerando che gli Stati Uniti sono, insieme alla Cina, i più grandi responsabili di emissioni di gas serra al mondo!

COP24: QUALI ERANO GLI OBIETTIVI…

Foto: www.csmonitor.com

La Cop24, tenutasi a Katowice, in Polonia, dal 3 al 14 dicembre scorso, partiva con la premessa di dover stabilire le regole per attuare, in concreto, gli obiettivi ideati con gli accordi di Parigi.
L’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change, formato dall’Organizzazione metereologica mondiale e il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente) ha pubblicato il suo rapporto quinquennale poco prima della Cop24, cambiando le carte in tavola: l’allarme lanciato dagli scienziati è che mantenersi a soli 2° in più non servirebbe a evitare ripercussioni drammatiche. Potrebbero scomparire il 13% degli ecosistemi, accelerando ancora di più l’estinzione di massa già in atto, in estate l’Artico resterebbe senza ghiaccio, le barriere coralline di tutto il mondo sparirebbero. Governi e singoli individui dovrebbero quindi porsi come nuovo obiettivo quello di non andare oltre 1,5°, riducendo le emissioni di CO2 del 45% entro il 2030 ed arrivare alla neutralità entro il 2050, attraverso la riforestazione, producendone meno e implementando le energie da fonti rinnovabili; ovviamente il tutto si raggiunge anche con piccoli gesti quotidiani come ridurre la carne, sfruttare la mobilità sostenibile e molto altro (qui trovate un decalogo di consigli per ridurre la CO2).

… È STATO UN SUCCESSO O UN FALLIMENTO?

 

Foto: www.meteoweb.eu

Come avranno reagito le parti dopo che l’IPCC ha dichiarato che più che urgenza, quella del clima è una situazione di emergenza? Secondo le principali associazioni ambientaliste, il problema non è stato affrontato con la giusta preoccupazione.
Dopo 13 giorni di negoziati, i quasi 200 Stati coinvolti hanno approvato il “Libro delle Regole”, un accordo contenente gli obblighi che dovranno rispettare per poter applicare quanto stabilito durante la Cop21. Secondo Greenpeace, questo accordo è però troppo debole per far fronte alle conseguenze prospettate dagli ultimi report di organizzazioni come IPCC, né sono stati espressi impegni chiari traducibili in azioni concrete. Dello stesso avviso anche Legambiente, che afferma che ci si aspettava una risposta più forte, mentre invece sono rimaste in sospeso molte lacune come quale sarà l’impegno per ridurre effettivamente l’emissione di gas serra o come dare aiuto, anche economico, alle popolazioni più vulnerabili ai cambiamenti climatici come quelle dei Paesi in via di sviluppo. Secondo il WWF, qualche passo avanti è stato fatto ma non ancora sufficiente per gestire il problema nel breve e nel lungo periodo.
Qualche esperto o scienziato vede il lato positivo, ovvero che anche se gli accordi attuali non sono proprio soddisfacenti, almeno un accordo si è raggiunto, e non è stato facile: le trattative sono state difficili, c’è voluto un giorno in più del previsto e si è dovuto pure combattere con qualche Paese che pretendeva di omettere i risultati dell’ultimo studio dell’IPCC.
Altra notizia positiva, il nostro Paese, insieme all’Unione Europea, ha aderito alla Coalizione degli Ambiziosi, con l’impegno di migliorare gli obiettivi climatici stabiliti a Parigi e farlo prima del 2020.
Peccato che, per tutti gli Stati, non sia stato definito come dovranno dimostrare l’effettiva riduzione delle emissioni: un altro punto (importante) lasciato in sospeso.

 

In conclusione, penso anch’io come molte associazioni ambientaliste che la risposta data alla Cop24 non sia stata all’altezza della situazione, e che per la prossima conferenza bisognerà arrivare con proposte più concrete e che diano una risposta alle preoccupazioni della comunità scientifica. Però non si può sempre rimandare: il tempo non gioca a nostro favore.

 

Foto copertina: www.terranuova.it

 

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