A tavola

Dieta dei climatariani: salvare il pianeta a tavola


Dieta dei climatariani

Mangiare sano e salvare il pianeta sono stati per troppo tempo due concetti vicini sì, ma in molti casi destinati a restare a distanza. Un po’ come due binari, che procedono nella stessa direzione senza però sovrapporsi. Eppure si tratta di due lati della stessa medaglia, di un desiderio di salute che può e dovrebbe diventare globale. Quando si parla di salvaguardare la Terra e contrastare i cambiamenti climatici sono molti gli aspetti di cui tenere conto.

Ormai abbiamo sotto gli occhi le miriadi di connessioni tra ecosistemi anche distanti: microplastiche capaci di attraversare il mare fino a raggiungere continenti lontani, ma anche la distruzione di foreste e habitat che ci espone a malattie pandemiche. Fino ad arrivare ai fenomeni di surriscaldamento globale, con i Paesi più poveri spesso oggetto di catastrofi naturali innescate dall’inquinamento atmosferico delle nazioni più industrializzate.

Cosa c’entra il cibo in tutto questo? Per capirlo dobbiamo semplicemente farci due conti, a cominciare dalla scelta di ciò che mangiamo. Facciamo un esempio: se mi reco al supermercato e acquisto un prodotto locale, magari coltivato a pochissima distanza da dove vivo, quali sono i vantaggi per l’ambiente?

Sicuramente farò risparmiare al pianeta le emissioni provocate dall’importazione di alimenti coltivati o prodotti in un luogo più lontano (che sia dall’estero o semplicemente da un’altra regione d’Italia). Non solo, perché i produttori locali a cui mi affido potrebbero aver anche intrapreso un percorso di tutela della biodiversità del territorio. In questo caso risparmierò alla Terra gas nocivi e CO2, in più sosterrò la difesa del patrimonio naturale locale.

Abbiamo però appena accennato a quelli che possono essere i vantaggi di una dieta più attenta al clima. Un’alimentazione a cui si affidano con passione i climatariani. Quali sono tutti gli aspetti che contraddistinguono una dieta climatariana? Vediamoli insieme.

Dieta dei climatariani, come funziona

Insalata e pomodori

Entriamo quindi nel vivo del discorso iniziando dalla parola stessa, “Climatariani”, inserita nel 2015 dal New York Times tra le nuove parole dedicate all’alimentazione. L’obiettivo di questa dieta è un po’ anche il mio e quello di tutti gli ecocentrici: ridurre al minimo possibile il nostro impatto sul pianeta, così da preservarne il patrimonio naturale e frenare i cambiamenti climatici.

Evitare di inquinare è una degli elementi chiave della dieta climatariana. Ecco quindi che scegliere il biologico si rivela un’ottima soluzione, risparmiando alla Terra l’utilizzo di prodotti chimici di laboratorio. In più è possibile associare la scelta bio all’acquisto di alimenti a km zero, aggiungendo anche un notevole risparmio di CO2. Meglio ancora se il coltivatore segue delle pratiche come l’utilizzo di energie rinnovabili e tecniche volte a preservare la biodiversità del territorio. Aggiungiamoci anche l’acquisto di prodotti sfusi in molti casi eviteremo anche di favorire la produzione di inutili imballaggi in plastica.

Senza contare la vicinanza con la dieta mediterranea, che rende a noi un po’ più facile la scelta di prodotti climatariani. In sostanza si parla di mangiare molte verdure,  frutta, un po’ di cereali, frutta secca col guscio, semi e solo raramente carne o pesce. Similitudine ancora più stretta prendendo ad esempio un’alimentazione mediterranea improntata sulla dieta vegetariana.

Mangiare molta frutta e tanta verdura passa però anche per il rispetto della stagionalità dei prodotti ortofrutticoli. Quante volte su Ecocentrica abbiamo parlato delle stagioni e degli alimenti che sanno regalarci. Cibi che la natura ci regala per venire incontro alle nostre esigenze di quel periodo.

Alimenti sostenibili, come sceglierli

Noci, barbabietola e arance

Eccoci arrivati al momento fatidico: la scelta degli alimenti da portare in tavola. Abbiamo parlato di diversi aspetti, utili per guidarci verso i cibi più sostenibili, che riassumiamo in questo elenco:

  • Prodotti a km zero;
  • Alimenti biologici (no alle coltivazioni o agli allevamenti intensivi);
  • Cibi sfusi per evitare imballaggi inutili;
  • Rispetto della stagionalità dei prodotti e per il territorio;

A prescindere dal tipo di alimentazione seguita, in linea di massima un basso consumo di carne è associato a una minore impronta ambientale. A sostenerlo è anche la piramide ambientale realizzata dal Barilla Center for Food & Nutrition, che premia le coltivazioni di patate, frutta e ortaggi. Seguono il riso, le pane e il latte, purché nel rispetto di quanto detto sopra (quindi niente coltivazioni o allevamenti intensivi). Subito dopo troviamo pasta, legumi e uova.

Ai tre gradini più impattanti troviamo nell’ordine: carne suina e avicola; formaggi e pesce; carne bovina. Quest’ultima è vista dalla piramide ambientale del BCFN come l’alimento in assoluto a impatto più elevato.

Come abbiamo visto non si parla di fare grandi rinunce, anzi. La dieta climatariana è decisamente alla portata di tutti, basta volere un po’ più bene a noi stessi e alla Terra. In fondo, se possiamo aiutare entrambi, perché non farlo?

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