Le attività umane che emettono più gas serra, polveri sottili e agenti inquinanti
Meno smog, aria più pulita ed emissioni di gas serra ridotte. Non accade soltanto in Cina, in conseguenza del blocco totale delle attività industriali e del traffico a causa dell’emergenza Coronavirus, ma anche in Italia, soprattutto in Lombardia.
Un effetto indiretto – e per lo meno positivo! – delle misure restrittive in atto nella Regione per contenere il contagio da COVID19. Viabilità al minimo, aziende chiuse, inquinamento al ribasso e crollo dei livelli di Pm10 e biossido di azoto, come segnalano le numerose centraline di rilevamento sparse in tutto il territorio. Lo hanno confermato gli esperti di Arpa Lombardia, secondo cui il minore impatto ambientale delle attività umane ha agito in combinazione con il vento e le forti piogge, migliorando notevolmente la qualità dell’aria.
Una boccata d’aria fresca, è proprio il caso di dirlo, dopo la grande preoccupazione per la persistente cappa di inquinamento che ha oppresso negli ultimi mesi le più grandi città d’Italia.
Problema smog risolto e riscaldamento globale evitato? Decisamente no! Il blocco delle attività economiche e sociali nel Nord Italia non ha fatto altro che provare chiaramente lo stretto legame tra attività umane e sconvolgimenti ambientali, evidenziando scientificamente – se ancora ce ne fosse bisogno – la diretta responsabilità dell’uomo nell’aumento indiscriminato dei gas serra nell’atmosfera.
Ma non lasciamoci trarre in inganno dai confortanti dati di febbraio: l’emergenza ambientale e climatica nel nostro Paese resta altissima ed è fondamentale essere consapevoli di quali attività umane concorrono ad aumentare le emissioni gas climalteranti e a rendere tossica l’aria delle nostre città. Sono, infatti, circa 56mila i morti all’anno in Italia per patologie legate all’inquinamento, secondo il rapporto di Greenpeace “Aria tossica: il costo dei combustibili fossili”. L’aria avvelenata uccide più di qualsiasi virus, ma non fa scalpore!
POLVERI SOTTILI IN ITALIA: LE PRINCIPALI FONTI
Partiamo dal PM10, le pericolose polveri sottili che contaminano l’aria e danneggiano la nostra salute, anche se non contribuiscono direttamente ai cambiamenti climatici. L’ultimo studio aggiornato, condotto nel Nord Italia, evidenzia quali attività umane concorrono maggiormente ad emettere microparticelle tossiche in questa area del nostro Paese. Vediamole insieme:
- il 45% del PM10 deriva dal riscaldamento residenziale e dalla “combustione di biomasse legnose” (stufe e caldaie a pellets o a legna);
- il 14% viene emesso dai motori diesel;
- il 13% delle polveri fini è causato dalle particelle che si staccano dalle pastiglie dei freni e dagli pneumatici;
- il 27% deriva dalle attività industriali;
- il 15% del PM10 è, invece, dovuto all’agricoltura intensiva, poichè la volatilizzazione dell’ammoniaca – emessa dai fertilizzanti azotati, organici e di sintesi – contribuisce attivamente alla formazione di aerosol e, quindi, di particolato in atmosfera.
CHI EMETTE PIU’ GAS SERRA?
Se parliamo, invece, di gas serra – definiti dagli scienziati “climalteranti” per il loro ruolo nell’attuale processo di riscaldamento della superficie terrestre – dobbiamo affidarci alle stime dell’ISPRA, Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, riferite al 2016.
Partiamo da una buona notizia: rispetto al 1990 le emissioni nel nostro Paese sono calate del 17,5% soprattutto grazie all’aumento della produzione di energia da fonti rinnovabili e all’incremento dell’efficienza energetica. Un trend positivo per l’ambiente ma la strada verso un Paese a emissioni zero è ancora lunga!
Ecco la top list dei principali settori imputati dell’aumento dei gas ad effetto serra in Italia:
- l’81,1% deriva dal settore energetico (consumo di combustibili fossili per la produzione di energia utilizzata per soddisfare i consumi di elettricità e riscaldamento, i fabbisogni industriali e il settore dei trasporti);
- il 7,5 % viene sprigionato direttamente dalle attività industriali;
- il 7,1% deriva dal settore agricolo, al netto delle emissioni legate all’uso del suolo e alle foreste;
- il 4,3% viene emesso dai processi di smaltimento dei rifiuti.
Va detto che, in tema di emissioni di gas serra, l’Italia è uno tra i Paesi europei più virtuosi: ne emettiamo meno rispetto alla media UE e ci collochiamo al 6° posto dopo Regno Unito, Austria, Lussemburgo, Francia e Svezia.
OSSIDI E BIOSSIDI DI AZOTO: DA DOVE PROVENGONO?
Si stima che in Italia vengano emessi in atmosfera circa 2 milioni di tonnellate all’anno di ossidi e biossidi di azoto, pericolosi inquinanti aerei che risultano davvero dannosi per la nostra salute ma non climalteranti. Ecco le principali fonti, secondo i dati dell’ARPA (Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente):
- in primis il traffico degli autoveicoli, che contribuisce per oltre la metà delle emissioni totali;
- la combustione del gas domestico per il riscaldamento e per la cottura dei cibi (radiatori a cherosene, stufe e radiatori a gas);
- gli impianti termici e le centrali termoelettriche;
- la produzione dei fertilizzanti azotati;
- la produzione di acido nitrico per ossidazione dell’ammoniaca;
- la fabbricazione degli esplosivi;
- tutti i processi chimici che impiegano acido nitrico (come ad esempio la dissoluzione di metalli).
Riuscirà l’uomo moderno, una volta risolta l’emergenza Coronavirus e ripresi i normali ritmi quotidiani, a trasformare questo dramma globale in una occasione unica e irripetibile per adottare uno stile di vita più sostenibile per l’ambiente?
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