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Perché è importante ridurre il consumo di plastica


Tessa Gelisio, problemi della plastica

Non è di certo un segreto: la plastica è uno dei materiali più inquinanti e dannosi che l’uomo abbia mai creato e, purtroppo, oggi la sua presenza è praticamente ubiquitaria. Ed è proprio per questo che, ormai da diversi decenni a questa parte, scienziati ed ecologisti cercano di sensibilizzare su un suo utilizzo più consapevole. Ma perché è importante ridurre il consumo di plastica?

È di certo una domanda che la gente comune potrebbe domandarsi, non avendo possibilità di sperimentare direttamente nel proprio quotidiano gli effetti dannosi di questo materiale. D’altronde la plastica è comoda, versatile, economica, nonché decisamente utile: perché rinunciarvi?

L’impatto ambientale della plastica

Per comprendere quali siano le motivazioni alla base della richiesta di utilizzare quanta meno plastica possibile, è utile innanzitutto ricordare quale sia l’impatto ambientale di questo materiale.

Un irrecuperabile inquinamento marino

Plastica e ambienti marini

Il primo fattore da prendere in considerazione è il ruolo della plastica nell’inquinamento marino. Gli oggetti creati a partire da questo materiale – in particolare packaging alimentare, ma anche flaconi di detergenti e cosmetici – finiscono in grandissime quantità nei corsi d’acqua di tutto il mondo, per poi riversarsi nei mari e negli oceani. Secondo un recente studio, vi sarebbero più di 5 trilioni di frammenti di plastica nelle acque mondiali, pari a oltre 250.000 tonnellate.

Una volta raggiunte le grandi distese marittime e oceaniche, la plastica causa numerosi problemi:

  • inibisce i processi di fotosintesi clorofilliana da parte di diverse specie vegetali acquatiche, riducendo l’illuminazione solare. Ciò comporta una minore liberazione di ossigeno, necessario affinché gli stessi ambienti marini possano sopravvivere;
  • contamina le acque con sostanze chimiche pericolose, come ftalati, policlorobifenili, esaclorobenzene, bisfenolo: tutti composti che possono alterare lo sviluppo sia delle specie vegetali che di quelle animali;
  • minaccia la sopravvivenza di numerose specie animali acquatiche, che possono ingerire plastica scambiandola per prede o, ancora, rimanere intrappolati in buste, cordoncini, reti e altri materiali analoghi;
  • rilascia quantità incredibili di microplastiche, ovvero dei frammenti di plastica dalle dimensioni infinitesimali, praticamente impossibili da rimuovere ed estremamente contaminanti. 

Se si pensa che nel bel mezzo dell’Oceano Pacifico si è formato, a causa delle correnti oceaniche, una vera e propria isola fatta unicamente di plastica – il Pacific Trash Vortex, tale da coprire 2,6 milioni di chilometri quadrati – è chiaro quanto il problema sia esteso.

La plastica inquina anche i terreni

Plastica e terreno

Non solo oceani, la plastica ha effetti nocivi anche sulla terraferma. Infatti i rifiuti plastici, spesso accumulati in discariche o abbandonati nell’ambiente, contaminano il suolo, alterandone la struttura e la fertilità. Ad esempio, diverse ricerche, hanno dimostrato che la plastica nei terreni:

  • riduce la capacità del suolo di trattenere l’acqua, influenzando negativamente la crescita delle piante;
  • rilascia microplastiche che, oltre ad alterare la composizione chimica del terreno, vengono ingerite dagli animali o assorbite dalle piante, entrando così all’interno della catena alimentare;
  • contamina le acque in profondità, poiché penetrando nel terreno raggiunge le falde acquifere, rilasciando poi sostanze dannose come ftalati, ritardanti di fiamma bromurati, BPA e molto altro ancora.

E inoltre indispensabile sottolineare che gran parte delle sostanze chimiche di cui la plastica è composta appartiene alla famiglia degli interferenti endocrini, capaci quindi di frenare la capacità riproduttiva di numerose specie selvatiche.

La plastica consuma grandi risorse non rinnovabili

Plastica e petrolio

Non è però tutto, poiché la produzione di plastica dipende largamente da fonti non rinnovabili, quali il petrolio, il metano e altre fonti fossili analoghe. Tutte sostanze che non solo inquinano per produrre materiali plastici, ma anche con la loro estrazione e successiva combustione.

Stando a una recente analisi, la produzione di una tonnellata di plastica richiede almeno 900 litri di petrolio, oltre che ingenti quantità d’acqua e di energia elettrica. Così facendo, contribuisce alle emissioni di CO2 in atmosfera – circa 2,5 tonnellate di CO2 equivalente per ogni tonnellata di plastica prodotta – aggravando così i cambiamenti climatici.

Gli effetti sulla salute della plastica

Salute e fertilità

Le questioni ambientali rappresentano soltanto una parte dei danni causati dalla plastica. Questo materiale può infatti influenzare anche la salute umana, con conseguenze anche molto pericolose.

Come anche accennato nei precedenti paragrafi, la plastica contiene numerosi interferenti endocrini, che possono limitare le capacità riproduttive umane. Diversi studi confermano, ormai da diversi anni a questa parte, il ruolo di ftalati e affini nella sempre più diffusa infertilità.

Non è però tutto, poiché questo materiale può danneggiare anche l’organismo con le microplastiche, sebbene gran parte degli effetti siano attualmente ancora in corso di studio. In particolare, i frammenti di plastica:

  • si accumulano nei polmoni, passando poi nel sistema circolatorio;
  • possono superare la barriera della placenta umana, raggiungendo il feto;
  • sono state ritrovate anche a livello del cervello.

Fra i possibili effetti, oltre alle alterazioni del sistema ormonale, si stimano modifiche al metabolismo, danni ai tessuti degli organi, un possibile peggioramento delle problematiche cardiovascolari e, sebbene non vi siano ancora estreme evidenze, anche aumentare il rischio di patologie tumorali.

I benefici della riduzione del consumo di plastica

Oggetti plastic free

Fatte le premesse dei precedenti paragrafi, perché dovremmo ridurre il consumo di plastica? Quali sono i principali benefici di un ricorso più consapevole a questo materiale?

Sono tanti in vantaggi che possono derivare dall’eliminazione, o comunque da un consumo decisamente più ridotto, nel ricorso alla plastica:

  • una minore produzione di rifiuti di difficile gestione che, come già visto, rischiano di accumularsi nell’ambiente, in particolare nei mari e negli oceani;
  • una maggiore protezione degli ecosistemi e della biodiversità, ripristinando gradualmente la fertilità sia dei suoli che delle specie animali e vegetali;
  • una riduzione ai rischi associati alla salute, in particolare riducendo le minacce al già delicato sistema ormonale umano;
  • una più elevata possibilità di mitigare il cambiamento climatico, limitando l’emissione in atmosfera di grandi quantità di CO2 e lo sfruttamento di fonti non rinnovabili altamente inquinanti.

Vi è però un fattore di cui spesso non si parla, ovvero l’impatto sull’economia della riduzione di plastica. Stando a un rapporto UNEP, limitando la produzione di nuova plastica e incentivandone il recupero tramite economie circolari, si potrebbero creare ben 700.000 nuovi posti di lavoro, principalmente nei settori del riciclo e della gestione dei rifiuti.

In definitiva, ridurre la plastica nella nostra quotidianità ha un enorme impatto sia sugli ecosistemi che sulla nostra salute. E farlo è molto semplice, poiché questo materiale può essere facilmente sostituito con altri più sostenibili, come il vetro, la carta, il cartone, l’alluminio e molti altri. Perché non cambiare rotta, allora, già da oggi?

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