I ghiacciai sono sempre più in pericolo. Durante le vacanze estive, ha tenuto banco sulla cronaca nazionale il caso di due turisti che, tornati dopo 15 anni sul ghiacciaio svizzero del Rodano, l’hanno trovato completamente sciolto. E proprio da questa vicenda, nasce una domanda: come stanno i ghiacciai italiani? Purtroppo, male: si sono ridotti in estensione del 30% rispetto ai livelli registrati negli anni ‘80 e, se non si agirà tempestivamente nella contenzione dei cambiamenti climatici, potrebbero scomparire entro la fine del secolo.
Come sapete, il tema della conservazione dei ghiacciai mi sta particolarmente a cuore. Da questi freddi paradisi non dipende soltanto la sopravvivenza di decine di ecosistemi, ma anche la nostra: sono, infatti, le nostre principali riserve di acqua dolce. Eppure, il loro scioglimento è sempre più veloce e inesorabile: ne avevo già parlato lo scorso anno, qui su Ecocentrica On Air, con il vicepresidente del Comitato Glaciologico Italiano Marco Giardino.
Lo stato di salute dei ghiacciai italiani
Non si può dire che quello dello scioglimento dei ghiacciai italiani sia un problema nato all’improvviso. Già dai primi anni ‘90 si sono cominciati a registrare dei pericolosi restringimenti e nel 2015, con l’ultimo Catasto dei Ghiacciai Italiani, l’ISPRA aveva lanciato l’allarme: i ghiacciai italiani stanno scomparendo.
Ai tempi, dall’analisi di 900 paradisi di ghiaccio tra Lombardia, Piemonte, Valle d’Aosta, Trentino Alto Adige e Veneto era emerso un restringimento della superficie prossimo al 30%, contestuale anche a una riduzione importante dello spessore medio del ghiaccio. A quasi 10 anni di distanza, la percentuale del 30% è comune a tutti i ghiacciai e alcuni potrebbero averla anche superata.
I nuovi dati dalla Carovana dei Ghiacciai in Valle d’Aosta
Proprio in questi giorni, Legambiente – in collaborazione con il CIPRA e il Comitato Glaciologico Italiano – ha concluso la sua Carovana dei Ghiacciai 2024: un progetto di monitoraggio sui numerosi ghiacciai che caratterizzano la Valpelline, in Valle d’Aosta.
I dati sono purtroppo preoccupanti:
- rispetto all’estensione del 1850, il ghiacciaio maggiore si è ridotto di ben 7 chilometri;
- il ghiacciaio del Grand Murailles ha perso 1.3 chilometri di lunghezza rispetto al 2005;
- il ghiacciaio di Tza de Tzan ha perso 1.2 chilometri di lunghezza rispetto al 2002.
Dei dati allarmanti, che confermano l’effetto devastante dei cambiamenti climatici sulla sopravvivenza di queste enormi distese di ghiaccio: l’aumento delle temperature, unito alle sempre più frequenti piogge in quota, stanno accelerando il processo di scioglimento, modificando anche la morfologia della zona: si conta, infatti, un volume di detriti portati a valle pari a 300.000 camion. Nel mese di settembre, la Carovana proseguirà in Lombardia, Veneto e Friuli, con la tappa finale sulla Marmolada.
Lo scioglimento degli altri ghiacciai italiani
In attesa dei dati definitivi per il 2024, una fotografia delle condizioni dei ghiacciai italiani proviene dalla precedente edizione della Carovana dei Ghiacciai, quella che si è conclusa a fine 2023. E, anche in questo caso, i dati sono davvero preoccupanti:
- il ghiacciaio del Rutor, in Valle d’Aosta, ha perso 4 chilometri quadrati in estensione rispetto al 1865, di cui 1.5 solo negli ultimi 50 anni;
- il ghiacciaio del Belvedere, in Piemonte, si è ridotto del 20% in 50 anni e, negli ultimi 10 anni, ha perso 60 metri in estensione;
- il ghiacciaio di Dosdè Est, in Lombardia, ha perso il 47% della sua superficie dal 1932, con una media di 1.6 ettari – quasi tre campi da calcio – l’anno;
- il ghiacciaio del Mandrone, in Trentino Alto Adige – parte dell’Adamello, ovvero il ghiacciaio più esteso dello Stivale – ha perso l’equivalente di 70 campi da calcio dal 2015 a oggi;
- il ghiacciaio Ochsentaler, al confine con l’Austria, dal 1850 a oggi è arretrato di 2.400 metri;
- il ghiacciaio Morteratsch, in Svizzera, dal 1878 ha perso quasi 3 chilometri di estensione.
Le nevicate del 2024 non hanno aiutato
L’improvviso – ma momentaneo – calo delle temperature che si è registrato tra la primavera e l’estate, con piogge torrenziali che hanno coinvolto gran parte dell’Italia a maggio e a luglio, aveva fatto ben sperare per i nostri ghiacciai. Questo perché, a differenza degli anni precedenti, in quota si sono verificate delle fitte nevicate, che hanno ricoperto gli strati di ghiaccio.
Purtroppo, come spiegato da diversi esperti in un’intervista per Lifegate, queste nevicate non hanno purtroppo aiutato. Per quanto l’aumento delle precipitazioni nevose sia positivo, poiché aiuta a ridurre la temperatura di superficie dei ghiacciai – le piogge, invece, la aumentano – non è sufficiente a garantire la formazione di nuovo ghiaccio. È indispensabile che un ghiacciaio ogni anno formi nuovo ghiaccio, tuttavia, non vi sembrano essere le condizioni climatiche necessarie: dopo le nevicate, l’arrivo del caldo torrido estivo – sopra la media degli ultimi anni, tanto che già si stima che il 2024 possa essere l’anno più caldo di sempre – ha azzerato i vantaggi delle nevicate.
Scomparsa dei ghiacciai: cosa fare?
Il monito degli esperti non è da sottovalutare: entro il 2050, tutti i ghiacciai al di sotto dei 3.500 metri d’altezza potrebbero essere scomparsi. Ed entro fine secolo, anche al di sopra di questa quota potremmo non trovare più ghiaccio. Un dramma per la sopravvivenza umana e degli ecosistemi poiché, come ho già spiegato in apertura, i ghiacciai rappresentano i serbatoi di acqua dolce dell’umanità. E non è tutto, poiché dallo scioglimento dei ghiacci presenti potrebbe emergere vecchi patogeni, conservati per millenni, contro i quali l’uomo non dispone di armi immunitarie.
L’unico modo per frenare questo processo, è quello di evitare il più possibile un aumento delle temperature superiore a 1.5 gradi rispetto al periodo preindustriale, così come stabilito dagli Accordi di Parigi, entro il 2050. Obiettivo dal quale, purtroppo, siamo ancora ben lontani. La lotta alle emissioni climalteranti – le maggiori responsabili dell’innalzamento delle temperature, in particolare la CO2 – deve perciò diventare la nostra priorità.
In definitiva, il traguardo è lontano e le possibilità di salvare i ghiacciai si riducono di giorno in giorno, ma non dobbiamo gettare la spugna: ne va della nostra stessa salvezza!
No Comments