Punto di vista

Respirare i detersivi fa male? Occhio a quelli per vetri!


Respirare detersivi fa male, soprattutto quelli per vetri, che contengono diverse sostanze nocive per inalazione: ecco come evitare rischi.

Forse l’avrete sentito o letto sui giornali: meno di un mese fa, una donna in Puglia è rimasta vittima di un incidente domestico, in particolare di una nube tossica generata da un mix di detergenti per le pulizie. Un triste fatto di cronaca che ha riportato l’attenzione sui potenziali pericoli che si nascondono nelle nostre case: basti pensare che circa il 90% dei casi che richiedono l’intervento dei Centri Anti Veleni, avvengono tra le quattro mura, e un terzo di questi sono causati dall’utilizzo improprio di prodotti chimici.

Anche Fabrizio Zago, chimico industriale noto per il suo EcoBioDizionario, un database che contiene informazioni su oltre 30.000 sostanze contenute in cosmetici e detergenti, mi aveva messa in guardia: in casa, la concentrazione di sostanze nocive determina un inquinamento ancora maggiore di quello esterno, perché quotidianamente utilizziamo un gran numero di prodotti per la casa e l’igiene personale, esponendoci mediamente a 168 ingredienti chimici, alcuni potenzialmente pericolosi anche a piccole dosi, soprattutto se non ci si protegge con alcune accortezze. Innanzitutto, mai mescolare prodotti diversi, e ciò non significa solo evitare di metterli nello stesso contenitore, ma anche di utilizzarli sulla stessa superficie, uno dopo l’altro: alcune sostanze reagiscono tra loro sviluppando clorammine, estremamente tossiche già per inalazione. Già, perché l’inalazione è una delle principali vie di esposizione agli inquinanti, in particolare di quelli gassosi e volatili, che entrano nel nostro organismo attraverso le vie respiratorie; non sempre desta la stessa preoccupazione della tossicità da contatto o del pericolo di ingestione, e invece il livello di allerta dovrebbe essere lo stesso, sia per i danni immediati che per quelli a lungo termine: pensate che, secondo una ricerca europea pubblicata sull’American journal of respiratory and critical care medicine, respirare quotidianamente i detersivi durante le pulizie sarebbe nocivo per i polmoni quanto il fumo!

Respirare i detersivi fa male: scopriamo quali e perché

E se parliamo di sostanze volatili, non possiamo non citare quelle contenute nei detersivi per vetri: la loro azione è quella di rimuovere lo sporco, attraverso l’uso di solventi con azione sgrassante; tra questi, è accettabile l’alcool, mentre lo è decisamente meno l’ammoniaca, che invece è spesso impiegata nelle formulazioni.
Vediamo insieme quali insidie si nascondono in questi prodotti per la casa!

Ammoniaca: efficace sì, ma inutilmente rischiosa

Quando avevamo parlato degli ingredienti per le pulizie più dannosi, avevamo citato proprio l’ammoniaca, insieme alla candeggina. Come sgrassatore funziona anche in piccole quantità, ma oltre ad essere inquinante per l’ambiente (è tossica per gli organismi acquatici e gli ecosistemi marini), è pericolosa per la salute: da evitare il contatto con pelle e occhi perché può causare ustioni cutanee e lesioni alla cornea, ma è nociva anche per inalazione, essendo irritante per le vie respiratorie.

È contenuta soprattutto nei prodotti per la pulizia dei vetri, ma la buona notizia è che è facilmente riconoscibile nell’elenco degli ingredienti con il nome “Ammonium hydroxide”. Se la conosci, la eviti!

Cosa sono i COV

Questa sigla sta per “Composti Organici Volatili” e indica un insieme di sostanze chimiche inquinanti con vari effetti nocivi sulla salute, più o meno gravi: sul sito del Ministero della Salute si parla di «effetti a carico di numerosi organi o apparati, in particolare a carico del sistema nervoso centrale. (…) È stato ipotizzato che l’inquinamento indoor da COV possa costituire un rischio cancerogeno per i soggetti che trascorrono molto tempo in ambienti confinati.»

I COV sono contenuti in vari prodotti, tra cui smalti e levasmalto, lacche per capelli, profumi per la persona e per l’ambiente, più alcuni detersivi; non tutti, perché, mi ha spiegato Fabrizio Zago, la legge stabilisce che una sostanza sia un COV in base a determinate caratteristiche, come la capacità di evaporazione, ma quelli che ne contengono in quantità più elevate sono i detergenti per vetri, dove la percentuale arriva anche al 10-15%.

Evitarli è difficile perché, dice Zago, «Questi composti sono tenuti sotto osservazione, ma per ora non è stata fatta nessuna legge a livello europeo che dia delle limitazioni; esistono solo delle realtà nazionali, come la Svizzera, che per motivi di salute e di inquinamento ha deciso di ridurne l’impiego, e l’ha fatto nel modo più efficace possibile: più COV contiene il prodotto, più tasse le aziende devono pagare, sistema che le ha spinte a studiare formulazioni con quantità sempre minori.»

Pulizie sicure: come fare

Potete optare i prodotti ecologici, purché lo siano davvero e non si tratti solo di una bella operazione di “greenwashing”. Diffidate dai claim pubblicitari e verificate sempre la composizione, anche attraverso l’uso di strumenti come EcoBioControl: preferite i prodotti che utilizzano alcool e tensioattivi di origine vegetale, più rapidamente biodegradabili; una garanzia è rappresentata dalle certificazioni, come AIAB, ICEA o Ecolabel: il disciplinare di quest’ultimo, ad esempio, stabilisce una percentuale massima di COV del 6%.

L’alternativa più semplice ed economica è l’autoproduzione: bastano pochissimi ingredienti (ed attrezzi) per rimuovere sporco e aloni! Se non sapete da dove cominciare, potete consultare il mio recente post sui rimedi fai da te per la pulizia dei vetri.

Un consiglio, però, che mi sento di darvi sempre e comunque, anche se utilizzate detergenti naturali, è quello di areare sempre gli ambienti: se volete evitare di respirare detersivi che fanno male, le pulizie vanno fatte con le finestre aperte, perché in un ambiente chiuso le sostanze chimiche si concentrano velocemente in gran quantità!

N.B.: Le mie considerazioni sugli ingredienti le ho fatte alla luce di studi scientifici, opinioni di esperti di cui mi fido, fonti come EcoBioControl o i regolamenti delle certificazioni eco-biologiche.

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