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Sostanze inquinanti che respiriamo, beviamo e mangiamo


Tessa Gelisio, sostanze inquinanti

Ogni giorno respiriamo, beviamo e mangiamo delle sostanze altamente inquinanti e nocive per la salute, senza nemmeno rendercene conto. Purtroppo è così: abbiamo danneggiato il nostro Pianeta, con decenni di consumi forsennati e abbiamo così contaminato aria, acqua e cibo con migliaia di inquinanti dannosi per la salute. Ma quali sono gli inquinanti più diffusi e, soprattutto, cosa possiamo fare per ridurre la nostra esposizione?

Dalle ormai ubiquitarie microplastiche fino ai metalli pesanti che si accumulano nei nostri polmoni: per troppo tempo ci siamo disinteressati delle sorti dell’ambiente, ora ne paghiamo le conseguenze. E anche con gli interessi, considerando come le patologie dovute all’inquinamento siano in rapido aumento. Ho voluto perciò capire quali siano le sostanze con cui abbiamo a che fare ogni giorno e, soprattutto, come ridurre la nostra esposizione.

Le sostanze inquinanti che respiriamo

Sostanze inquinanti, smog

Non si può dire che l’inquinamento dell’aria sia una questione che ci abbia coltio di sorpresa, considerando come si discuta da oltre trent’anni sui rischi dell’esposizione continuativa allo smog, senza che tuttavia sia stato fatto granché per contenerlo.

Il traffico stradale, i fumi emessi dai sistemi di riscaldamento, la produzione di energia con combustibili fossili e le attività industriali hanno liberato in atmosfera una lunga serie di elementi nocivi. Sostanze che non solo inaliamo inconsapevolmente, ma capaci di danneggiare i tessuti dei nostri organi. Così come spiega la Fondazione Umberto Veronesi, l’inquinamento atmosferico può favorire disturbi respiratori, asma, tumori ai polmoni, tromboembolismo, ipertensione, scompenso cardiaco, ictus, arteriosclerosi, decadimento precoce delle funzioni cognitive e molto altro ancora. Ma quali sono le sostanze che più preoccupano?

  • Ossido di zolfo: generato soprattutto dal fumo di sigaretta e da alcune tipologie di riscaldamento, come gli impianti a cherosene, può irritare le vie respiratorie rendendo più frequenti tosse, bronchite, tracheite e asma. Nei soggetti ipersensibili, può anche determinare irritazioni cutanee e degli occhi;
  • Ossidi di azoto (monossido e biossido di azoto): tipici dei centri urbani ad alta concentrazione di traffico stradale, infiammano le mucose dell’apparato respiratorio, riducono la funzionalità polmonare, rendono più grave l’asma e modificano le difese immunitarie dei polmoni, che sono quindi maggiormente soggetti a infezioni batteriche e virali;
  • Monossido di carbonio: gas prodotto dalla combustione incompleta di carburanti e materiali contenenti carbonio, è prodotto principalmente dal traffico stradale e dai sistemi di riscaldamento. Il monossido di carbonio si sostituisce all’ossigeno nell’emoglobina e gli organi, non ricevendo appunto sufficiente ossigeno, non riescono ad assolvere alle loro funzioni. Le esposizioni più gravi, ad esempio per il malfunzionamento di una stufa a livello domestico, possono essere letali;
  • Particolato sottile: diviso in PM 10 e PM 2.5, a seconda della grandezza in micron delle particelle inquinanti, viene generato dai processi di combustione di idrocarburi oppure del legno. Il particolato giunge nelle aree più profonde e del polmone e, oltre a causare sindromi respiratorie gravi, entra nel sangue con possibili effetti sulla salute ancora in fase di studio;
  • Sottoprodotti della combustione di idrocarburi: sostanze come il benzene e metalli pesanti come il piombo, capaci non solo di depositarsi in profondità nei polmoni, ma anche di superare la barriera ematica e raggiungere quindi tutti gli organi. In particolare, grande preoccupazione stanno generando i possibili effetti sul cervello, tra cui un rischio maggiore di sviluppare tumori e malattie neurodegenerative;
  • Composti organici volatili (VOC) e inquinanti domestici: si tratta di sostanze chimiche in grado di evaporare facilmente, già a una temperatura di 20 gradi, lasciando nel pulviscolo delle molecole nocive. Possono essere causa di irritazione delle prime vie respiratorie, dell’alterazione delle mucose nelle vie respiratorie profonde, di alterazioni nella produzione di ormoni – soprattutto nei bambini – poiché noti anche come interferenti endocrini. Diffusi soprattutto in ambiente domestico e derivati da vernici, detergenti e molte altre sostanze, sono spesso associati ad altri inquinanti della casa, come ad esempio la formaldeide;
  • Ritardanti di fiamma bromurati: si tratta di speciali sostanze che vengono impiegate per ridurre la possibilità che alcuni materiali – il legno dei mobili, la scocca degli elettrodomestici oppure i tessili della casa – prendano fuoco. Anche in questo caso, possono influire sul sistema ormonale e, nel tempo, sembra possano favorire l’insorgenza di malattie neurodegenerative e tumori;
  • Microplastiche: minuscoli frammenti di plastica, non riconoscibili a occhio nudo, ormai ubiquitari su tutto il Pianeta. Gli effetti della loro contaminazione sono tutt’oggi al vaglio degli esperti, ma si pensa possano inibire lo sviluppo ormonale e incentivare malattie neurodegenerative, anche perché se inalati tendono ad accumularsi nel cervello.

Le sostanze chimiche che beviamo e mangiamo

Pesticidi

Come se non bastasse, non solo le sostanze chimiche nocive si concentrano nell’aria per via dell’inquinamento atmosferico e domestico, ma vi sono elementi tossici anche nelle acque potabili e nel cibo che consumiamo quotidianamente.

Per quanto riguarda gli alimenti, le contaminazioni avvengono principalmente a livello agricolo – ad esempio con il ricorso a fertilizzanti chimici e pesticidi – che si depositano su frutta e verdura, ma anche con l’esposizione per contatto, ad esempio con il packaging in plastica o tramite l’aria da dove arrivano altre sostante poco desiderabili e microplastiche.

Più complesso è invece il discorso per l’acqua: per quanto sia quella che sgorga dai nostri rubinetti che quella in bottiglia siano sottoposte a severi controlli, vi sono sempre dei limiti di legge per le concentrazioni degli inquinanti. Sono poche le acque che ne sono totalmente prive: più del 60% dei corsi d’acqua dolce italiani, ad esempio, vedono contaminazioni di vario livello. Inoltre, non vengono ricercati con le analisi tutti i possibili inquinanti ma solo i principali. Ma quali sono gli inquinanti più diffusi?

  • Tracce di pesticidi: per via delle attività dell’agricoltura intensiva, oggi sempre più fonti alimentari e di acqua dolce presentano residui di pesticidi. Uno dei più famosi è il glifosato, che potrebbe interferire con il normale sviluppo ormonale e favorire la comparsa di tumori, ma anche bentazone, fungicidi e molti altri ancora;
  • Tracce di detergenti: l’ampia diffusione di detergenti e solventi per la pulizia della casa, dalla più classica candeggina a vari tensioattivi non biodegradabili, ha determinato un’estesa contaminazione delle acque, utilizzate poi per l’irrigazione dei campi agricoli. Si tratta di sostanze irritanti per le mucose, che possono aumentare il rischio di sviluppare patologie cardiache e tumori;
  • PFAS: sono sostanze chimiche che vengono impiegate a livello industriale per rendere alcuni materiali impermeabili sia all’acqua che ai grassi. In particolare, sin dagli anni ‘50 sono stati largamente utilizzati per impermeabilizzare tappeti, tessili della casa e pelli, ma anche nelle vernici, nelle schiume antincendio e per la produzione di pentole e padelle antiaderenti. L’esposizione prolungata può determinare malfunzionamenti della tiroide con conseguenti squilibri ormonali, rendere infertili e aumentare il rischio di sviluppare tumori e malattie neurodegenerative;
  • Interferenti endocrini: i più diffusi sono ftalati e bisfenoli, sostanze impiegate a livello industriale per rendere più malleabili i materiali plastici. La contaminazione con le bevande e il cibo avviene per contatto: il caso più comune è quello dei biberon in plastica, che possono rilasciare sostanze nocive nel latte. Questi composti chimici possono alterare le funzioni endocrine dell’organismo, quindi modificare la produzione di ormoni, il normale sviluppo nei bambini e aumentare il rischio di tumori;
  • Tracce di farmaci: i corsi d’acqua dolce italiani vedono sempre più alte concentrazioni di farmaci, come ad esempio antibiotici e neurolettici, che non riescono a essere filtrati dai sistemi di depurazione perché molecole di dimensione molto piccola. Oltre agli effetti ormonali e all’aumentato rischio di sviluppare tumori, la presenza di tracce di farmaci nell’acqua e negli alimenti influisce anche sul problema della sempre più diffusa resistenza dei batteri;
  • Microplastiche: non sono presenti solo nell’aria, ma anche nel cibo e nell’acqua. Si stima che ogni settimana ne consumiamo inconsapevolmente ben 5 grammi e gli effetti sulla salute non sono ancora pienamente conosciuti. Di certo queste microplastiche si depositano nei tessuti, superano la barriera della placenta e si depositano nel sangue.

Come proteggersi

Sostanze nocive e autoproduzione

Considerando come le sostanze chimiche nocive siano pressoché ovunque – nell’aria, nell’acqua e nel cibo e sia impossibile evitarle del tutto – come possiamo difenderci, per ridurre i rischi sulla salute? Il primo passo è quello di una diffusione massiccia di stili di vita più sostenibili che, riducendo la produzione di inquinanti, ne riduce ovviamente la diffusione e l’accumulo. In particolare, è necessario agire sulla progressiva eliminazione dei combustibili fossili per il settore dei trasporti e la produzione di energia, ma anche sull’incentivazione di pratiche agricole e basate sul biologico. Ma in attesa che gran parte della popolazione adotti degli stili di vita meno impattanti per l’ambiente, che fare?

  • Privilegiare il consumo di frutta e verdura proveniente da agricoltura biologica, dove il ricorso a pesticidi e altre sostanze chimiche di sintesi è vietato;
  • Autoprodurre, quando possibile, ad esempio coltivando un piccolo orto, meglio se su appezzamenti di terreno lontani dal traffico stradale e dall’inquinamento urbano;
  • Evitare alimenti venduti in confezioni di plastica e, a livello domestico, preferire contenitori in vetro per la conservazione dei cibi;
  • Areare spesso i locali, poiché la concentrazione di inquinanti negli ambienti chiusi può essere molto elevata, e ricorrere a piante ornamentali note per assorbire VOC, formaldeide e altre sostanze nocive. Qui su Ecocentrica ho già parlato delle piante più efficaci a questo scopo;
  • Preferire indumenti in fibra naturale anziché sintetica, per evitare il contatto diretto con le microplastiche, e utilizzare sacchetti e filtri per il bucato, così da non contribuire ulteriormente alla diffusione di frammenti di plastica. Ogni ciclo in lavatrice può infatti generare fino a 700.000 microplastiche.

In definitiva, non viviamo in un’era particolarmente salubre a causa degli errori che l’uomo ha perpetrato per decenni. Ora è giunto il momento di invertire la rotta, eliminando abitudini e comportamenti non solo dannosi per l’ambiente, ma anche per la nostra stessa salute!

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