Punto di vista

Stirare tutto? L’impatto ambientale del ferro da stiro


Stirare, Tessa Gelisio

Quello dello stirare tutto è un imperativo a cui ci siamo abituati: vuoi per convenzioni sociali, o semplicemente per sfoggiare un look impeccabile, ben pochi accetterebbero di uscire di casa indossando abiti ricolmi di pieghe e grinze. Ma ci siamo mai chiesti quale sia l’impatto ambientale del ferro da stiro, quanto questa necessità stia danneggiando il Pianeta? E, soprattutto, esistono delle alternative più sostenibili che ci permettano di risparmiare energia e ridurre le emissioni, senza però rinunciare a capi senza pieghe?

Non bisogna mentire: nessuno resiste al fascino di un capo ben stirato, ai tessuti privi di pieghe, perché – oltre a rimandare un’immagine curata di noi stessi – è anche un piacere per la pelle. D’altronde, sin da tempi antichissimi l’uomo ha elaborato vari sistemi per togliere le pieghe dai tessuti. E chi di noi non è più giovanissimo, ricorderà di certo il vecchio ferro da stiro a carbonella della nonna: la si recuperava dai camini accesi e, tramite un apposito vano sull’apparecchio, la piastra veniva così e riscaldata. Il problema ha iniziato a presentarsi da quando questi sistemi tradizionali, e decisamente rudimentali, sono stati soppiantati dai nuovi e performanti ferri da stiro a energia elettrica. Ma quanto si consuma a stirare tutto e, soprattutto, cosa ciò comporta a livello ambientale? Ho quindi deciso di effettuare alcune ricerche per capirne di più.

Stirare tutto: abiti belli, ma poca sostenibilità

Stirare

Come ho già accennato, tutti amano indossare capi perfetti e ben stirati, ma pochi si interrogano sulle conseguenze di questa abitudine. Il ferro da stiro è infatti uno degli elettrodomestici più affamati d’energia in casa, energia che spesso viene prodotta con tecnologie ad alte emissioni e da fonti non rinnovabili.

Proviamo a pensare al classico ferro da stiro con serbatoio integrato, quello che tutti noi abbiamo in casa, non a soluzioni più avanzate come quelle professionali con apposite caldaie. Bene: un apparecchio di media qualità raggiunge potenze fino a 2.000 watt che, ipotizzando due ore di stiratura alla settimana, si traducono in 4 kWh ogni sette giorni. Ovvero almeno 16 kWh al mese, circa 192 kWh l’anno: moltiplicato per i 25 milioni di famiglie in Italia – una stima peraltro conservativa – si traducono in 4.800 GWh l’anno.

Se non si ricorre a energie completamente rinnovabili e a basso impatto, come ad esempio il fotovoltaico, per ogni kWh di energia consumata si producono 350 grammi di anidride carbonica. L’informatico Tim Berners-Lee, il padre di Internet, ha calcolato che stirare 5 camicie alla settimana produce la stessa quantità di anidride carbonica che viaggiare per 16 chilometri su un’auto a motore termico. E se si considera come, solo in Italia, si stirino almeno 5 milioni di camicie ogni giorno, è ben chiaro quale sia l’impatto di questa consuetudine. Ancora, per compensare l’anidride carbonica prodotta dal ferro da stiro di una singola famiglia in un anno, servirebbe piantare dai 6 ai 12 nuovi alberi.

Ridurre i consumi senza rinunciare al ferro da stiro

Uomo che stira

Il primo passo che possiamo compiere per ridurre l’impatto ambientale della stiratura, senza però rinunciare al ferro da stiro e a capi senza grinze, è quello di cambiare le nostre abitudini quotidiane. Come? Con alcuni facili accorgimenti:

  • Regolare il termostato: con la convinzione errata si faccia prima, la maggior parte delle persone imposta il ferro da stiro alla temperatura massima, stirando poi tutti i capi nello stesso modo indipendentemente dal loro tessuto. In realtà, regolare il termostato e impostare temperature migliori per ogni fibra – cotone, lino, seta e via dicendo – permette di ridurre i consumi del 15-20%;
  • Sfruttare il vapore: bisogna sfatare una falsa convinzione, non è tanto il calore della piastra a eliminare le grinze, quanto l’azione ammorbidente del vapore. Assicurarsi che il serbatoio sia sempre pieno d’acqua e l’erogazione del vapore al massimo possibile, riduce le necessità di riscaldamento della stessa piastra e, allo stesso tempo, rende la stiratura più facile e veloce;
  • Inumidire i capi: spruzzare sui capi dell’acqua tiepida, con un erogatore spray magari recuperando un vecchio flacone di detergente, riduce l’energia che il ferro da stiro deve impiegare per produrre vapore. La stessa acqua evaporerà a contatto con la piastra;
  • Non stirare tutto: si può scegliere di non stirare alcuni indumenti, come i vestiti da casa, le lenzuola, le tute e i pigiami, l’intimo e molto altro ancora. Ovvero tutti quei capi che, fatta eccezione per i nostri familiari, non verrebbero comunque visti da terzi.

Naturalmente, la soluzione più immediata ed efficace per abbattere i costi ambientali del ferro da stiro è quella di usare energia da fonti rinnovabili. Sia con l’autoproduzione, con pannelli fotovoltaici, o affidandosi a fornitori che fanno ricorso unicamente a energie rinnovabili.

Alternative al ferro da stiro: niente pieghe, senza consumare energia

Stirare, grucce

E se volessimo invece mandare in pensione il ferro da stiro, per liberarci completamente del suo consumo energetico e del suo impatto ambientale? Esistono delle alternative altrettanto efficaci? Sono andata alla ricerca di tutti i rimedi della nonna che permettono di avere capi senza grinze, anche senza accendere il ferro. Ed effettivamente qualche consiglio interessante esiste, con risultati forse non equivalenti a stirare tutto, ma comunque accettabili.

  • Ridurre la centrifuga: impostare sulla lavatrice una centrifuga a bassi giri limita la formazione di pieghe sui tessuti, anche del 50% rispetto alla massima velocità. Una scelta che fa comunque bene ai capi e, inoltre, riduce la formazione di microplastiche;
  • Stendere bene: meglio si stende il bucato, minore sarà la necessità di stirarlo. Ad esempio, per maglie e camicie di cotone si può pensare di stenderle adagiate su grucce, affinché non si formi il segno del filo da bucato né quelli delle mollette. Se si ha la possibilità di stendere i panni all’esterno, come in giardino oppure in balcone, sulla gruccia li si adagi al rovescio: il calore del sole distenderà le fibre, senza intaccarne il colore;
  • Sfruttare i termosifoni: in inverno, posizioniamo i nostri abiti vicino al calorifero. Il calore generato eliminerà gran parte delle pieghe;
  • Usare un pentolino per le rifiniture: in caso dovessero rimanere delle pieghe importanti, è facile eliminarle con l’aiuto di un pentolino da cucina. Basta riempirlo di acqua bollente – magari recuperata da una cottura – e passarne la superficie inferiore calda sull’area di tessuto da trattare;
  • Scegliere, infine, capi che non hanno bisogno di essere stirati!

In definitiva, non è necessario uscire di casa con abiti spiegazzati per ridurre il nostro impatto ambientale: basta imparare a usare il ferro con più consapevolezza o, ancora, ripescare dal passato i comodi ed efficaci rimedi della nonna!

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