L’estate è ormai alle porte ed è arrivato il momento di dedicarsi ai lavori in giardino, come ad esempio la rasatura del prato. Eppure, per quanto sia convinzione diffusa che un prato tagliato a pochi millimetri dal suolo sia simbolo di ordine, eleganza e funzionalità, questa scelta non è propriamente la migliore per l’ambiente. L’erba è infatti indispensabile per la biodiversità e, fatto meno conosciuto, per la salute dei terreni e la termoregolazione urbana.
Dalla salvaguardia degli insetti impollinatori, fino al raffreddamento degli ambienti urbani, sono molte le ragioni che dovrebbero spingerci a mantenere un prato dalle lunghezze generose.
Un lungo prato per la biodiversità
Innanzitutto, la consuetudine di rasare il prato praticamente a zero rappresenta un grave danno alla biodiversità. L’eliminazione della gran parte della copertura erbosa distrugge dei micro-habitat fondamentali e, in particolare, danneggia gli insetti impollinatori.
Secondo alcuni recenti studi, evitare di tagliare il prato a zero ma lasciare l’erba mediamente lunga – almeno una decina di centimetri – ha effetti immediati sulla biodiversità. Infatti, nelle coperture verdi libere di crescere, si rileva:
- un numero di insetti impollinatori 10 volte più alto rispetto ai prati rasati;
- la crescita di specie vegetali diverse, che approfittano proprio della copertura erbosa per svilupparsi;
- una diffusa popolazione di insetti sentinella, ovvero simbolo della salute delle aree verdi, come farfalle, coccinelle e lucciole;
- un terreno più sano e maggiormente ricco di sostanze organiche.
Non è però tutto, poiché oltre a rappresentare un microcosmo di ricca biodiversità, i prati sono anche una fonte di nutrimento per moltissimi animali. In particolare per i volatili che, approfittando appunto della grande disponibilità di insetti e lombrichi che si nascondono nell’erba, trovano facilmente il cibo, controllando indirettamente la proliferazione delle specie dannose.
Un prato rasato a zero degrada il suolo
Un taglio troppo corto dell’erba può portare anche a un rapido degrado del suolo. Le rasature frequenti rimuovo infatti biomassa vegetale, che protegge il terreno dall’erosione e dall’essicazione: non a caso, i terreni più spogli assorbono anche meno acqua. Questo, peraltro, aumenta il rischio di allagamenti durante le piogge intense, poiché la stessa acqua scivola sul suolo, anziché penetrare in profondità.
Ma vi è un’altra questione ben poco conosciuta: i prati troppo corti riducono la capacità del terreno di assorbire anidride carbonica. Secondo diverse ricerche condotte negli ultimi anni, i prati rasati a zero possono assorbire anche il 50-70% di CO2 in meno e, fatto non meno importante, bloccano il processo di decomposizione delle sostanze organiche. In altre parole, ci si ritrova con un suolo meno fertile, poco ricco di sostanze azotate, destinato a essere scarsamente produttivo in pochissimi anni.
Tra prato corto e aumento del calore urbano
Non tutti forse ne sono a conoscenza, ma i prati eccessivamente rasati contribuiscono a rendere le nostre città più calde durante la stagione estiva. Diverse analisi, condotte nelle maggiori città europee e statunitensi, hanno infatti dimostrato che:
- la presenza di spazi verdi cittadini, dove l’erba è sufficientemente lunga, possono diminuire la temperatura urbana anche di 2-3 gradi;
- gli effetti si possono notare, seppur in misura minore, fino a 40 metri di distanza.
La ragione principale è dovuta al fatto che, mantenendo il terreno maggiormente in ombra, l’erba alta riduce l’evaporazione dell’acqua, rendendo l’ambiente circostante decisamente più fresco. Proprio per questa ragione, gli esperti consigliano di abbinare le aree destinate alla coltivazione – si tratti di varietà da orto oppure ornamentali – a zone a erba alta: questa strategia è infatti utile per ridurre le necessità di irrigazione nei mesi più soggetti a siccità e crisi idriche.
Acque più pulite con un prato lungo
Infine, non bisogna dimenticare che la presenza di un prato lungo favorisce la purificazione dell’acqua, evitando che sostanze particolarmente contaminanti raggiungano le falde in profondità.
L’erba alta funge come un vero e proprio filtro sull’acqua piovana, tanto da ridurre fino al 60% le concentrazioni di:
- fertilizzanti e pesticidi chimici;
- inquinanti ambientali, come ad esempio il biossido di azoto, l’ozono troposferico oppure i COV.
Queste sostanze tendono a concentrarsi in superficie, intrappolate dall’erba, non raggiungendo quindi gli strati più profondi del terreno e, ancora, le falde acquifere sotterranee. In altre parole, si riduce sensibilmente il rischio di contaminazione della preziosa acqua dolce, una risorsa sempre più scarsa sul Pianeta.
In definitiva, il consiglio è quello di lasciare sempre il prato a una lunghezza generosa – bastano una decina di centimetri – affinché non si danneggi la biodiversità e il Pianeta, senza rinunciare al piacere di trascorrere numerose ore di relax nel proprio spazio verde.
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