Proteggere gli animali, per salvare noi stessi. Potrei riassumere con una sola frase il delicato ma fondamentale rapporto che lega gli uomini agli animali. Un legame oggi reso sempre più fragile da decenni di scelte scellerate proprio da parte degli esseri umani, azioni che hanno portato alla distruzione di habitat, all’estinzione di numerose specie e a ridurre le chances di sopravvivenza di molte altre. Senza comprendere appieno come la nostra stessa sopravvivenza sia legata alla loro: se non tuteliamo gli animali, il Pianeta non ce la farà.
Eppure, se solo ci soffermassimo a pensare alle nostre vite, capiremmo perché gli animali sono per noi così importanti. Dagli instancabili insetti impollinatori, senza i quali non potremmo approfittare di numerose coltivazioni e alberi da frutto, fino ai nostri amici a quattro zampe domestici, insostituibili con la loro capacità di donarci amore, conforto e migliorare la qualità delle nostre esistenze. Ho voluto perciò raccogliere alcune delle più recenti e interessanti notizie sull’universo animale e, ovviamente, anche qualche consiglio per curare al meglio i nostri esemplari domestici.
Animali selvatici: cosa li minaccia e cosa dovremmo fare per tutelarli
Non possiamo più attendere: la tutela degli animali selvatici è un imperativo a cui l’uomo non si può sottrarre. Sempre più specie si avvicinano pericolosamente all’estinzione, minacciate dall’alterazione del clima e degli habitat a causa delle attività umane, mentre molte altre ci hanno purtroppo già abbandonato. E sebbene negli ultimi anni si registrino dei piccoli e positivi passi positivi nelle azioni di tutela, possiamo e dobbiamo ancora fare molto.
Dalle lucciole alle balene, le minacce del nostro inquinamento
Cambiamenti climatici, inquinamento e la distruzione degli habitat causati dall’uomo rappresentano oggi le principali minacce alla sopravvivenza di quasi tutte le specie animali selvatiche. L’alterazione del clima dovuta all’emissione ormai incontrollata di gas serra sta cancellando habitat indispensabili per molti animali, mentre i nostri rifiuti – basti pensare che entro il 2050 rischiamo che in mare vi sia più plastica che pesci – sono delle vere bombe a orologeria.
Non serve nemmeno andare lontano per accorgersi dei danni che l’uomo ha prodotto, basta pensare al nostro passato. Chi, ad esempio, non ricorda quante lucciole era possibile ammirare nelle calde sere d’estate di venti o trent’anni fa? Centinaia di luci che prendevano vita nel cuore della notte, oggi ci stupiamo invece se abbiamo la fortuna di notarne un paio di sfuggita. Per molti anni non abbiamo dato molto peso alla loro inesorabile riduzione, eppure le lucciole rappresentano un perfetto indicatore dello stato di salute del nostro ambiente. Non riescono infatti a proliferare in aree inquinate, perché non possono adattarsi a sostanze chimiche come i pesticidi, all’inquinamento luminoso, ma anche alla scomparsa di alcune specie vegetali a causa dell’urbanizzazione. E dovremmo preoccuparci: se le lucciole non ci sono, anche noi siamo a rischio perché l’ambiente non è sano.
E che dire, ancora, del nostro inquinamento ambientale? Sapete, ad esempio, che i nostri rifiuti in plastica rappresentano un pericolo per oltre 700 specie animali? A livello marino, sono sempre più gli esemplari che muoiono proprio a causa della plastica: dai delfini che rimangono impigliati nelle vecchie reti da pesca abbandonate in mare, impossibilitati a tornare in superficie per respirare, alle tartarughe che sempre più di frequente trovano la morte scambiando frammenti di rifiuti per prede. E che dire dei grandi cetacei: i loro stomaci sono ormai ricolmi di plastica e, come se questo non bastasse, l’aumento delle temperature marine dovute all’inquinamento li sta lentamente accompagnando alla morte.
Animali e allevamento: serve un cambio di approccio
Con i gravi processi di cambiamento climatico in corso, e la necessità di una maggiore tutela per gli animali, è necessario anche un nuovo approccio agli allevamenti. Quelli intensivi hanno dimostrato non solo di essere poco sostenibili dal punto di vista ambientale – con migliaia di ettari di foresta abbattuta per far spazio a coltivazioni per dar loro da mangiare con emissioni di gas climalteranti alle stelle – ma anche dal punto di vista dell’etica. Bovini e suini costretti a vivere ammassati gli uni sugli altri o in gabbie talmente strette da impedire loro di muoversi, in condizioni pessime anche nei Paesi “evoluti” come il nostro.
E poi c’è il problema dei trasporti, dove animali vivi vengono chiusi a decine in stretti camion e costretti a viaggiare per ore, per raggiungere macelli o altri allevamenti in giro per il mondo. Spesso in condizioni indecorose, privati di acqua e un circolo d’aria sufficiente, tanto da giungere a destinazione stremati o addirittura senza vita. Un problema non da poco, se si considera come in Europa vengano ogni anno trasportati 4 milioni di bovini, 28 milioni di suini, 4 milioni di ovini, 243 milioni di polli e 150.000 cavalli. Per questo, da qualche settimana è attiva una petizione per chiedere delle normative più ferree, affinché si possa garantire a questi animali un maggiore benessere.
Ripopolare le foreste e proteggere gli animali marini
er garantire la sopravvivenza di molte specie a rischio, si rendono necessari dei piani di ripopolamento: un aiuto dall’uomo affinché questi animali, nel tempo, possano tornare a proliferare, ripristinando il loro ruolo all’interno degli habitat. L’Italia è fra i protagonisti di questa tendenza ecologica, con piani ad esempio per la reintroduzione dell’orso e del lupo nei luoghi dove da tempo erano scomparsi. Eppure, quando si parla di esemplari come i lupi c’è sempre qualcuno che vuole opporsi alla sua presenza: gli allevatori, che temono una razzia dei bestiami, oppure i privati cittadini immotivatamente spaventati dalla loro presenza.
Reintrodurre specie come i lupi è essenziale, perché anello fondamentale della vita nei boschi, e anche i più restii devono imparare a conviverci. A capire quale siano le sue abitudini, quali le sue necessità e, quindi, a proteggere greggi e allevamenti con metodi senza escludere questo canide dai suoi luoghi d’origine.
Non solo foreste, ma anche mare. Oltre all’inquinamento, che sta sempre più rendendo complessa la vita di tutte le specie marine, c’è un problema che a lungo abbiamo sottovalutato: quello del rumore. Proprio così: i rumori dovuti agli impianti industriali in mare, alle trivelle o alle imbarcazioni stanno disorientando i cetacei, che si basano proprio sulle onde sonore propagate in acqua sia per orientarsi che comunicare con i simili, anche a lunga distanza. Fortunatamente, negli ultimi anni sono nate nuove figure professionali dedite proprio all’osservazione della vita marina e allo studio della propagazione del suono in acqua e al suo impatto sui cetacei. L’obiettivo è quello di raggiungere un futuro dove le attività umane, anche a livello di rumore, non rappresentino un ostacolo per la vita marina.
Animali domestici: qualche consiglio per il loro benessere
L’attenzione per il benessere degli animali non passa solo dalle specie a rischio, ma anche dalla cura dei nostri amici a quattro zampe. Dei veri e propri insostituibili compagni di vita, dei membri della famiglia a tutti gli effetti, a cui assicurare esistenze serene e nel massimo della salute. Ma cosa possiamo fare nel nostro piccolo, per rendere la loro vita migliore?
Le regole per l’estate
Partiamo da un argomento ancora molto attuale, perché ci coinvolgerà ancora per qualche settimana: come possiamo aiutare gli amici cani e gatti a vivere un’estate in salute, senza patire troppo il caldo e le problematiche legate alle infezioni parassitarie tipiche di questo periodo?
Durante l’estate, il pericolo maggiore – in particolare per i cani – è quello del colpo di calore. Una problematica che può anche essere letale per i nostri amici a quattro zampe e che, di conseguenza, è necessario prevenire in ogni modo possibile. Ad esempio evitando di lasciare il nostro amico a quattro zampe da solo in auto, anche con i finestrini leggermente abbassati: la vettura si trasforma velocemente in un vero e proprio forno e l’animale rischia di morire per problemi cardiaci. Ancora, forniamo sempre una buona quantità di acqua fresca, integriamo nella dieta cibi ricchi di acqua come pezzetti di mela o carota, bagniamo il pelo dell’animale quando le temperature sono eccessive. Durante le giornate più afose è meglio tenerli in casa, magari nei pressi di un condizionatore, relegando le passeggiate alla mattina o in tarda serata. E per i parassiti come zecche, pulci, zanzare e pappataci? Affidiamoci al veterinario e, se si fosse alla ricerca di un rimedio naturale efficace, proviamo con l’olio di neem: il suo odore mediamente acre non è gradito dalla maggior parte degli insetti.
Accudimento più sostenibile
Infine, concentriamoci anche su un accudimento più sostenibile per i nostri amici domestici, garantendo loro il massimo del benessere, ma con un impatto ridotto per l’ambiente. Ad esempio, forse non tutti i proprietari di gatti sanno che le lettiere “classiche” vedono grandi quantità di sostanze chimiche dannose per l’ambiente. È quindi tempo di cambiare abitudini, magari facendo ricorso a sabbie biodegradabili e compostabili: prodotte a basso impatto per l’ambiente e, una volta utilizzate, praticamente a rifiuti zero.
In definitiva, proteggendo gli animali salveremo anche l’uomo: per questo la nostra attenzione deve essere massima, per tornare a una pacifica convivenza con gli animali e non alterare così delicati ecosistemi.
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