
Tra rimedi proposti come infallibili sui social, e credenze che si danno per scontate, in cucina si rischia di spendere ben più del dovuto. Proprio così: nonostante la scienza le abbia smentite ormai da anni, quando ci si mette ai fornelli si rischia di cadere vittime di bufale che pesano direttamente sul portafoglio. E tra un errore di cottura e uno sbaglio di conservazione, non è solo la bolletta a lievitare, ma anche il nostro impatto ambientale. Ma quali sono i principali falsi miti in cucina, che si dovrebbe abbandonare sin da subito?
Il freezer pieno? Abbatte i consumi

Si tratti di una raccomandazione delle nonne, oppure di un reel virale, a tutti è capitato di sentire questo consiglio: il freezer non va riempito troppo, altrimenti i consumi si impennano. Ma è davvero così?
In realtà, diversi studi scientifici dimostrano l’esatto contrario: il freezer riempito di almeno 3/4, e possibilmente almeno all’80-90% della sua capacità, risulta decisamente più efficiente rispetto a uno vuoto. E il risparmio in termini di consumi può arrivare al 18%, con anche 30-60 centesimi risparmiati ogni giorno: questo perché la presenza dei cibi congelati, nonché di un minor quantitativo d’aria, aiuta a mantenere stabili le temperature, riducendo le necessità di raffreddamento.
Mai mettere il cibo caldo in frigorifero
Dal freezer al frigorifero, con una falsa credenza talmente diffusa, tanto da essere considerata da tutti più che assodata. Quando si ha la necessità di raffreddare velocemente un alimento, è infatti abitudine diffusa metterlo in frigorifero ancora caldo, così da accelerarne il processo di raffreddamento.
Eppure, questo comportamento non solo porta alle conseguenze immediatamente opposte a quelle sperate, ma rischia anche di generarne di più gravi. In base alle ricerche scientifiche, è infatti emerso che posizionare alimenti caldi in frigorifero:
- aumenta sensibilmente i consumi, data la crescita delle temperature interne del vano, anche portando a 30 centesimi in più al giorno sulla bolletta;
- altera la corretta conservazione degli altri alimenti presenti nell’elettrodomestico, che potrebbero quindi deteriorarsi più velocemente, con tutto quello che ne consegue in termini di sprechi.
Ma che fare, allora? Si dovrebbe sempre far raffreddare gli alimenti a temperatura ambiente, per poi riporli in frigorifero in un secondo momento.
Il microonde? Consuma molto meno del forno tradizionale

Nell’immaginario comune, il forno a microonde è considerato uno degli elettrodomestici più energivori della casa. Eppure, per quanto la richiesta energetica sia elevata, la velocità di cottura lo rende un’alternativa preferibile al classico forno ventilato, soprattutto per piccole porzioni.
Il confronto è infatti impietoso: a parità di pietanza, un forno a microonde da 800-1.000 watt consuma 0,13-0,17 kWh, per 10 minuti di funzionamento. Per ottenere lo stesso risultato, con un tradizionale forno ventilato a 180 gradi è necessaria una cottura di 30 o 60 minuti, per un consumo totale di 0,8-1,5 kWh. In altre parole, per realizzare la medesima ricetta, con il microonde si risparmiano dai 20 ai 30 centesimi di euro, a seconda della durata.
Certo, non tutte le ricette si prestano alla cottura al microonde, ma se si ha a che fare con piccole porzioni, oppure con pietanze soltanto da scaldare, il forno ventilato dovrebbe essere evitato.
È davvero necessario preriscaldare il forno?
E sempre in tema di cottura, pressoché tutti seguono un classico rimedio della nonna: preriscaldare il forno riduce i consumi, oltre ad abbattere i tempi di preparazione. Ma è davvero così?
Non proprio o, meglio, si tratta di un’abitudine valida solo per i vecchi forni a gas. Le moderne configurazioni elettriche diffondono il calore in modo uniforme sin da subito, grazie a un efficiente sistema di ventilazione. Le prove sul campo dimostrano che l’abitudine a preriscaldare è del tutto inutile per i forni ventilati, tanto da generare sprechi d’energia tra il 15 e il 25%. Tradotto in termini pratici, se si preriscalda il forno per 15-20 minuti, si sprecano tra i 15 e i 30 centesimi di euro, senza effetti particolari sulla cottura delle pietanze.
Il piano a induzione sempre al massimo? Una pessima scelta

Il piano a induzione rappresenta una delle innovazioni più interessanti in cucina: oltre a liberare la cucina dal sempre più caro gas, aiuta a dimezzare i tempi di cottura. Eppure per molti queste tempistiche sono ancora troppo dilungate, tanto che è abitudine diffusa impostare l’elettrodomestico alla potenza massima, credendo si possa far prima.
In realtà, scegliere livelli intermedi è sempre la soluzione migliore: non solo si passa da consumi che sfiorano i 3.000 watt a solo 1.200-1.500, ma la differenza nei tempi di cottura è di una manciata di secondi, al di sotto del minuto. Questo perché l’induzione diffonde il calore in modo estremamente efficiente e veloce, indipendentemente dalla temperatura. In buona sostanza, si risparmia dal 35 al 45% di energia per ogni ciclo di cottura, con vantaggi orari anche superiori ai 50 centesimi di euro.
Lavare frutta e verdura sotto l’acqua corrente? Uno spreco
In molti credono che lavare frutta e verdura sotto l’acqua corrente sia il metodo più efficace per rimuovere sporco e germi, con il minimo spreco di acqua. Questo perché si è portati erroneamente a credere che, data l’azione meccanica dell’acqua, le pietanze risultino più pulite.
In realtà, le ricerche di laboratorio non mostrano particolari differenze in termini di pulizia tra lavare frutta e verdura sotto l’acqua corrente o, per contro, lasciandole in ammollo in acqua. Quel che cambia, però, sono i consumi: 50-70 litri per il flusso di un rubinetto aperto per cinque minuti, contro i 4-5 di una bacinella. L’impatto sulla bolletta è difficile da quantificare, perché i prezzi della fornitura dell’acqua variano su base territoriale, ma indicativamente si tratta di una spesa di 13-18 centesimi dell’acqua corrente contro meno di uno per l’ammollo.
Altre bufale da prendere in considerazione

Le bufale che fanno perdere denaro in cucina sono davvero le più disparate, tanto che elencarle tutte è virtualmente impossibile. Tuttavia, è utile prendere in considerazione alcuni consigli aggiuntivi, per rendere le proprie abitudini domestiche sempre più sostenibili, proteggendo al contempo il portafoglio:
- il frigorifero non dovrebbe essere mai appoggiato al muro e, se possibile, bisognerebbe evitare soluzioni a incasso. Separarlo dalla parete anche di soli 10 centimetri ne migliora la ventilazione e l’efficienza, con un risparmio anche oltre i 50 euro l’anno;
- evitare la pentola a pressione per paura, oppure perché si crede alle teorie del complotto su una misteriosa alterazione dei cibi, danneggia sia il Pianeta che i risparmi. Questo strumento dimezza infatti i tempi di cottura, mantiene inalterate le proprietà nutritive dei cibi e garantisce un risparmio energetico tra il 58 e il 70% rispetto alle modalità di cottura più classiche;
- lavare i piatti a mano è sempre una pessima idea, perché i consumi d’acqua sono elevati rispetto alla lavastoviglie. Per una famiglia di quattro persone si può arrivare a consumare anche 100-120 litri d’acqua per singolo lavaggio, contro i 15-30 dell’elettrodomestico.
In definitiva, quando si tratta di risparmiare energia e ridurre il peso della bolletta, non sempre i rimedi della nonna – e i consigli trovati sui social – si rivelano la giusta soluzione. La ricerca scientifica lo dimostra: credere alle bufale svuota il portafoglio.

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