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Digiuno terapeutico: sì o no?


I suggerimenti di due esperti per ottenere gli stessi effetti ma senza troppi sacrifici

Ultimamente si è sentito molto parlare di digiuno terapeutico, grazie soprattutto agli studi del Prof. Valter Longo. Ha messo a punto un regime dietetico, chiamato Dieta Mima-Digiuno™, con numerosi benefici: innanzi tutto riduce i problemi di obesità, con tutte le sue conseguenze, come diabete e malattie cardiovascolari, ma si è rivelato utile anche nella prevenzione e nella terapia di malattie neurodegenerative, autoimmuni, nei pazienti oncologici, permettendo insomma di vivere più a lungo e più in salute. Anche se sembra troppo bello per essere vero, è difficile mettere in discussione queste teorie, dal momento che sono studiate e praticate nelle migliori università e ospedali del mondo (il Prof. Longo è direttore dell’Istituto sulla longevità alla University of Southern California di Los Angeles e direttore del programma di Oncologia e longevità in IFOM, famoso Centro di ricerca sul cancro; inoltre sul suo sito si trovano numerose pubblicazioni dei suoi studi scientifici).

Foto: www.vivodibenessere.it

Non c’è nulla di strano né di miracoloso: più che una scoperta, è una riscoperta, perché il digiuno è praticato dagli animali in natura e lo era anche dall’uomo, quando il cibo non era sempre disponibile. È mangiare troppo come stiamo facendo ora che fa male, ed è ormai dimostrato che riducendo il grasso corporeo, si riduce anche la componente infiammatoria che è alla base di molte patologie. In alcuni ospedali e centri specializzati sono iniziati così i programmi di digiuno terapeutico, per la riduzione del peso e la cura di alcune malattie metaboliche; esistono vari tipi di digiuno, possono durare una settimana ma anche 30 o 40 giorni, in cui solitamente si viene alimentati con cibi liquidi e piccole quantità di vegetali, con le prime 24-48 ore in cui si può solo bere acqua per disintossicare l’organismo. Va da sé che si tratta di un protocollo medico, non è una pratica che si può provare a casa in autonomia: si deve essere ricoverati presso strutture sanitarie, costantemente monitorati. Per non parlare del fatto che può essere difficile anche psicologicamente, perché il digiuno totale o quasi è un sacrificio che spaventa.

Fortunatamente, ho scoperto che esistono alternative al digiuno terapeutico. Ho consultato due esperti, che non negano i vantaggi del digiuno vero e proprio, ma sono più favorevoli ad altre soluzioni, più facilmente praticabili, che offrono gli stessi benefici: ecco il loro parere.

Dott. Paolo Toniolo, Semi-Digiuno: stesso risultato, senza fatica

Foto: Instagram, @_valentinadolci_

Dei programma di semi digiuno abbiamo parlato nel post dedicato ai rimedi per contrastare l’invecchiamento: la health coach che avevo intervistato, Valentina Dolci, aveva raccontato in cosa consistono e come funzionano (se siete interessati, rimanete in contatto con lei tramite il suo sito per conoscere le prossime date); lei li organizza insieme a un medico, il Dott. Toniolo appunto. Specializzato in Igiene e Medicina Preventiva, con i suoi pazienti lavora soprattutto sulla prevenzione attraverso l’alimentazione quotidiana, ma in alcuni casi suggerisce programmi di semi digiuno 3-4 volte l’anno come un “plus” aggiunto. Con lui ho voluto approfondire prima di tutto la questione digiuno terapeutico: «Per migliaia di generazioni l’uomo si è nutrito solo di ciò che la natura offriva, poi, specie negli ultimi decenni, tutto è cambiato, ma la nostra struttura biologica è rimasta identica a quella dei nostri antenati paleolitici ed è costretta a confrontarsi con una moltitudine di cibi prima sconosciuti (zucchero, farine raffinate, grassi scadenti…). Le cellule del nostro organismo sono continuamente stimolate a crescere, proliferare e riprodursi, una condizione ideale per l’insorgere di tumori e di processi infiammatori: ecco perché non solo è indispensabile mangiare di meno, ma ogni tanto è utile passare dei periodi di qualche giorno in cui si riduce l’apporto di cibo. Per motivi che ancora non si conoscono, questo processo si associa a un profondo stimolo di rinnovamento cellulare.»
Il Dott. Toniolo però propende più per i regimi meno impegnativi: «Penso che il digiuno completo sia un’inutile fatica e richieda molta energia mentale. Lo stesso risultato si può ottenere anche attraverso il semi digiuno, una pratica perfettamente fisiologica che non richiede una stretta supervisione medica e che chiunque può praticare a casa propria, anche se una supervisione esperta rende il programma molto più facilmente condotto a termine. Non è un vero digiuno, è una pratica nutrizionale basata su un regime vegetariano ben equilibrato senza esposizione a zuccheri e ad alcol, e a ristretto apporto di proteine animali. Permette di eliminare l’eccesso della sostanza più pericolosa (lo zucchero), perché i carboidrati sono presenti solo dalla verdura e le proteine, altra fonte dalle quale il corpo è ricava il glucosio, sono ridotte. Dopo 2 giorni il corpo è obbligato a iniziare a usare energia che arriva dal grasso: simula gli effetti  del digiuno completo, ma certamente è più facile da seguire, soprattutto emotivamente, più fruibile e meno impattante sul fisico.»

 

Dott. Aronne Romano, l’obiettivo è una restrizione calorica quotidiana

Foto: ww.eurosalus.com

Di opinioni diverse è il Dott. Romano, Medico Nutrizionista e ideatore di un regime nutrizionale, la PaleoZona®, che unisce dieta paleo e dieta zona. Non nega i benefici del digiuno, ma afferma che esistono anche alcune controindicazioni per la salute: «Il digiuno ha dei vantaggi, perché effettivamente la restrizione calorica permette il rinnovo cellulare, riparando quelle danneggiate; questo però in teoria, perché in realtà anche chi lo pratica ogni tanto, attraverso ad esempio il digiuno intermittente (quello che prevede un’alternanza di periodi in cui si mangia normalmente ad altri in cui si digiuna), esistono dei rischi. Uno su tutti, che si scateni il cosiddetto “effetto rebound”, ovvero che poi il paziente nei periodi di non digiuno mangi compulsivamente per compensare i momenti in cui ha sofferto la fame. E poi esistono anche altri effetti negativi sulla salute in generale, quelli immediati, come i disturbi del sonno durante i giorni di digiuno per lo stimolo della fame, e quelli a lungo termine, come rischio di carenza di nutrienti, perdita di massa muscolare, squilibri ormonali, riduzione del sistema immunitario.»
Anche il digiuno intermittente non pare essere così innocuo: uno dei suoi schemi più famosi è il 16/8, ovvero 8 ore in cui si mangia, 16 in cui si digiuna, passando dalla cena direttamente al pranzo del giorno dopo, saltando la colazione. «Uno studio ventennale, pubblicato sul Journal of the American College of Cardiology, ha dimostrato che saltare la colazione aumenta dell’87% il rischio di malattie cardiovascolari come infarto e ictus. E c’è anche un’altra ricerca, che ha messo a confronto un gruppo di persone che da qualche anno si alimentavano abitualmente con un regime dietetico a basso contenuto calorico, e un altro che praticava il digiuno intermittente: i primi si sono rivelati quelli con il profilo cardiaco migliore
Ecco la soluzione secondo il Dott. Romano: «i benefici del digiuno provengono dal minor introito di calorie, ed è quello che va perseguito, ma tutti i giorni, seguendo uno stile di vita e di alimentazione equilibrato. La dieta PaleoZona® ha una restrizione calorica del 30%, ma è composta da cibi che regalano sazietà e che permettono di consumare meno calorie senza rendersene conto e mangiando comunque bene: assicura lo stesso risultato delle pratiche di digiuno, ma senza soffrire la fame e senza rischi per la salute

 

Io personalmente sono un po’ scettica verso il digiuno completo: credo che il gioco non valga la candela. Bisognerebbe imparare a mangiare meno e soprattutto mangiare meglio, ogni giorno, ad esempio come sostengono entrambi gli esperti riducendo gli zuccheri e consumando vegetali a volontà. Si tratta di cambiare le proprie abitudini, ma poi tutto diventerà naturale e per stare in salute non serviranno inutili sacrifici!

 

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