Punto di vista

Elon Musk e l’ambiente: è polemica su un approccio non sempre green


Elon Musk e Tesla

Come si potrebbe definire il rapporto tra Elon Musk e l’ambiente? Se ci dovessimo basare solamente sulle dichiarazioni del fondatore di Tesla, nonché di SpaceX e CEO di X, dovremmo pensare sia ottimo: il magnate sudafricano ha più volte pubblicamente sostenuto politiche di riduzione della dipendenza dai combustibili fossili, non solo sull’ovvio fronte della mobilità sostenibile. Eppure, nell’ultimo anno diverse polemiche ambientali hanno colpito l’imprenditore, che si appresta ad assumere un ruolo di rilievo nella nuova amministrazione a stelle e strisce targata Trump. Cosa sta succedendo?

Enormi emissioni di CO2, disboscamento e inquinamento delle acque sono solo alcuni dei capi di imputazione che, nel corso degli ultimi mesi, associazioni ambientaliste e quotidiani hanno mosso nei confronti di Musk. Una semplice contrapposizione politica, come credono i sostenitori dell’imprenditore, o c’è di più?

Il caso della GigaFactory in Germania

GigaFactory a Berlino

Sul fronte della tutela ambientale, il caso forse più noto che ha colpito Musk e le sue aziende negli ultimi tempi, è quello della costruzione della nuova GigaFactory tedesca, ovvero dell’impianto per la produzione di auto elettriche a marchio Tesla.

Nel luglio del 2024, decine di attivisti ambientali hanno raggiunto l’impianto tedesco, situato nei pressi di Berlino, a seguito di una notizia pubblicata poche settimane prima: secondo le analisi satellitari condotte dalla società di Intelligence Ambientale Kayrros, Tesla avrebbe provveduto alla distruzione di oltre 329 ettari di aree boschive, equivalenti a 500.000 alberi, per far appunto spazio alla GigaFactory. Le proteste, sfociate anche nel danneggiamento di alcuni tralicci elettrici, avevano spinto Musk a lamentarsi online con la polizia locale per aver permesso l’azione dei “manifestanti di sinistra”, senza però entrare nel merito del problema ambientale sollevato.

Per quanto la stessa Kayrros abbia affermato che la CO2 assorbita da questi alberi, pari a circa 13.000 tonnellate, rappresenti solo una piccola frazione dei benefici che potrebbero derivare dalle vetture prodotte presso l’impianto, i dubbi non si sono sciolti: perché non scegliere un altro sito, dalla minore densità boschiva, per costruire la GigaFactory?

Andare su Marte, inquinando la Terra

Space X di Elon Musk

Non è però soltanto Tesla a essere stata colpita dall’ondata di proteste da parte dei gruppi ambientalisti: anche SpaceX, la compagnia spaziale voluta da Musk, è stata spesso al centro di accesissime discussioni a tema ambientale. A partire dal maggio del 2021, quando durante uno dei principali lanci di test per Spaceship – il veicolo spaziale con razzi propulsori riutilizzabili, che Musk intende impiegare per portare l’uomo su Marte – è scattata la protesta degli ambientalisti.

Secondo quanto riportato da The EcoExperts, ogni lancio della Spaceship con SuperHeavy Booster rilascia in atmosfera ben 2.683 tonnellate di CO2, più 1.7 tonnellate di protossido di azoto. Per quanto la tecnologia sviluppata dall’azienda di Musk ricorra a combustibili meno inquinanti rispetto ai razzi spaziali del passato, Space.com sostiene che il progetto Spaceship sia uno dei più impattanti di sempre: oltre alle già citate emissioni, bisogna infatti considerare anche il combustibile scaricato nell’oceano e i frammenti degli stessi razzi che ricadono al suolo.

Non sono nemmeno mancate le polemiche per Starlink, l’innovativo progetto per portare la banda larga pressoché ovunque, sfruttando decine di migliaia di satelliti in bassa orbita. Oltre alle emissioni dovute ai continui lanci, gli esperti si dicono preoccupati per l’immondizia spaziale che i satelliti di Musk rischiano di causare. Secondo Andrew Bacon, cofondatore di Space Forge, per ogni rientro programmato di un satellite Starlink sulla Terra verrebbero prodotti almeno 500 chilogrammi di rifiuti spaziali. In particolare, si tratta di ossidi di alluminio che, accumulandosi negli strati alti dell’atmosfera, potrebbero danneggiare lo strato dell’ozono o alterare l’effetto albedo della Terra, ovvero la capacità delle zone bianche del Pianeta di rimbalzare le radiazioni solari, evitando il surriscaldamento al suolo.

A queste, si aggiungono da mesi le proteste degli astronomi che, a causa della flotta Starlink in orbita, faticherebbero nell’osservazione della volta celeste. Sia perché, in alcune condizioni, i satelliti possono risultare visibili come corpi luminosi durante la notte, sia per le interferenze radio che causerebbero ai radiotelescopi.

Le polemiche sulla violazione delle normative ambientali

Elon Musk e CO2

Sempre nel corso del 2024, Elon Musk è finito al centro di un’insistente attenzione mediatica per diverse violazioni ambientali di cui si sarebbero rese responsabili alcune delle sue aziende, in particolare negli Stati Uniti.

La prima risale allo scorso agosto, quando la Texas Commission on Environmental Quality ha segnalato un impianto texano di SpaceX, per il ripetuto rilascio di alcune sostanze tossiche in un corso d’acqua. Accuse rigettate però dalla stessa SpaceX, in una nota stampa.

Nel frattempo, la Gigafactory Tesla di Austin – sempre in Texas – è finita al centro di accese diatribe per il rilascio di acque reflue tossiche negli impianti fognari della città, mentre in California un impianto analogo avrebbe collezionato più di 110 violazioni alle norme sulla qualità dell’aria nella Bay Area, dal 2019 a oggi.

Mentre il Guardian contesta l’uso eccessivo di jet privati da parte del magnate sudafricano, sebbene non sia il più assiduo frequent flyer fra i miliardari mondiali, è più che lecito che sorga un dubbio: basta produrre auto elettriche e dichiarare pubblicamente il proprio appoggio alle rinnovabili, per essere green? Gli ambientalisti non hanno dubbi: se Musk vuole davvero essere fautore della transizione verde, deve rendere più sostenibili le sue aziende. E, forse, approfittare della sua posizione per una maggiore protezione della Terra, prima di sognare una vita su Marte.

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