È un dubbio che sarà sicuramente sorto a tutti, nel decidere di cambiare il piano cottura: meglio rimanere con i tradizionali fornelli a gas o, invece, passare all’induzione? È una domanda a cui non è semplice rispondere perché, così come ho già spiegato in un precedente aggiornamento qui su Ecocentrica, entrambe le tecnologie presentano vantaggi e svantaggi.
Per effettuare la scelta più consapevole è allora necessario armarsi di calcolatrice e, conti alla mano, capire quale opzione sia più vantaggiosa per le proprie esigenze.
Piano di cottura a gas: i conti su consumi e spesa
Il piano di cottura a gas rappresenta una delle opzioni più diffuse nelle cucine italiane. Per molto tempo quasi una scelta obbligata, anche per la relativa economicità degli stessi apparecchi a fornelli, negli ultimi anni sta sempre più perdendo terreno in favore di piastre elettriche o a induzione. Ma, facendo i conti, quanto consuma e quanto si spende?
In linea generale, l’accensione di un fornello di dimensioni medie comporta:
- un consumo tra gli 0,10 e gli 0,33 metri cubi di gas all’ora;
- una spesa oraria pari dagli 0,053 agli 0,153 euro, in base ai minimi ARERA di dicembre 2024 e considerando unicamente la componente gas naturale.
Naturalmente, bisogna considerare che la spesa riportata è unicamente indicativa, poiché riguarda solo i clienti che non sono passati al mercato libero – come ad esempio, le utenze vulnerabili – senza considerare gli oneri di distribuzione e le imposte. Più realisticamente, si andrà quindi a spendere tra gli 0,70 e gli 1,05 euro a metro cubo di gas.
Dopodiché, bisogna considerare che il calcolo è stato effettuato considerando un solo fornello. Se si accendono più fuochi, la spesa viene moltiplicata. Ipotizzando che una famiglia cucini due volte al giorno, per un totale di due ore, accendendo in media tre fornelli, si otterrà:
- un consumo tra gli 0,6 e gli 1,98 metri cubi di gas;
- per una spesa, in base ai minimi ARERA solo per la componente gas, tra gli 0,318 e gli 0,918 euro.
Anche in questo caso, bisognerà sempre aggiungere gli oneri di sistema, le imposte e, se ci si trova sul mercato libero dell’energia, anche le specifiche tariffe sottoscritte con il proprio operatore.
Piano di cottura a induzione: i conti su consumi e spesa
I piani di cottura a induzione stanno diventando sempre più popolari, soprattutto fra coloro che vogliono togliere il gas in cucina o, ancora, possono approfittare dell’autoproduzione di energia con un impianto fotovoltaico dedicato. I vantaggi sono ben noti: oltre a eliminare il rischio di fughe di gas e ridurre quelli di incendi, l’induzione è nota per abbreviare i tempi di cottura, grazie alla sua efficienza. Ma quanto si consuma e quanto si spende?
In linea generale, un piano a induzione di media qualità può arrivare a richiedere fino a 2 kW di energia. Tuttavia, bisogna considerare che:
- il consumo massimo è solo nei primi minuti 15 minuti dall’accensione della piastra, dopodiché si riduce progressivamente;
- il consumatore può autonomamente regolarne la potenza secondo le proprie necessità, in modo più preciso rispetto al gas.
Si può quindi ipotizzare che una singola posizione, impostata su una potenza media:
- consumi tra gli 0,3 e gli 0,6 kWh;
- comporti una spesa tra gli 0,0423 e gli 0,0846 euro, in base ai minimi ARERA di dicembre 2024, considerando unicamente il costo della componente energia.
Come visto nei precedenti paragrafi, il riferimento di spesa vale unicamente per i clienti che si trovano ancora sul mercato tutelato, a cui vanno aggiunti gli eventuali oneri di distribuzione e le imposte. Realisticamente, sul mercato libero si spende all’incirca dagli 0,30 agli 0,70 per kWh, considerando anche gli oneri aggiuntivi. Ancora, ipotizzando un utilizzo medio di tre posizioni per due ore quotidiane, si ottiene:
- un consumo giornaliero compreso tra gli 1,8 e i 3,6 kWh;
- pari a una spesa compresa tra gli 0,25 e gli 0,51 euro, sempre in base ai minimi ARERA e considerando solo la componente energia.
Gas o induzione: il peso di efficienza e impatto ambientale
Dai consumi e dai costi riportati nei precedenti paragrafi, di primo acchito non emerge un’enorme differenza tra gas e induzione: nei fatti, la spesa è molto simile. Tuttavia, servono delle considerazioni aggiuntive per capire quanto effettivamente si andrà a spendere, poiché va considerata anche l’efficienza di queste tecnologie. Nel dettaglio:
- i piani a induzione hanno un’efficienza prossima al 90%, poiché concentrano il calore unicamente sulla pentola e non lo disperdono altrove;
- i fornelli a gas hanno un’efficienza di circa il 60%, se di ottima qualità. Questo significa che una parte del calore generato – oltre il 40% – si disperde nell’ambiente e non viene impiegata per riscaldare le pietanze.
Nella pratica, ciò si traduce in una conseguenza molto evidente: i tempi di cottura con il piano a induzione sono decisamente più ridotti. La forbice può essere dal 30 al 50% in meno. In altre parole, se servono 5 minuti per portare a ebollizione mezzo litro d’acqua con il gas, con l’induzione ne bastano 2,5.
In linea teorica anche la spesa è dimezzata, tuttavia nella realtà bisogna valutare anche altri elementi:
- il già citato consumo progressivo delle piastre a induzione, quindi con la potenza massima nei primi 15 minuti, che poi cala successivamente;
- il comportamento dell’utente, che incide con la selezione della potenza di cottura.
Di conseguenza, prestando una media attenzione, la spesa più che dimezzarsi si riduce di un 20-30% rispetto al gas.
Se si considera l’impatto ambientale, invece, non c’è paragone: il gas è altamente inquinante. Si emettono quasi 2 chilogrammi di anidride carbonica ogni metro cubo consumato, a cui si devono aggiungere altri 0,4 chilogrammi dovuti alla produzione e alla distribuzione. L’induzione è decisamente più verde:
- se alimentata con forniture elettriche al 100% rinnovabili, l’emissione di anidride carbonica raramente raggiunge i 100 grammi per kWh prodotto e consumato;
- se si utilizza un impianto fotovoltaico per l’autoproduzione di energia, le emissioni sono praticamente nulle;
- se si sfrutta energia dal tipico mix energetico italiano – circa il 50% di rinnovabili, il 5% di carbone, il 42% di gas naturale, lo 0,90% di derivati del petrolio e il 2,1% da altre fonti – le emissioni di CO2 per kWh prodotto sono all’incirca di 0,2 – 0,6 chilogrammi di anidride carbonica.
In definitiva, l’induzione è certamente l’opzione da preferire per ridurre i consumi e il proprio impatto ambientale, purché si sfrutti energia da fonti rinnovabili.
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