Punto di vista

Il dolore sulla pelle


 

Abbiamo urlato all’abominio quando abbiamo visto scuoiare i cani procione negli allevamenti lager cinesi ma i visoni uccisi col gas raccontano una storia tremenda, anche italiana

Visone cover

“Vero piumino d’oca”: è una targhetta a dare valore all’indumento. Lo sappiamo tutti che una giacca a vento in piumino d’oca tiene un caldo meraviglioso ma quanti di noi hanno mai fatto mente locale su come le oche “donano” le loro piume alla moda? Pochi a giudicare dal putiferio scatenato dal video trasmesso da Report un paio di mesi fa. Possibile che nessuno immaginasse che un’oca alle proprie piume tenesse quanto noi teniamo alla nostra pelle? Magari molti immaginavano che il piumino arrivasse dalle oche uccise per scopo alimentare e che quindi fosse “uno scarto” risultato di qualcosa avvenuto per motivi più validi  di un capo d’abbigliamento. E invece no, gli animali vengono brutalmente spiumati, appesi a testa in giù per le zampe 4 volte l’anno in Moldavia, là dove l’animalismo né radicale né moderato è mai giunto.

Ma anche dove l’amore per gli animali è diffuso e pubblicamente professato da milioni di persone e il riconoscimento dei loro diritti è avvenuto da anni, avvengono atrocità nell’indifferenza dei più. La misera vita e la terribile morte dei visoni d’allevamento ha fatto notizia grazie a un orribile video di Nemesi animale che sta rimbalzando sul web (https://www.youtube.com/watch?v=ALBCeriu6zI)  e ha scatenato un putiferio. Il fatto è ancora più angosciante perché italiano, ossia avviene in un paese dove, in teoria, agli animali, siano essi destinati ad essere compagni degli umani o a diventarne cibo, vengono riconosciuti dei diritti; un paese che ha condannato Green Hill; anche qui, nella civilissima e occidentalissima Italia, esistono luoghi dell’orrore avvolti nel quasi totale silenzio.

Gli allevamenti filmati e raccontati nel documentario shock sono veri campi di sterminio situati in Emilia e in Lombardia, con gli animali chiusi in batterie di gabbie strettissime, stressati dal poco spazio e dalla troppa vicinanza di propri simili, dalla mancanza di acqua (elemento adorato dai visoni in natura), esposti all’umidità e al freddo senza possibilità di cercarsi una tana calda per favorire la crescita di un pelo folto e morbido.

Come se non bastasse dopo una vita tanto misera e piena di sofferenze fisiche e psicologiche, questi piccoli mustelidi, che in natura sarebbero agili predatori del sottobosco, vengono uccisi in maniera brutale: i più fortunati vengono uccisi per trauma cranico (che non leda le pelliccia però, mi raccomando) oppure attraverso iniezione letale; quelli che hanno la peggio finiscono di vivere in camere a gas artigianali dove le piccole bestiole agonizzano per minuti, cercando una via di fuga verso l’aria.

Parliamo di abomini che accadono in Italia, nel cuore della Pianura Padana. Abbiamo passato anni a star male leggendo di cani procione elettrificati e scuoiati vivi e dei conigli d’angora e delle loro grida di dolore negli allevamenti lager in Cina  (dove effettivamente rispetto per ambiente e animali non sono priorità) mentre cose altrettanto crudeli avvengono appena fuori la porta di casa. Come possiamo accettarlo senza vergogna?

Vorrei vedere cosa accadrebbe se una signora con una pelliccia di visone assistesse in diretta alla morte di quei 35 – 50 animali necessari a ricoprirla di pelo da capo a piedi: riuscirebbe a tenere lo sguardo fisso? Continuerebbe a indossare tanto dolore inutile?  Eppure, nonostante tanta indignazione, mi viene da pensare che la nostra non sia ignoranza ma, al meglio, ipocrisia se non vero e proprio menefreghismo.

Noi, nel nostro piccolo cosa possiamo fare? Acquistare capi che recano l’etichetta cruelty-free (letteralmente “senza crudeltà”) che garantiscono la provenienza dei prodotti animali da pratiche incruente o che non recano sofferenza agli animali. Un esempio? Le famose piume d’oca. La maggior parte delle ditte sia per i piumini che per le trapunte, per esempio, seguono, purtroppo, la pratica dello spiumaggio violento praticato dove è legale, nell’est Europa o in Cina. Eppure esistono capi in piumino d’oca che deriva da allevamenti in cui le piume vengono raccolte a terra dopo la muta naturale che gli uccelli effettuano di stagione in stagione, durante la crescita. Esistono anche prodotti sintentici come il plum-tech di Save the duck (https://www.savetheduck.it/plumtech.html) che possono egregiamente sostituire le piume d’oca. Se si può dire no a pellicce e piume ricavate con la violenza e con la sofferenza di migliaia di animali perché non farlo?

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  • Maurizio
    4 Marzo 2015 at 7:35

    Tess ti voglio bene ma non so se riesco ad esprimere un mio parere a riguardo senza usare termini poco carini e non perseguibili….dico solo che per quei visoni del video farei volentieri delle brandine di pelle umana per il loro riposo giornaliero, ecco farei un video del genere dove le parti si invertono, ed è l’uomo a “dare” la propria pelle per esaudire i capricci degli animali e farlo vedere a gente che senza scrupoli ogni giorno compie atti di crudeltà assoluta!

  • Paolo Magni
    8 Marzo 2015 at 13:53

    …sarà bene per questa feccia umana che faccia bene i conti con sè stessa…e si fermi prima che sia troppo tardi…dall’altra parte, ovvero in quello che noi chiamiamo l’Aldilà, costoro soffriranno pene settanta volte quelle che hanno inferto agli animali durante le loro macabre vite…e nessuno avrà pietà per loro..tanto meno i visoni che hanno soppresso…quindi che abbandonino alla svelta questa crudele pratica e si convertano…