Nello schema globale di Lester Brown tutte le vie che dal collasso ambientale portano alla migrazione dei popoli
Un mese fa abbiamo esplorato lo schema globale di Lester Brown, il fondatore del Earth Policy Institute, futurologo ed esperto di ecologia, per capire come ambiente e crisi della sicurezza globale fossero interconnessi.
Oggi di quello schema mi interessa evidenziare come la crisi ecologica provochi le migrazioni, il movimento epocale di quelle masse che premono ai confini d’Europa e che tanto preoccupano cittadini e politici.
Anche quelle, in ultima istanza, sono spesso legate al cambiamento climatico e all’esaurimento delle risorse vitali. Sul fatto che il clima, e il pianeta con esso, siano sull’orlo del caos ecologico è sotto gli occhi di tutti ormai, anche dei nostri che climatologi non siamo ma viviamo il riscaldamento globale ogni giorno sulla nostra pelle.
E allora ecco come dai cambiamenti climatici e lo scompenso ecologico si arriva alle migrazioni.
Partiamo dall’innalzamento delle temperature che provoca lo scioglimento dei ghiacci artici e l’innalzamento dei mari. Non è un segreto che molti stati insulari dell’Oceania stiano chiedendo asilo in massa all’Australia per il timore di essere sommersi dalle onde. Molte grandi metropoli stanno studiando piani per contenere l’oceano come New York o Shanghai. Chi non potrà difendersi dall’innalzamento dei mari fuggirà dalla costa. Parliamo di centinaia di milioni di persone.
Sempre a causa delle modificazioni climatiche aumenteranno eventi estremi come inondazioni e tempeste o grandi incendi boschivi che provocheranno scompensi economici. Milioni di persone fuggiranno dalla povertà derivante dall’instabilità climatica.
La scarsità di risorse indotta dal riscaldamento globale sarà potenzialmente generale, dal cibo, alla terra coltivabile, all’acqua… Soprattutto l’acqua. Diminuiscono le precipitazioni, avanzano i deserti, fuggono milioni di profughi. Sta già accadendo. Buona parte dei migranti che pressano i confini italiani fuggono dalla desertificazione progressiva del Sahel.
Alla base della crisi ecologica, non solo climatica, troviamo sempre e comunque i consumi eccessivi. Il livello di consumo dei cittadini occidentali e dei paesi in via di sviluppo è irragionevole e incide sulla disponibilità di risorse. E’ nascondersi dietro un dito incolpare a turno industria del carbone, produzione di carne o industria dell’automotive… Alla fine quelle industrie lavorano tanto, pure troppo, per una domanda costantemente eccessiva. Maggiore domanda di terre coltivabili, risorse minerarie, energia, pascoli portano alla deforestazione e conseguenti fenomeni di erosione e avanzamento dei deserti. Il sovrapascolo, inoltre, conduce direttamente alla scarsità d’acqua e a tutte le conseguenze che abbiamo visto. Insomma, non solo riscaldamento globale, ma anche consumi individuali fuori controllo.
Alla fine, mentre i grandi del pianeta cercano di trovare accordi epocali tra nazioni per fermare il riscaldamento globale, anche noi, nel nostro piccolo, possiamo fare grandi cose.
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