Risultavano pressoché assenti in Italia soltanto pochi decenni fa, ora si diffondono a vista d’occhio, con danni sia alle coltivazioni che alle persone: sono diverse le famiglie di insetti che, complici un clima più caldo e condizioni favorevoli, proliferano senza sosta. Ad esempio, è di pochi giorni fa la notizia della massiccia diffusione del coleottero giapponese, una specie che sta letteralmente mettendo in ginocchio gli agricoltori da Nord a Sud. E la causa di queste invasioni potrebbe essere rappresentata dai cambiamenti climatici, che facilitano lo sviluppo di esemplari tanto dannosi quanto pericolosi.
Il ruolo dei cambiamenti climatici nella proliferazione degli insetti
Dal già citato coleottero giapponese alla cimice asiatica, passando per la zanzara tigre, il bostrico tipografo e molti altri: in poco più di dieci anni, l’Italia si è trovata a dover combattere con numerose specie d’insetto che un tempo non rappresentavano una minaccia, perché in popolazioni molto ridotte o addirittura assenti.
Una proliferazione senza sosta che, come rivelato da alcuni studi europei, affonda le proprie radici nei cambiamenti climatici. L’aumento delle temperature medie europee, unite all’alternanza di stagioni molto secche ad altre estremamente umide, stanno garantendo condizioni ideali per la diffusione di molti insetti dannosi, il cui pericolo un tempo era del tutto marginale. E spesso a discapito di specie autoctone utili, come le api, non solo minacciate da pesticidi e inquinamento, ma anche dalla moltiplicazione dei predatori, come il calabrone asiatico.
In generale, gli scienziati evidenziano due tendenze fra di loro diverse:
- da un lato, la proliferazione di insetti da sempre presenti in Italia, ma storicamente dalle popolazioni contenute, dato un clima non favorevole alla loro crescita. Con temperature più alte, l’aumento dell’umidità e la scomparsa di molti predatori naturali, hanno iniziato a diffondersi a macchia d’olio;
- dall’altro, l’arrivo di diverse specie aliene che, portate in Italia tramite gli scambi commerciali, grazie ai cambiamenti climatici hanno trovato ambienti idonei alla loro permanenza.
Gli effetti sono decisamente preoccupanti. A livello agricolo, questi insetti sono sempre più responsabili di gravi danni alle coltivazioni, anche perché il patrimonio ortofrutticolo locale non prevede difese naturali contro queste specie, come invece avviene per le coltivazioni nei luoghi d’origine. A livello umano, aumentano i fenomeni allergici – in particolare, da imenotteri – e la diffusione di malattie di origine tropicale.
Gli insetti che si sono diffusi con i cambiamenti climatici
Sono decine le specie d’insetto che, approfittando di ambienti più favorevoli a causa dei cambiamenti climatici, sono ormai presenti in pianta stabile anche in Italia. Di seguito, quelle più diffuse e pericolose.
Il coleottero giapponese, un danno per l’agricoltura
Originaria del Giappone, la Popillia japonica è un coleottero presente in Italia a partire dal 2014, quando venne avvistato nella Valle del Ticino, trovando inizialmente una rapida diffusione in Piemonte e in Lombardia e, oggi, in diverse Regioni italiane.
Noto semplicemente come coleottero giapponese, si tratta di un insetto particolarmente famelico, capace di attaccare oltre 300 specie diverse di vegetali, danneggiando foglie, frutti e radici. Uno sciame di Popillia japonica può distruggere un intero frutteto in pochissimi giorni, con ingenti danni per il settore ortofrutticolo tricolore.
Le strategie di contenimento prevedono l’uso di trappole a feromoni, parassiti e nematodi, mentre non sempre efficaci si rivelano insetticidi e antiparassitari, a cui il coleottero risponde con una veloce capacità d’adattamento.
La cimice asiatica, un insetto ormai ubiquitario
Sono presenti pressoché ovunque, tanto che in alcuni periodi dell’anno – ad esempio in primavera e in autunno – si muovono in sciami di migliaia di esemplari. Sono le cimici asiatiche, ovvero l’Halyomorpha halys: una specie che ben conosciamo, nonostante sia presente in Italia soltanto dal 2012.
Questo insetto, estremamente famelico e prolifico – ogni femmina può depositare fino a 400 uova a ogni ciclo riproduttivo – attacca frutta, ortaggi e colture come mais e soia. Secondo diverse analisi, causerebbe danni pari a 600 milioni di euro l’anno.
Il moscerino asiatico, l’insetto che distrugge la frutta
Tutti hanno familiarità con il classico moscerino della frutta, ovvero la Drosophila melanogaster, che compare rapidamente quando ortaggi e frutti iniziano a decomporsi. Dal 2008, però, è arrivato in Italia uno stretto parente, ben più pericoloso: la Drosophila suzukii, ovvero il moscerino giapponese.
Colpisce soprattutto le coltivazioni di ciliegie, mirtilli e uva e, rispetto al comune moscerino che si nutre unicamente della frutta, vi deposita le uova all’interno della polpa, rendendola invendibile. I cambiamenti climatici ne hanno peraltro accelerato i cicli riproduttivi, che possono superare le dieci volte nell’arco di un anno, per ogni esemplare femmina.
Tra nuove e più aggressive vespe e zanzare pericolose
L’aumento delle temperature e l’incremento degli scambi commerciali con l’Asia hanno portato anche alla rapida diffusione di nuove specie di imenotteri, così come all’arrivo di zanzare particolarmente pericolose.
Ad esempio, da qualche anno si registra in Italia la presenza della Vespa velutina – chiamata comunemente anche calabrone asiatico – che, oltre a distruggere i raccolti e uccidere le api, punge più frequentemente e causa maggiori reazioni allergiche. Ma anche della Aedes albopictus, ovvero la zanzara tigre, che può essere vettore di gravi patologie come la dengue, la zika, la febbre gialla e molte altre infezioni virali.
Tre gravi minacce per gli alberi
Infine, non bisogna dimenticare tre gravi minacce per gli alberi dell’intero Stivale, si tratti di piante da frutto, ornamentali oppure selvatiche:
- il bostrico tipografo, ovvero l’Ips typographus, che scava intricate gallerie all’interno dei tronchi, portando alla rapida morte degli alberi, La diffusione è in aumento in Veneto, Trentino, Friuli e Lombardia, favorita dalle alte temperature e dalle ridotte piogge;
- il punteruolo rosso, cioè il Rhynchophorus ferrugineus, che attacca numerose piante in Sicilia, Campania e Puglia, scavando sempre gallerie nei tronchi, che portano alla rapida morte degli alberi;
- la Xylella fastidiosa, un batterio trasportato da numerosi insetti, che ha devastato un gran numero di uliveti, in particolare in Puglia.
In definitiva, i cambiamenti climatici ci costringono a convivere con specie d’insetto un tempo assenti, sviluppando nuove strategie di contenimento per proteggere sia l’agricoltura che la salute umana.
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