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Luoghi comuni sulle auto elettriche: le batterie, tra produzione e smaltimento


Tessa Gelisio, luoghi comuni sulle batterie delle auto elettriche

Quando si parla di auto elettriche, è fin troppo semplice scadere in facili – e, fortunatamente ben poco veritieri – luoghi comuni. D’altronde, il tema da anni alimenta animati dibattiti pubblici, spesso seguiti da feroci litigi sui social network, dove circolano senza sosta fake news e disinformazione. È il caso della produzione e dello smaltimento delle batterie per veicoli elettrici, considerato da molti più dannoso dell’intera filiera del petrolio.

Per quanto le fake news riescano rapidamente a prendere piede – anche perché spesso fanno leva su bassi istinti o, peggio ancora, sulle paure inconsce delle persone – serve uno spirito critico e razionale nell’analizzare il tema delle batterie per auto elettriche. Cosa c’è di vero nei timori che circolano online e cosa, invece, è falso?

La produzione di batterie al litio, tra verità e bugie

Non è di certo un segreto: quando si parla di batterie per auto elettriche, alla mente non possono che balzare le immagini di terrorizzanti scenari, dovuti alla loro produzione. Questo perché, nel corso degli ultimi anni, sono circolate sui social parecchie e ben elaborate fake news sul litio, tanto che per l’utente finale è sempre più difficile identificarle come false. Ma quali sono i luoghi comuni da abbattere?

Il litio è davvero un metallo tossico e radioattivo?

Ricarica della batteria delle auto elettriche

Il litio rappresenta una delle componenti indispensabili delle batterie per auto elettriche. Questo metallo, grazie alle sue proprietà, può immagazzinare grandi quantità di energia, garantendo dei tempi di ricarica mediamente contenuti. Perciò non stupisce che la domanda di questo materiale sia cresciuta esponenzialmente a livello mondiale, anche perché usato non solo per le auto elettriche, ma virtualmente in qualsiasi dispositivo che incorpora una batteria.

Sarà forse a causa di questa repentina diffusione, ma da qualche tempo circolano sui social grandi preoccupazioni sulla tossicità di questo elemento e, fatto non meno importante, sulla sua supposta radioattività. Ma è davvero così?

A dispetto delle credenze comuni, non vi sono particolari profili di tossicità legati al litio:

  • si tratta di un metallo inerte, disponibile in natura e per nulla pericoloso al suo stato naturale;
  • non è minimamente radioattivo.

La convinzione errata è probabilmente dovuta a una fallace interpretazione di due evidenze:

  • il litio può essere impiegato in alcune applicazioni nucleari, ad esempio nella produzione di trizio, ma rimane non radioattivo;
  • la lavorazione, se eseguita in assenza di ferree regolamentazioni, può determinare una contaminazione nociva degli habitat, ma in natura il litio rimane inerte;
  • la presunta tossicità per la salute è stata impropriamente desunta dal carbonato di litio, impiegato per la cura di alcune patologie psicologiche, che se assunto in grandi quantità può avere conseguenze gravi per l’organismo.

Tutta la produzione di litio avviene in Africa

Batterie per auto elettriche, litio in Africa

Altra convinzione molto comune, sempre a causa delle fake news circolate sui social network, è relativa a un’estrazione esclusivamente africana del litio. Secondo i detrattori, le miniere di questo materiale starebbero danneggiando gravemente gran parte del Continente, rafforzando questo concetto con immagini di minori ingiustamente sfruttati in impianti di estrazione in Congo.

In realtà, la maggior parte della produzione mondiale di litio si divide tra:

  • Australia, che ne estrae più del 50% a livello mondiale;
  • Cile;
  • Cina;
  • Argentina.

Sebbene l’Africa possa contare su ampie disponibilità di litio – si stima, più del 35% a livello mondiale – al momento la produzione è molto ridotta. Nel 2019, la quota africana di litio estratto rappresentava meno dello 0,1% rispetto a quella mondiale, mentre si stima possa arrivare al 9-10% tra il 2025 e il 2027. Il produttore africano principale è lo Zimbabwe, con la miniera di Bikita, che si stima possa contare su 11 milioni di tonnellate di litio, ancora da estrarre.

E le immagini dei bambini sfruttati nelle miniere? Per quanto il problema dello sfruttamento minorile sia grave ed evidente, soprattutto in alcuni Paesi africani, le immagini fatte circolare sui social non riguardano l’estrazione del litio. Sono inerenti alle miniere di minerali e metalli rari – cobalto, in particolare – provenienti da zone di conflitto del Congo: tali metalli vengono utilizzati pressoché per qualsiasi applicazione industriale che destinata al consumatore finale, dalla raffinazione del petrolio passando per la produzione di smartphone. 

Certo, questo non significa che non serva uno sforzo internazionale per evitare che, nei Paesi meno regolamentati, vengano impiegati minori anche nelle cave di litio. Tuttavia, quanto sta circolando sui social non corrisponde alla realtà.

La produzione di litio per le batterie inquina più del petrolio

Batterie auto elettriche e petrolio

Un caso emblematico è quello del cileno Salar de Atacama, dove l’estrazione di litio ha causato il consumo di oltre il 65% delle risorse idriche locali. In molte zone del mondo, il litio viene infatti ricavato tramite l’evaporazione di soluzioni saline e salmastre, poiché processo molto economico, ma senza le dovute cautele si rischia sia di prosciugare intere falde acquifere, che di contaminare gli ambienti circostanti con sottoprodotti della sua lavorazione.

Ma fatta questa considerazione, l’estrazione di litio è davvero più inquinante rispetto a quella del petrolio? Secondo le principali ricerche scientifiche condotte negli ultimi anni, la risposta è negativa: l’impatto del litio è importante, ma non minimamente paragonabile a quella del petrolio.

Giusto per fare un esempio, basti pensare ai gas climalteranti emessi per le attività di estrazione:

  • per estrarre una tonnellata di litio – utile per la produzione di batterie per 25-55 auto elettriche, a seconda delle loro configurazioni, che percorreranno almeno 150.000 chilometri ciascuna – si emettono tra le 5 e le 15 tonnellate di CO2 equivalente;
  • per estrarre una tonnellata di petrolio – necessaria per alimentare 100 auto che percorrono 150 chilometri – si emettono dalle 2,9 alle 12 tonnellate di CO2 equivalente.

Prendendo la proporzione migliore per le auto a petrolio, e la peggiore per le auto elettriche, se ne ricava che:

  • le auto elettriche, che hanno sfruttato complessivamente una tonnellata di litio emettendo tra le 5 e le 15 tonnellate di CO2 equivalente, percorreranno 3.759.000 chilometri totali;
  • le auto endotermiche, che hanno sfruttato complessivamente una tonnellata di petrolio emettendo 15 tonnellate di CO2 equivalente, percorreranno 75.000 chilometri.

In linea generale, l’intero impatto ambientale della produzione di litio mondiale è inferiore ai danni causati da una singola fuoriuscita di greggio, come ad esempio quella che qualche anno fa ha colpito in modo devastante il Golfo del Messico. E questo senza nemmeno considerare l’impatto ambientale dovuto al consumo – ovvero alla distribuzione e alla combustione del petrolio per alimentare motori termici e alla produzione di energia per le auto elettriche – che analizzerò in un prossimo aggiornamento.

I luoghi comuni sullo smaltimento delle batterie

Batterie auto elettriche, riciclo domestico

Non è solo l’estrazione di litio e la produzione di batterie a generare le più strampalate teorie, anche sul fronte dello smaltimento si leggono le più disparate fake news. Ad esempio, sui social si è diffusa la convinzione che il litio non sia riciclabile. Tralasciando il fatto che l’accusa sia ben poco comprensibile, se paragonata all’impossibilità di riciclare il petrolio data la necessità di combustione, si tratta di una convinzione sbagliata:

  • la gran parte delle batterie per auto riceve una seconda vita: quando non più utili a garantire un’autonomia sufficiente del veicolo, vengono solitamente recuperate e riutilizzate per gli accumulatori domestici, poiché possono garantire ancora tra i 10 e i 15 anni di utilizzo ininterrotto;
  • le batterie al litio per auto possono essere largamente riciclate: fino al 97% delle loro componenti è riciclabile, tanto che sul recupero sta nascendo un lento – ma fiorente – mercato, dato che una tonnellata di litio “esausto” può valere fino a 5.000 dollari.

Certo, così come spiegavo in un precedente aggiornamento qui su Ecocentrica, la filiera del riciclo è ancora poco diffusa, tanto che meno del 10% del litio mondiale viene riciclato. Ma è questa la sfida del futuro: generare un circolo virtuoso, che ci renda sempre meno dipendenti dall’estrazione mineraria e ci permetta di riutilizzare le componenti di queste batterie più e più volte. Le tecnologie ci sono, perché allora non sfruttarle?

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