Molte alternative all’olio vegetale più discusso potrebbero essere persino peggiori. Ma la soluzione esiste ed è nelle mani dei consumatori
Secondo Segolène Royale per salvare il pianeta basterebbe “non mangiare Nutella”… Ecco, mi sembra un po’ eccessivo, direi, anzi, una sciocchezza colossale. Magari tutti i problemi ambientali del mondo si risolvessero così facilmente! Ma l’olio di palma è e sarà per un bel po’ un problema per il Pianeta.
Sul suo essere più o meno dannoso per la salute umana rispetto ad altre sostanze grasse possiamo sospendere il giudizio: la scienza non è arrivata a un punto sull’argomento e se non ci sono dati certi io non prendo posizione.
Ma sul fatto che le piantagioni di palme stiano deforestando il Sud Est Asiatico e alcune aree dell’Africa equatoriale non esistono dubbi. L’impatto della produzione di olio di palma è un FATTO. Inoppugnabile.
L’olio di palma è un eccipiente o un ingrediente presente ovunque, nella Nutella certo, ma anche negli snack, nelle merendine, nei saponi e persino nei motori di auto riempiti di biodiesel, è utilizzato da migliaia di marche in decine di settori.
Cercare di evitarlo è piuttosto difficile… Spinti da pressioni mediatiche e dai consumatori molte aziende si stanno organizzando per sostituirlo con altri oli ma il passaggio resta piuttosto difficile. L’olio di palma raffinato è un eccipiente/ingrediente alimetare perfetto: influisce pochissimo sul gusto del prodotto ma può costituirne persino le fondamenta (vedi Nutella appunto).
Con la globalizzazione la fame di grassi è diventata una mania planetaria che solo gli oli vegetali hanno saputo soddisfare. E l’olio di palma, per caratteristiche e costo, agli occhi dell’industria li batte tutti. Lo dicono i numeri: un ettaro di piantagione di palme produce 4 tonnellate di olio a fronte delle due dell’olio di oliva (che sarebbe il miglior sostituto ma ce ne è poco e non è una strada praticabile per tutti i prodotti) , delle 1,5 di quello di lino, dell’1,3 di quello di cocco (di cui tanto si parla ora)… insomma, se dovessimo rivolgerci a questi sostituti per coprire la domanda mondiale l’impatto ambientale sarebbe ancora maggiore: meno resa, più ettari coltivati, più ettari di ecosistema divorati. Non è detto, quindi, che dalla padella si possa finire nella brace.
Un bel rompicapo. Diciamolo: non esiste per ora un olio paragonabile. Ed è per questo che le multinazionali tremano di fronte alla presa di coscienza popolare e si dannano l’anima per “pulire” l’immagine dell’olio di palma.
Personalmente penso che la soluzione sia una sola e il punto è sempre lo stesso: I VOLUMI. Se le piantagioni attuali non si espandessero e venissero convertite verso forme di sfruttamento sostenibile in un 20-30 anni diventerebbero ecosistemi artificiali a basso impatto. Il danno fatto è fatto. Ma dovremmo fermarci qui. Un moratoria sull’espansione delle piantagioni è l’unica via. Quello che appare evidente è che più che l’olio di palma in sé sia la fame di grassi il grande problema ma tutti ci giriamo attorno senza puntare il dito.
Nessuno pensa che i prodotti contenenti olio di palma di cui si parla tanto in questi giorni siano anche prodotti che dovremmo consumare con parsimonia comunque visto il loro impatto sulla salute? Non si riflette mai sul fatto che il consumo degli stessi prodotti che fanno male alla salute (per le calorie, non per l’olio di palma in sé) fa male anche all’ambiente? Ci fanno male due volte, insomma. Limitare il loro consumo è un bene per noi e per il pianeta. E se il prezzo della merendina o del vasetto dovesse salire alle stelle perché usa olio extravergine d’oliva (per fare un esempio di olio di assoluta qualità ma anche rarità)… amen.
Ne mangeremo meno, meglio. Mai come in questo momento storico il potere è nelle mani dei consumatori, lo dimostrano anche le 150.000 adesioni alla campagna su change.org contro l’olio di palma. A noi fare delle scelte perché, che ci crediate o no, nell’era dell’informazione i piccoli consumatori possono cambiare l’economia di multinazionali enormi.
4 Comments
Andrea
23 Giugno 2015 at 15:56Ma è necessario utilizzare tutto quest’olio nei prodotti che li arricchiscono di grassi e non dei migliori? Io sono socio di una delle più grandi cooperative di distribuzione alimentare e i loro prodotti sono meno ricchi di olii, stando alle etichette e quindi meno grassi, ma sono ugualmente buoni. La stessa Nutella aveva un senso quando fu inventata in quanto il cioccolato era troppo caro, ma se dovessi scegliere tra una tavoletta di fondente e una spalmata della crema tanto cara a molti, non avrei dubbi, molto meglio la prima. Inoltre trovo negli scaffali creme al cioccolato alternative che costano un terzo della Nutella, ma hanno le stesse caratteristiche al gusto. Vale proprio la pena spendere tanto per una cosa che non fa nemmeno troppo bene?
Tessa Gelisio
24 Giugno 2015 at 13:26fosse per me…… non la mangio da anni e non mi è nemmeno mai piaciuta troppo, la trovo molto stucchevole
Flavio
23 Giugno 2015 at 22:04Basterebbero delle normative che imponessero un contenuto massimo di grassi saturi nei prodotti lavorati.
Tutto si ridimensionerebbe automaticamente.
Tessa Gelisio
24 Giugno 2015 at 13:25oppure una tassa in base all’impatto ambientale e sociale dei prodotti…. vedi come cambia il mondo!