Non solo infezioni, c’è un rischio anche per le sostanze chimiche utilizzate
Chi al giorno d’oggi non ha un tatuaggio? Che siano sempre più diffusi non è solo un’impressione: 7 milioni di italiani ne hanno almeno uno, rendendo il nostro Paese quello con più tatuati d’Europa.
Un fenomeno in crescita che ha destato l’attenzione dell’Istituto Superiore di Sanità, che ha fotografato un quadro generale per capire chi è più propenso a tatuarsi (le donne), qual è l’età media del primo tatuaggio (25 anni, ma non mancano i minori che in teoria avrebbero bisogno del consenso dei genitori), dove ci si rivolge (quasi il 14% del campione intervistato non si è recato presso un centro autorizzato: male!). Quello che è apparso chiaro e anche preoccupante è che meno della metà degli amanti dei tatuaggi sono adeguatamente informati su possibili rischi e controindicazioni.
Il primo consiglio degli esperti è di scegliere con attenzione il luogo e la persona che ci faranno il tatuaggio. No all’improvvisazione, verificate sempre che il tatuatore sia un professionista con relativo attestato, che il locale sia in possesso delle condizioni igienico-sanitarie richieste e considerato idoneo dalla ASL, che l’attrezzatura utilizzata sia a norma di legge: gli aghi devono essere sterili o monouso, per evitare infezioni o peggio trasmissione di malattie anche gravi. Tutte queste accortezze sono fondamentali per ridurre il rischio di spiacevoli conseguenze, ma purtroppo non sufficienti per poter star tranquilli, perché c’è un altro pericolo nascosto dietro l’angolo, molto più subdolo.
Foto: wired.it
Se l’attenzione per le norme igieniche è generalmente alta, lo è decisamente quella verso le sostanze chimiche di cui è composto l’inchiostro per tatuaggi, che vengono iniettate sotto la pelle e pare che non rimangono lì inerti: uno studio pubblicato su “Scientific Reports” ha dimostrato che alcuni elementi dei pigmenti di colore si staccano e migrano nell’organismo, arrivando fino ai linfonodi. Con quali effetti a lungo termine, è difficile dirlo; certo il fatto non va preso alla leggera, considerando che questi piccoli organi del sistema linfatico sono, tra le altre cose, una struttura portante del nostro sistema immunitario.
La cosa ancora più grave è che a viaggiare nel corpo non sono esattamente sostanze innocue. Forse avrete sentito di un recente allarme su alcuni inchiostri pericolosi, per la precisione 9 e tutti prodotti negli Stati Uniti, che lo scorso marzo sono stati ritirati dal commercio su ordine del Ministero della Salute perché cancerogeni e non conformi alla direttiva europea del 2008. Il problema è che, almeno per ora, in Europa non c’è una vera e propria legislazione comune sugli inchiostri per tatuaggi, ma solo dei “suggerimenti” sulla sicurezza.
Foto: greenme.it
Sull’argomento ho voluto intervistare il Prof. Santo Scalia, Professore Associato del Dipartimento di Scienze della Vita e Biotecnologie dell’Università di Ferrara, il quale ha presentato un’interessante ricerca durante un congresso dell’International-Italian Society of Plastic-Aesthetic and Oncologic Dermatology: insieme ai membri del suo staff, ha valutato la struttura chimica analizzato in laboratorio i pigmenti utilizzati dai tatuatori e, in base ai dati riportati in letteratura, ha dedotto che diverse sostanze e le relative impurezze attualmente presenti negli inchiostri per tatuaggi sono potenzialmente tossiche, allergizzanti se non addirittura cancerogene. «La maggior parte dei coloranti sono azoici, ovvero con i raggi solari si degradano e possono liberare ammine aromatiche, un gruppo di composti che ne comprendono alcuni classificati come cancerogeni. Ma anche il nero, l’inchiostro più usato, non è esente da rischi, perché il costituente principale del pigmento è il carbone, o nero di carbonio; tra le impurezze nocive invece troviamo, ad esempio, gli idrocarburi policiclici aromatici», che vi ricordo sono una vasta classe di composti che comprendono anche sostanze classificate cancerogene.
E non è tutto: «Sono presenti sostanze allergizzanti come nichel e altri metalli pesanti, o conservanti vietati dall’industria cosmetica.»
Già, qui veniamo a una delle note più dolenti: «Almeno la metà dei pigmenti per tatuaggi contiene sostante vietate nei cosmetici: è paradossale che siano considerati dannosi in un prodotto che resta sulla superficie della pelle ma ammessi negli inchiostri che vanno in profondità, nel derma. C’è ancora un vuoto legislativo, non ci sono nemmeno studi che passino al vaglio le varie sostanze in modo da individuare quelle tossiche; c’è però una proposta di restrizione formulata da esperti provenienti da tutti i Paesi europei, che al momento è in fase di consultazione pubblica, ma che forse verrà approvata dal Parlamento europeo nel 2021: allora la situazione sarà certamente più regolamentata.»
Un’azione urgente, visto che il numero di persone tatuate cresce in modo esponenziale. «Crescono le segnalazioni di effetti tossici causati dagli inchiostri: dal 2010 sono arrivate circa 230 notifiche attraverso il RAPEX, il sistema europeo di allerta per i prodotti di consumo pericolosi.» Ma quali sono i principali rischi per la salute? «Quelli più evidenti sono le reazioni allergiche. Nel 6% dei casi si hanno danni persistenti alla pelle, nel 30% i problemi si risolvono nell’arco di alcuni mesi; sono però dati sottostimati, perché molte persone li considerano un normale decorso e raramente si rivolgono al medico. Si stanno effettuando studi anche sui possibili effetti cancerogeni, anche se è più difficile dimostrare una relazione per via del lungo periodo e delle tante variabili in gioco.»
Foto: affaritaliani.it
Come proteggersi, quindi, e fare tatuaggi in sicurezza? «Il rischio microbiologico, quello di infezioni, è più facile da individuare: dipende dal tatuatore, si controlla che le attrezzature siano sterili o monouso… ma per quanto riguarda quello chimico, legato agli inchiostri, non c’è modo di valutarlo. In parte la provenienza ha il suo peso, scegliere ditte serie o rifornirsi da fonti non ufficiali come Internet, fa la differenza; gli inchiostri usati in campo medico, ad esempio per la ricostruzione dell’areola mammaria, provengono sempre da aziende che fanno controlli più accurati, e infatti il numero di segnalazioni al RAPEX è molto inferiore rispetto a quello per i tatuaggi decorativi. In generale però il problema non sta in una pratica errata, ma nella mancanza di una lista di sostanze da evitare.»
Speriamo quindi che in Europa non aspettino altro tempo a prendere in considerazione gli allarmi degli esperti: sostanze tossiche che migrano nel corpo e arrivano ai linfonodi, non mi suona certo rassicurante.
Foto copertina: www.adnkronos.com
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