In tutto il mondo centinaia di migliaia di animali allevati per scopi alimentari sono trasportati vivi per lunghe distanze. Attraversano confini e percorrono chilometri su carri bestiame spesso in condizioni.
Considerate che attualmente, ogni anno, in Europa viaggiano per più di otto ore consecutive:
- 4 milioni di bovini
- 28 milioni di suini
- 4 milioni di ovini
- 243 milioni di polli
- 150mila cavalli
Numeri che sono cresciuti all’interno dell’UE dal 2009 al 2015 del 19% – da 1,25 miliardi a 1,49 miliardi – con una regolamentazione che non ha nulla a che vedere con i basilari standard etici per la tutela e il benessere animale. Ma tutto questo adesso potrebbe cambiare.
I viaggi del terrore
Alcuni viaggi disastrosi hanno causato conseguenze davvero strazianti.
Tra questi incidenti nel 2021, possiamo ricordare gli oltre 2.600 vitelli partiti dalla Spagna che sono stati abbattuti dopo essere stati tenuti alla deriva in mare per tre mesi, poiché nessun Paese voleva accettarli a causa di un sospetto focolaio di malattia.
Nello stesso anno 14.000 pecore destinate all’esportazione sono annegate nel Mar nero, quando una nave mercantile che le trasportava si è capovolta nel porto di Midia, in Romania.
Tutto legittimato da norme ingiuste.
L’excursus normativo
Questa “tratta dei capi” finalmente oggi è in fase di revisione dalla Commissione Europea. Ma andiamo a ritroso.
Fino al gennaio 2022 la normativa in merito ha autorizzato viaggi di 24 ore no stop per i suini, 29 ore con una di pausa per ovini e bovini e pit stop di 24 ore consecutive per percorrenze altrettanto lunghe, senza però porre nessun limite ai tempi di trasporto complessivi. Questo vuol dire che dopo un giorno di pausa si può ricominciare a viaggiare per settimane.
Grazie alla pressione di alcune associazioni per i diritti degli animali tra cui Compassion in World Farming (CIWF) Italia Onlus, il Parlamento Europeo, all’inizio di quest’anno, ha proposto un appello non tanto per cambiare le cose (ha giusto suggerito qualche nuovo limite alle ore di percorrenza), ma solo per far rispettare la legge vigente che, secondo una Commissione d’inchiesta sulla protezione degli animali durante il trasporto è ignorata da un gran numero di aziende! Un’analisi che ha evidenziato maltrattamenti, report incompleti, condizioni sanitarie a rischio biologico.
Ma questo è vergognoso.
Le misure avanzate da CIWF per migliorare le condizioni di sofferenza di questi animali non sono state prese neanche in considerazione, anzi bocciate dalla maggioranza degli europarlamentari. Un esito che però può ancora cambiare perché il processo di revisione della normativa UE sui trasporti non è terminato!
Adesso tocca alla Commissione europea, che rifletterà sull’esito del voto del Parlamento, perciò siamo ancora in tempo per firmare una nuova petizione e sottoporre richieste più che legittime. Perché la realtà è che questa tratta non ha motivo di esistere.
La petizione
La petizione promossa da CIWF ha cinque punti chiave:
- Divieto di esportazione di animali vivi verso Paesi terzi per la macellazione. Se vogliamo monitorare il processo industriale di allevamento allora facciamolo fino alla fine!
- NO a trasporti superiori alle otto ore, quattro per pollame e conigli. NO al trasporto di animali non svezzati e puntiamo sui macelli locali! Limitiamo la sofferenza di un processo immorale, a rischio sanitario e che certamente peggiora la qualità alimentare.
- Incrementiamo i sopralluoghi senza preavviso, aumentiamo le sanzioni!
- Non facciamoli morire di freddo o di caldo! NO al trasporto di animali vivi se le temperature esterne previste sono inferiori a 5˚ C o superiori a 25˚C.
Ma soprattutto…
Incitiamo l’Europa a cambiare obiettivi. Promuoviamo una dieta sana con una riduzione significativa del consumo di carne, non commercializziamo animali vivi o prodotti animali provenienti da sistemi di allevamento industriale nocivi e inquinanti. Dobbiamo puntare su provvedimenti diretti, coerenti con gli intenti per la riduzione di emissioni, per la costruzione di una morale condivisa di tutela e benessere animale.
E adesso firma anche tu:
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