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Cavalli, elefanti e grandi felini: perché evitare l’intrattenimento con gli animali in vacanza


Animali maltrattati per turismo

Cavalli, cammelli, elefanti, grandi felini e chi più ne ha, chi più ne metta: con l’arrivo delle vacanze estive, sono sempre più le strutture che offrono intrattenimento con gli animali, soprattutto all’estero. Si tratti del classico giro delle città storiche in carrozza, incredibilmente ancora legale in Italia, oppure di un’escursione nel deserto sul dorso di un cammello, non sono pochi i turisti che non rinunciano a simili attrazioni. Eppure, spesso nascondono situazioni di grave sfruttamento animale, con esemplari non solo costretti a rinunciare alle loro necessità etologiche, ma anche vittime di violenza e maltrattamenti.

Per questo, bisognerebbe sempre rifiutare simili esperienze: il turismo sostenibile è rispettoso dei luoghi e, fatto non di certo scontato, degli animali.

I cavalli, animali fin troppo sfruttati per turismo

Carrozze per turisti

Si è talmente abituati a vederli, che difficilmente ci si sofferma a pensare al pericolo sfruttamento. Sono i cavalli, animali impiegati per turismo anche in molte città italiane, sempre più costretti a una vita di fatiche e di soprusi.

È ad esempio il caso delle botticelle di Roma, ormai ogni anno protagoniste di pagine della cronaca, per esemplari portati allo stremo, spesso collassati sulle strade della Capitale a causa del sole battente. Uno studio condotto da Peta sui cavalli impiegati per le carrozze turistiche, in particolare negli Stati Uniti, dimostra come questi equini siano frequentemente sottoposti a un superlavoro e, nella maggior parte dei casi, finiscono per sviluppare gravi patologie:

  • zoppia e altri disturbi alle zampe;
  • gravi problemi respiratori;
  • problemi cardiaci, infarti e ictus;
  • disturbi scheletrici e danneggiamenti alla colonna vertebrale.

Non solo carrozze, però: spesso i cavalli, così come gli asini, sono impiegati per portare zaini e valigie dei turisti, ad esempio durante le esplorazioni montane in Sudamerica. anche in questo caso, le ricerche ha dimostrato la presenza di esemplari non adeguatamente nutriti, affetti da infezioni alle zampe e agli zoccoli, spesso sottoposti a violenti maltrattamenti fisici.

I cammelli: quando la sofferenza si trasferisce nel deserto

Cammello per i turisti

Un destino simile ai cavalli, e purtroppo meno conosciuto dall’opinione pubblica, è quello che vivono cammelli e dromedari, impiegati per le gite nel deserto in luoghi prettamente turistici, come in molte località dell’Egitto e del Marocco.

Diversi studi scientifici hanno confermato che più dell’80% dei cammelli impiegati a scopo turistico presenta segni di stress, malnutrizione e zoppia, a causa di cure non adeguate. Cammelli e dromedari costretti a compiere decine di chilometri ogni giorno, attraversando il clima rovente del deserto, a volte non hanno nemmeno accesso a fonti sufficienti d’acqua e, fatto non meno importante, subiscono gravi scottature agli arti inferiori a causa della continua esposizione alla sabbia rovente delle dune. Anche in questo caso, si registrano anche violenze, perpetrate con bastoni e aste in ferro e, nei centri turistici più affollati, anche con fruste elettrificate.

Elefanti in crisi: il business del turismo in Asia

Elefante da turismo in Asia

Particolarmente drammatica è la situazione degli elefanti asiatici, sempre più sfruttati per intrattenere i turisti di tutto il mondo, in particolare in località come la Thailandia, l’India e la Cambogia.

I grandi pachidermi vengono costretti a trasportare centinaia di turisti al giorno, su percorsi impervi e sotto il sole cocente, spesso maltrattati fisicamente con frustate, catene legate alle zampe e mutilazioni: ad esempio, frequentemente gli esemplari maschi vengono sottoposti a castrazione, così da renderli più docili. Ancora, gli elefanti impiegati per turismo soffrono spesso di lesioni spinali, che ne causano la paralisi degli altri posteriori, condannandoli alla morte.

Non è però tutto: non capita di raro che i pachidermi siano protagonisti di spettacoli circensi di strada, costretti a eseguire i più improbabili esercizi fisici a colpi di fruste elettrificate. E non è raro che questi animali si ribellino: decine di addestratori vengono uccisi ogni anno da enormi elefanti che, stanchi di una vita di soprusi, li calpestano in preda alla rabbia.

Il selfie con la tigre? È sedata

Tigre nello zoo

Con la crescente mania del selfie a ogni costo, è anche cambiata l’offerta per i turisti poco attenti al benessere animale. Ad esempio, sempre più località africane propongono intere giornate in compagnia dei grandi felini – tigri, giaguari, leopardi, leoni – con la possibilità di scattare selfie o girare brevi video in loro compagnia.

Peccato, però, che questi felini vengano adeguatamente sedati per sopportare la presenza umana, tra abbracci improvvisati, carezze non volute e violenze fisiche. Spesso gli animali subiscono danni neurologici, epatici ed endocrini dalla continua somministrazione di pesanti farmaci, tanto che molti muoiono in preda a forti convulsioni o per arresti cardiocircolatori. Studi condotti su oltre 10.000 esemplari, tra l’Asia e l’Africa, hanno confermato la presenza di gravi lesioni su oltre il 70% dei grandi felini impiegati per turismo.

Altre situazioni problematiche

Le situazioni problematiche sono molte di più rispetto a quelle elencate: virtualmente, dove un animale è impiegato per intrattenere o trasportare turisti, vi sono situazioni di drammatico sfruttamento. In particolare, le associazioni animaliste da anni condizioni di vita davvero drammatiche:

  • delfini e orche impiegati per gli spettacoli con i turisti sono soggetti a un’esistenza di grandi privazioni, nella maggior parte dei casi costretti a vivere in vasche non sufficientemente ampie per tutta la loro esistenza;
  • le scimmie sono sempre più sottoposte a feroci violenze, in particolare in Asia: vestiti da bamboline, gli esemplari vengono impiegati per l’elemosina ai turisti, legati a pesanti catene affinché non fuggano e non adeguatamente nutriti;
  • bradipi, lemuri e suricati vengono spesso sedati per i selfie con i bambini, nonché sottoposti all’estrazione dei denti, affinché non mordano gli avventori. Frequentemente muoiono per gravi infezioni, poiché gli interventi di rimozione vengono eseguiti senza il rispetto delle minime regole igieniche, a volte anche sul ciglio della strada.

In definitiva, cedere alle attrazioni turistiche con gli animali significa contribuire al loro maltrattamento: una vera e propria piaga, che potrebbe essere facilmente ridotta eliminando la domanda. Un turismo più consapevole, in altre parole, fa la differenza.

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