Punto di vista

Canapa: fibra del futuro. Gli usi industriali della canapa che potrebbero salvare il mondo.


La canapa o cannabis è una pianta preziosissima e dai mille utilizzi. Resistente e adattabile a diverse condizioni del suolo e climatiche, questa elegante angiosperma, oltre al suo uso terapeutico, potrebbe essere in grado di accelerare l’economia verde del futuro, dato che ha bisogno di pochissima acqua e imput produttivi (fertilizzanti, erbicidi e insetticidi) per essere prodotta nelle sue tante applicazioni utili. 

E pensare che l’Italia era una delle principali produttrici di questa pianta fino agli anni ’50. Poi Cannabis sativa da un lato è diventata meno remunerativa del cotone e dall’altro ha subito dalla metà degli anni ’70 fortissime limitazioni dovute allo spaccio di mariujana, nome corrente per le varietà di canapa ad alto contenuto di THC(il TetraIdro-Cannabinolo, il principio attivo stupefacente). Non tutte le varietà hanno un contenuto di THC tale da essere usate come droghe, è di queste che parliamo in questo post, ma in compenso hanno mille altri utilissimi utilizzi.

Ma quali?

Canapa e industria tessile

Partiamo dal tessile, lo zaino in foto è in canapa! Ce l’ho da almeno 20 anni e mi ha accompagnato in giro per il mondo resistendo a tutti climi. Prima di essere messa al bando, l’Italia un tempo era ricoperta da piantagioni di canapa con cui si facevano anche tantissimi tessuti molto più ecologici del cotone che ha bisogno di tante risorse per crescere e ha così un alto impatto ambientale.  La sua fibra è più lunga e assorbente, resistente e isolante. Essendo cava, inoltre, rimane fresca d’estate e calda d’inverno, svolgendo così una funzione traspirante. Grazie alle sue proprietà antimuffa e antifungine, per non parlare della sua capacità di schermare i raggi ultravioletti, è una risorsa tessile senza pari. Trattata e lavorata correttamente è morbida o simile ad un jeans.

Inoltre, come afferma uno studio del 2014 della North Carolina State University, possiede proprietà anti-batteriche e quindi si potrebbe impiegare per la realizzazione della biancheria ospedaliera. 

A tutta canapa

Anche nel settore automobilistico la canapa ha una sua storia. Sapete che il grande imprenditore Henry Ford aveva costruito un prototipo con la scocca costruita in fibra di canapa e soia? Ford aveva anche previsto un’alimentazione a bioetanolo, biocombustibile estratto sempre da questa pianta. Vi sembra un’idea campata in aria? Assolutamente no. Egli fu il precursore di ciò che fece la BMW e la Renow Sport Car e infine la Porche molti anni dopo, tutte con l’obiettivo funzionale di sviluppare componenti delle vetture più leggeri e allo stesso tempo robusti, a discapito del vetroresina e del titanio, decisamente più inquinanti. 

E proprio nel settore automobilistico che si iniziò a parlare anche del bioetanolo ricavato dai gambi di canapa lasciati in fermentazione. Questa risorsa energetica rinnovabile, potrebbe essere una svolta per contribuire a ridurre la dipendenza dalle energie fossili. Il bioetanolo è un biocombustibile che si produce attraverso la permentazione di biomasse dedicate o anche di scarti e può essere utilizzato al posto del legno o del carbone, mentre con l’olio di semi di canapa possiamo produrre il biodiesel, carburante naturale che genera la metà delle emissioni rispetto a quelli sintetici. Purtroppo, però, anche in questo caso, data la scarsa produzione, i costi sono ancora molto alti. 

Canapa antisismica e a sequestro di carbonio

L’archeologo Rajdeo Singh, con i suoi studi, ha testimoniato come i dipinti di Aurangabad, storica città nel nord-ovest dell’India, si siano conservati per 1500 anni grazie ad un biocomposto di calce, canapa e argilla. Questi rilievi che si trovano in una grotta e sono patrimonio UNESCO sono stati protetti per secoli da insetti, muffa e umidità.  Tutt’ora la canapa viene utilizzata in edilizia come materiale da costruzione per le sue capacità di isolamento acustico, termiche e antisismiche. A tal proposito, in Italia l’ENEA (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile) ha da poco brevettato un nuovo sistema antisismico proprio con l’utilizzo della fibra di canapa. Studi recenti hanno evidenziato, infatti, come la canapa abbia straordinarie caratteristiche di resistenza e deformabilità ed anche una limitata velocità di propagazione delle fiamme in caso d’incendio.  Ma posso raccontarvi di più. Nel 2016 proprio nel nostro belpaese è un’azienda pugliese che ha vinto il Green Building Construction Award per la costruzione di un complesso abitativo, ai tempi il più grande d’Europa, edificato con biomattoni di calce e canapa.

Canapa e nutraceutico e cosmesi

Dalla cosmesi alla nutraceutica, la canapa se la fa da padrona.  L’ultimo lavoro scientifico in merito del Journal of Animal Science and Biotechnology del 2020 ha dimostrato che usare l’olio di cannabis come alimento funzionale migliori il profilo lipidico, la risposta immunitaria e anche i livelli nutrizionali, grazie anche ai suoi fitocomposti tra cui il CBD. E questo vale anche per la produzione di foraggio per gli animali.

Nel settore cosmetico è stato provato, invece, come gli acidi grassi di questa pianta abbiano un potere idratante ed emolliente, rendendo la cute più elastica. La quantità di sali minerali e vitamine che possiede, inoltre, ha una funzione antiossidante che contrasta l’infiammazione e persino la produzione di sebo. Cosa chiedere di più?

Una pianta per ripulire il pianeta

Questa pianta dai mille utilizzi eco-compatibili potrebbe davvero essere uno strumento fondamentale per raggiungere gli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile.  Oltre a poter diventare una bioplastica e come tale compostabile e biodegradabile si può utilizzare anche al posto della cellulosa. Ma tra le sue funzioni ecologiche più importanti c’è il sequestro di carbonio. La canapa nella sua fase di crescita, infatti, è in grado di catturare quattro volte la CO2 immagazzinata mediamente dagli alberi. Un potere eccezionale, tanto che la Commissione Europea, entro la fine dell’anno, punta a calcolare il riconoscimento di carbon credit (certificazioni di riconoscimento alla sostenibilità ambientale) a tutti i coltivatori di canapa.

Ma coltivare la marijuana significa anche attivare un grande processo di fitobonifica: tramite l’assorbimento dell’apparato radicale le sue radici sono in grado di estrarre inquinanti, metalli pesanti e scorie radioattive. Queste sostanze vengono o metabolizzate e trasformate in qualcos’altro (fitometabolizzazione) o stoccate (fitodeposito) o recuperate per fitoestrazione come si può fare con piombo, zinco e ferro. Dal Chernobyl alla Puglia, l’azione della canapa nella rigenerazione dei terreni inquinati è storia. In principio fu nell’area del disastro nucleare, verso la fine degli anni ‘90, che una società americana specializzata in biotecnologia ambientale, sperimentò l’uso della canapa per decontaminare i terreni radioattivi intrisi di cesio, plutonio e piombo.  E ha funzionato. L’operazione è stata poi ripetuta in una masseria vicino l’Ilva, a Taranto, dopo che nel 2008 sono stati abbattuti 600 capi di bestiame perché contaminati da diossina. Il risultato? Una vera rinascita dei pascoli.

È ora di piantarla

Bistrattata, calunniata e ostacolata da più di ottanta anni di proibizionismo ideologico, la canapa resiste. Versatile e capace di sopravvivere a diversi tipi di clima, questo vegetale è perfetto per essere un protagonista della green economy, perché in grado di integrarsi nei meccanismi di uso versatile, riciclo, e riduzione degli inquinanti, propri dell’economia circolare e fondamentali per una rivoluzione green

Che dite, è ora di piantarla?

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