Per chi cerca autosufficienza e una maggiore sostenibilità, non si può dire che l’idea di vivere completamente off-grid non sia a dir poco allettante. Il distacco dalle principali reti pubbliche – quelle elettriche e idriche, ma anche gas e fognature – offre la possibilità di avere il controllo totale sui consumi e sui rifiuti della casa, scegliendo soluzioni il più possibile a basso impatto. Eppure, per quanto questa tendenza sia sempre più popolare sui social network, in Italia servono considerazioni aggiuntive. Per quanto non vi siano precisi divieti nel realizzare un’abitazione off-grid, vi possono essere limitazioni in termini di abitabilità degli immobili, con anche forti variazioni a livello territoriale. Ma cosa sapere?
Cosa significa vivere off-grid
Innanzitutto, è indispensabile ricordare cosa si intenda per vivere off-grid. Questo termine – letteralmente, “fuori dalla rete” – indica la possibilità di approfittare di una casa completamente autonoma e, pertanto, non collegata alle principali reti pubbliche. In altre parole, un immobile off-grid:
- produce energia elettrica autonomamente, ad esempio con un impianto fotovoltaico, senza collegamento di backup alla rete pubblica;
- gestisce le necessità d’acqua con il recupero delle fonti piovane o da altri bacini naturali;
- non si avvale del metano per le necessità di riscaldamento, produzione d’acqua calda e cucina;
- non è collegata alla rete fognaria, ma gestisce in modo autonomo le acque nere, ad esempio avvalendosi di una fossa biologica.
Per quanto il vivere off-grid non sia necessariamente sinonimo di sostenibilità – si pensi, appunto, a una casa autonoma che non gestisce correttamente gli scarichi fognari, determinando così un danno per l’ambiente – in genere si tratta di soluzioni progettate per essere a basso impatto.
Quali impianti servono per una casa scollegata dalla rete
Ma quali impianti di base servono, per poter vivere in una casa completamente scollegata dalle reti pubbliche? In linea generale, si rendono necessari:
- un impianto fotovoltaico, oppure di eolico domestico – in grado di supportare almeno dai 3 ai 6 kW, tipici per una famiglia media. L’impianto dovrà essere supportato da sistemi d’accumulo a batteria, tipicamente da 10-20 kWh e, a seconda dei regolamenti locali, può essere previsto anche un sistema di backup con generatori a diesel o a gas. In alcune aree, infatti, un requisito per l’abitabilità è la continuità della generazione elettrica;
- dei sistemi per la raccolta dell’acqua piovana, con filtri UV per la potabilizzazione. Se si vogliono sfruttare pozzi o sorgenti disponibili all’interno del proprio terreno, servirà ottenere le opportune autorizzazioni regionali e comunali;
- un sistema di riscaldamento e di produzione di acqua calda sanitaria, ad esempio una pompa di calore collegata all’impianto fotovoltaico. Se si vogliono utilizzare stufe, camini o boiler a legna, bisogna informarsi al proprio Comune: alcuni vietano queste soluzioni data la produzione di particolato sottile dovuto alla combustione;
- un sistema di gestione delle acque di scarico e fognarie, ad esempio con fossa biologica.
Non serve invece un impianto a gas, per le necessità di cucina o riscaldamento, che possono essere efficacemente sostituite con soluzioni elettriche, come la già citata pompa di calore, che può produrre anche acqua calda sanitaria e il piano cottura a induzione.
È possibile vivere off-grid in Italia?
Fatta questa premessa, è utile porsi una domanda fondamentale: è possibile vivere off-grid in Italia? In linea teorica, non vi sono espliciti divieti a livello di legge, tuttavia bisogna prendere in considerazione alcune limitazioni tipiche dello Stivale, non presenti invece nei Paesi spesso protagonisti di entusiastiche condivisioni social.
In particolare, il limite maggiore è rappresentato dall’abitabilità dell’immobile, un requisito essenziale affinché l’edificio possa essere impiegato a uso residenziale. In base a quanto previsto dal D.P.R. 380/2001, ovvero il Testo Unico dell’Edilizia, gli immobili a uso residenziale devono rispettare i requisiti igienico-sanitari sanciti dal D.M. 5/7/1975 affinché possano ottenere l’abilità. Fra questi, vi è l’accesso a servizi essenziali come l’acqua potabile e l’energia elettrica: di conseguenza, l’assenza di allacciamenti potrebbe compromettere la Segnalazione Certificata di Agibilità (SCA), indispensabile per rendere l’immobile abitabile.
Tuttavia, vi sono differenze – anche importanti – a livello territoriale. Molto dipende dal Regolamento Edilizio adottato dal Comune di residenza, che può prevedere vincoli più laschi o più stringenti a seconda dell’urbanizzazione tipica della zona. In linea generale:
- nelle aree rurali sono spesso ammesse soluzioni off-grid, soprattutto in zone non completamente raggiunte dalle reti pubbliche, purché si rispettino gli altri requisiti igienico-sanitari di legge e, ancora, tutte le normative vigenti sulla sicurezza degli impianti e la corretta gestione delle acque di scarico;
- nelle aree urbane è decisamente più complesso, poiché l’abitabilità è di solito rigidamente legata alla presenza di adeguati allacciamenti.
I requisiti per l’impianto elettrico
Ipotizzando di voler realizzare un impianto fotovoltaico per la propria casa off-grid, è necessario rispettare alcuni requisiti di legge. Di solito, per installazioni tipiche – ad esempio da 6 KW – è sufficiente la Comunicazione di Inizio Lavori al Comune o, in caso di interventi più complessi, la SCIA. L’impianto dovrà essere progettato e installato da professionisti qualificati, in conformità a tutte le norme CEI applicabili.
È però utile sapere che, se l’impianto ha una potenza nominale superiore a 20 KW – caso comunque raro per edifici residenziali a uso monofamiliare – è richiesta apposita denuncia in base al D.Lgs. 504/1995, per il pagamento delle accise sull’energia prodotta e per adempiere agli obblighi di registrazione e monitoraggio.
Ancora, per sistemi isolati dalla rete, come quelli necessari per una casa off-grid, normative come la CEI EN 62124 e la CEI 11-27 regolano la sicurezza degli impianti, e in alcune aree può essere consigliato un generatore di backup per garantire continuità elettrica, secondo i regolamenti locali.
Infine, è bene informarsi preventivamente presso il Comune di residenza, poiché non sempre l’abitabilità è concessa in assenza di allacciamento alla rete elettrica: come già spiegato, si tratta di una possibilità normalmente garantita nelle aree rurali, mentre vietata in quelle urbanizzate.
I requisiti per l’impianto idrico e fognario
Per la gestione autonoma dell’acqua in una casa off-grid, invece, le principali limitazioni provengono dal Codice dell’Ambiente – il D.Lgs 152/2006 e da altre normative di sicurezza. In breve:
- la raccolta delle acque piovane è consentita, ma è necessaria un’adeguata potabilizzazione – ad esempio, con filtri UV oppure l’osmosi inversa – in base ai requisiti stabiliti dal DM 25/2012. Possono essere previsti controlli periodici dall’ASL;
- l’utilizzo di pozzi privati richiedono una specifica concessione regionale, in base al D.Lgs. 152/2006, con limiti per evitare l’esaurimento delle falde.
Per gli scarichi, la stessa normativa impone adeguata depurazione, come appunto fosse settiche biologiche, fitodepuratori e altre soluzioni analoghe, con sempre la possibilità di controlli periodici dagli enti preposti.
In definitiva, anche in Italia è possibile vivere off-grid, purché vi sia la possibilità di ottenere l’abitabilità anche senza allacciamenti e, soprattutto, nel rispetto delle normative vigenti.
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