La parola all’esperto su storia, ricerche e problematiche delle colture transgeniche
Sono passati quasi 20 anni da quando Jeremy Rifkin ha pubblicato il suo “Il secolo Biotech”, in cui dava la sua visione, un po’ apocalittica, su biotecnologie, brevetti, manipolazioni genetiche: «Immaginate il trasferimento di geni tra specie viventi senza alcuna affinità tra loro ( …) Immaginate quindi la propagazione di cloni, la produzione di massa di un numero illimitato di repliche di nuove creazioni, la loro liberazione nella biosfera che permette loro di propagarsi, mutarsi, prolificare e migrare colonizzando la terra, l’acqua e l’aria.»
Il tema degli OGM continua sempre ad essere di attualità e a provocare forti dibattiti: forse perché in tanti anni non si è mai giunti a una conclusione riguardo gli effetti a lungo termine su salute e ambiente.
Foto: www.terraevita.it
Di studi se ne sono fatti tanti, ma difficile dire quanti di questi siano attendibili considerando le potentissime multinazionali che producono OGM; solamente un anno fa, i giornali di tutto il mondo riportavano le prove che Monsanto aveva pagato profumatamente diversi scienziati affinché negassero qualunque effetto dannoso.
Monsanto è un “colosso” nel campo delle sementi OGM e dei relativi erbicidi: è produttrice anche di Roundup®, il cui principio attivo è il tanto discusso glifosato, che l’AIRC ha già da tempo classificato come cancerogeno (vi consiglio di vedere gli effetti sulla popolazione in Sud America, mostrati in un recente servizio de “Le Iene”).
Foto: ©Pablo Ernesto Piovano
Ultimamente poi sono usciti diversi studi che contraddicono quello che è sempre stato spacciato come il principale vantaggio delle colture OGM: trasferire i geni di una pianta a un’altra servirebbe a renderle più resistenti all’attacco dei parassiti, permettendo di limitare l’impiego di pesticidi. Una famosa rivista lo ha appena smentito, pubblicando una ricerca durata anni, da cui risulta che la soia transgenica, invece che ridurre, ha fatto aumentare l’uso di erbicidi (ben il 28% in più rispetto alle colture tradizionali).
C’è chi ancora li difende a spada tratta e chi teme per il TTIP, un accordo per liberalizzare il commercio tra Europa e Stati Uniti, con il rischio che arrivino anche da noi tanti altri prodotti OGM.
Vi ho già parlato del bellissimo saggio di Marco Pizzuti, “Scelte alimentari non autorizzate”; un lungo capitolo è dedicato proprio al tema degli OGM. Ho deciso perciò di fare un’altra chiacchierata insieme a lui e chiarire dubbi e ombre che da sempre ruotano intorno all’argomento.
Come sono stati autorizzati gli alimenti OGM in Europa e negli Stati Uniti?
«Il modo in cui gli OGM sono entrati nel mercato alimentare costituisce un esempio eclatante di come l’industria riesca a pilotare le decisioni degli organi di controllo. La prima cosa che dobbiamo sapere è che tutti gli studi sulla sicurezza degli alimenti vengono realizzati dagli stessi produttori privati, mentre le agenzie di controllo pubbliche (l’FDA per gli USA e l’EFSA per l’Europa), si limitano a ricevere la documentazione con le loro conclusioni. In molti casi, inoltre, tali studi non possono neppure essere analizzati nel merito poiché l’industria si appella spesso al segreto industriale per consegnare le relazioni scientifiche senza “i dati grezzi” a loro fondamento: in questo modo i produttori possono aggirare facilmente qualsiasi controllo approfondito.
Ma il sistema con cui vennero approvati gli OGM è ancora più scandaloso. Nel 1991 gli esperti dell’FDA (Food and Drug Administration) USA avevano ritenuto gli studi di sicurezza sugli OGM assolutamente insoddisfacenti, ma nello stesso anno la supervisione dei controlli venne affidata a Michael Tylor, un ex avvocato della Monsanto, che risolse il problema. Nel 1992, infatti, tutti i pareri degli esperti contrari agli OGM furono secretati e gli OGM vennero dichiarati sicuri come gli alimenti naturali. Si trattò di un grande regalo per i produttori e l’ex avvocato venne ricompensato con la promozione a vice-presidente per le relazioni pubbliche della Monsanto. Nel 2010 Michael Tylor è tornato nuovamente alla guida dell’FDA e gli affari della multinazionale leader degli OGM non corrono più alcun rischio. La sicurezza degli OGM in Europa, invece, è stata certificata sulla base degli stessi documenti presentati da Monsanto all’FDA, ma per fortuna da noi vige il principio di precauzione che impone molte limitazioni al loro commercio.»
Cosa dice la ricerca scientifica?
«Chiunque faccia una seria ricerca sugli effetti collaterali degli OGM consultando i più grandi database della letteratura scientifica mondiale, scoprirà l’esistenza di studi che dichiarano uno l’opposto dell’altro. Come è possibile? Tutto dipende da chi finanzia la ricerca e per questo motivo i giornalisti d’inchiesta hanno coniato l’espressione “Funding effect” (effetto finanziamento) per evidenziare la scarsa oggettività delle ricerche che non vanno mai contro gli interessi commerciali di chi paga gli studi: quando la ricerca è finanziata dai produttori (direttamente o indirettamente) gli OGM risultano sempre sicuri, mentre quando si tratta di uno studio realmente indipendente (la minoranza), allora emergono subito gravi effetti collaterali nella stragrande maggioranza dei casi. Di norma però, le grandi riviste scientifiche si rifiutano di pubblicare le scoperte scomode e nei pochi casi in cui è successo, le relazioni scientifiche sono state ritirate dagli editori con ogni genere di pretesto. Il caso più clamoroso riguarda lo studio sugli OGM a lungo termine svolto da un esperto luminare come Arpad Pusztai (classe 1930), licenziato in tronco subito dopo avere divulgato i risultati delle sue ricerche in cui il consumo degli OGM è stato associati allo sviluppo del cancro.»
Quali sono i possibili rischi degli alimenti OGM per la salute?
«Secondo la letteratura scientifica pro industria e i grandi canali d’informazione, gli OGM non presenterebbero alcun rischio.
Più di 800 scienziati di tutto il mondo, invece, ne hanno richiesto la messa al bando perché le ricerche accademiche indipendenti hanno associato gli OGM a numerosi effetti collaterali: infiammazioni, allergie e asma, alterazione degli organi, difetti nell’embrione, aborti spontanei, sterilità, leucemia, cancro. I geni transgenici del cibo OGM, inoltre, possono entrare in circolazione nel sangue umano.»
Cosa dice la legge europea sui cibi OGM per consumo umano? E per l’uso zootecnico?
«Nel 2015 il Parlamento europeo ha approvato in via definitiva il diritto degli Stati membri di limitarne o vietarne la coltivazione sul proprio territorio. La Spagna è il più grande produttore europeo di OGM, poi seguono Portogallo, Romania e Slovacchia. In Italia, almeno per il momento è possibile solo l’importazione mentre è vietata la coltivazione. Tuttavia, più del 90% del mangime destinato agli animali da allevamento italiani è già OGM. Gli ingredienti OGM inoltre, devono essere indicati in etichetta solo quando superano lo 0,9 % del prodotto.»
Nel tuo libro parli del “caso Glockner”. Di cosa si tratta?
«Gottfried Glockner è un stato uno dei primi agricoltori tedeschi ad aver utilizzato il mais OGM Bt-176 della Syngenta per cercare di aumentare la propria produzione. Il mais BT-176 contiene una tossina del Bacillus thuringiensis, che avrebbe dovuto uccidere solo gli insetti che danneggiano il mais. La sperimentazione iniziò nel 2000 e Glockner utilizzò i suoi nuovi raccolti OGM per nutrire il bestiame ma dopo tre anni si accorse che un numero elevato di animali si ammalava e moriva a causa dell’alta concentrazione di tossine contenute nel mais ingegnerizzato. Syngenta non ha mai ammesso le proprie responsabilità ma le analisi di laboratorio fatte eseguire da Glockner non lasciano dubbi. Inoltre, come testimoniato da Glockner, Syngenta prima provò a comprare il suo silenzio, poi cercò di farlo tacere con pesanti ritorsioni.»
Ma gli OGM hanno una resa migliore? Ed è vero che limitano l’utilizzo di pesticidi?
«Secondo i produttori gli OGM, oltre ad aumentare la resa dei raccolti, limiterebbero l’uso dei pesticidi, ma i coltivatori indiani che ci hanno creduto si sono ritrovati sul lastrico. Le sementi OGM infatti, non solo costano molto di più, ma costringono anche i coltivatori ad aumentare l’uso dei pesticidi, perché i parassiti e le piante infestanti sviluppano resistenze, mentre i raccolti hanno una resa pari a quella tradizionale. Molti indiani, quindi, si erano indebitati per comprare le costose sementi OGM che gli avrebbero dovuto garantire affari d’oro, e si sono trovati nei guai quando non sono riusciti a ripagare i debiti che avevano contratto per acquistarle; 250.000 di loro si sono suicidati: una vera e propria ecatombe, provocata dalle false promesse delle multinazionali.»
Insomma, a cosa servono gli OGM?
«Le multinazionali intendono sostituire tutti i prodotti naturali con la loro versione ingegnerizzata per monopolizzare tutto il mercato agroalimentare a partire dal primo anello della catena, il seme. Dall’accordo di Marrakech del 1994, infatti, i prodotti OGM ricevono la stessa tutela giuridica dei brevetti industriali e i coltivatori che acquistano i semi ingegnerizzati non diventano proprietari dei raccolti, poiché devono sottostare alle regole di commercio e vendita imposti dal produttore. Negli anni ’70, inoltre, esistevano più di 7000 aziende sementifere e nessuna di esse possedeva più dell’1% dei semi. Oggi, invece, 10 multinazionali controllano il 76% del mercato globale e il livello di concentrazione nelle mani di pochi aumenta di anno in anno.»
Per me, le colture OGM non sono un progresso, sono il voler fare pericolosi esperimenti sulla vita del pianeta per mero ritorno economico.
Ma la natura si ribella sempre: e il prezzo lo paghiamo noi.
Grazie a Marco Pizzuti per la disponibilità.
Foto copertina: www.huffingtonpost.it
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