Microchip anche per i gatti, cosa ne pensate? Per quanto mi riguarda – da tempo – ho provveduto a farlo
applicare a Stellina, così che possa vivere sicura e protetta. Un dispositivo sottocutaneo molto utile, che contiene tutte le informazioni di base sull’animale e che può consentire il ritrovamento in caso di smarrimento.
Nonostante sia così fondamentale, in Italia, il microchip non è ancora obbligatorio se non in alcune regioni, come la Lombardia. Invece, per quanto riguarda i cani inserire il microchip è d’obbligo per legge, e va fatto entro il compimento del secondo mese di vita. Voi cosa ne pensate, avete già chiappato e registrato il vostro gatto? Scopriamo insieme il ruolo di questo particolare dispositivo, come funziona, i vantaggi, cosa dice la legge.
Microchip, di cosa di tratta
Quando parliamo di microchip ci riferiamo a un dispositivo elettronico contenuto in una piccola capsula di vetro, dal formato davvero ridotto e compatibile con l’organismo dell’animale. In pratica è una sequenza di dati e informazioni essenziali riconducibili al nostro amico a quattro zampe, una sorta di carta d’identità. Dove sono presenti le coordinate dell’animale stesso e quelle del proprietario. Un oggetto così piccolo ma anche così utile e importante che, per quanto riguarda i gatti italiani, non risulta obbligatorio ma solo caldamente consigliato. La decisione spetta al proprietario, che è libero di sottoporre il felino a questa pratica così semplice e che potrebbe così aiutare il gatto in caso di smarrimento o fuga, o anche di pericolo.
Gatti, perché il microchip è importante
Sono finiti i tempi del collarino con la medaglietta identificativa, una scelta che purtroppo non basta a
preservare il benessere del gatto di casa. Il collarino è facile da sfilare e si incastra facilmente tra rami, legni e recinzioni, tanto da risultare anche pericoloso. Inoltre rumori, traffico, odori, bambini che giocano e si muovono animatamente, possono creare disagio al gatto tanto da frastornarlo e farlo perdere. Per non parlare dei botti di capodanno.
A catturare la sua attenzione potrebbe incidere anche la presenza di una colonia felina, di altri gatti in calore o di felini domestici a piede libero, tanto da spingerlo ad allontanarsi a lungo da casa senza riuscire a ritrovare la via del ritorno. In questi casi il microchip diventa una vera ancora di salvezza, che potrebbe velocizzare il riconoscimento dell’animale e il ricongiungimento con la famiglia.
Come si inserisce e come funziona
Il microchip sottocutaneo è poco più grande di un chicco di riso, e per l’inserimento sottopelle si deve
chiedere supporto al veterinario di fiducia. La procedura è davvero semplice e poco invasiva, oltre che
rapida, non si effettuano tagli o anestesia. Prima di ogni azione il medico verificherà che non siano presenti altri microchip, quindi potrà effettuare l’inserimento sottocutaneo attraverso una siringa specifica per la procedura, e nel dettaglio nel lato sinistro del collo. È un’operazione velocissima, sicura
dal punto di vista igienico, che non crea dolore o fastidio, ma che può aumentare i livelli di sicurezza del felino.
Vi siete chiesti come funziona il microchip? All’interno della capsula è presente un codice
identificativo composto da 15 cifre e caricato su di un database nazionale. All’interno di queste 15 cifre
sono presenti dati fondamentali ovvero il nominativo del gatto e i riferimenti del proprietario, ad esempio
nome, indirizzo e numero telefonico da contattare per le emergenze o il ritrovamento. Le prime tre cifre
specificano il paese di origine del gatto, le altre dodici corrispondono ai dati del gatto e del proprietario.
La lettura del microchip avviene attraverso uno scanner dedicato in dotazione ai veterinari, alla polizia, alle autorità sanitarie locali e spesso anche ai tanti volontari animalisti che si occupano dei randagi e delle
colonie feline. Si passa lo scanner sul collo così da verificare il codice contenuto, per poi contattare la
famiglia di appartenenza e riconsegnare il felino in caso di smarrimento.
Una procedura indolore e poco onerosa, i costi variano dai 30 ai 50 euro, e in alcuni casi si possono sfruttare le tante campagne promosse da associazioni e volontari che permettono l’inserimento gratuito. Sarà poi il veterinario a occuparsi di registrare tutti i dati, aggiornandoli se necessario.
Attualmente sono la regione Lombardia ha deciso di fare un passo in avanti, così da rendere obbligatorio il microchip per tutti i gatti nati o acquisiti a partire dal 1° gennaio 2020. Invece se si vuole andare all’estero con il gatto il microchip diventa d’obbligo, come sancisce la Decisione della Commissione 2003\803\CE del 26 novembre 2003, entrata in vigore dal 1 ottobre 2004. Ovvero i gatti, i cani e i furetti, per poter viaggiare fuori confine nazionale, devono essere muniti di passaporto e identificati tramite un microchip. Quest’ultimo, secondo le indicazioni, deve essere conforme alla norma ISO (International Standards Organization) 11784 e all’Allegato A della norma ISO 11785.
Come abbiamo visto il microchip si inserisce facilmente e senza turbare l’amico a quattro zampe, una
tutela in più che varrebbe la pena di prendere in considerazione. Una scelta semplicissima e utile, necessaria per il suo benessere e per consentirgli di vivere a lungo al nostro fianco.
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